(foto LaPresse)

lo strappo dei club

Perché la Super League va contro l'idea di spettacolo dei tifosi

Daniele Chiti

Se togli il pathos delle retrocessioni e la prossimità geografica crei disinteresse nella stragrande maggioranza degli appassionati: un derby della Madonnina avrebbe lo stesso seguito di un'amichevole estiva

Sono un appassionato di calcio e l’idea della Superlega non mi piace per niente. Al di là dell’ipocrisia del contributo alla crescita del movimento da parte dei “club fondatori” (in base a quale classe di merito poi?) e l’ipocrita risposta di FIFA e UEFA che non si sa a che titolo pretendano di assurgere a paladini della democrazia e della solidarietà tra i popoli, sono convinto che l’iniziativa sia destinata a fallire, magari in seguito a una curiosità iniziale dovuta principalmente alle polemiche alimentate.

Il calcio ha due driver principali: la competizione e la rivalità sportiva. Se aggiungi il patriottismo ottieni fenomeni di massa: tutto il mondo si ferma per guardare i mondiali, anche chi abitualmente non segue il calcio. Pare che i giocatori saranno costretti a scegliere tra giocare in nazionale e nella Superlega: facile che il torneo dei “club fondatori” sia così riservato a vecchie star che hanno già chiuso con la nazionale, alla stregua di una MLS americana o di un torneo estivo di amichevoli internazionali, finendo per suscitare dopo un paio di anni lo stesso interesse. I presidenti dei “club fondatori” non hanno considerato che la gente segue le coppe europee con interesse dalla fase a eliminazione diretta, quando aumenta il pathos. Anche i gironi di sei partite sono noiosi a volte, figuriamoci un derby della Madonnina tra Inter e Milan rispettivamente ottava e nona nella Superlega. Susciterebbe lo stesso interesse di un’amichevole estiva. 

 

Quindi un campionato tra squadre europee va proprio contro l’idea di spettacolo che hanno sia il tifoso che lo spettatore neutrale, che in realtà sono più attratti quando il pathos è maggiore. Paradossalmente il 5-0 può annoiare più dello 0-0 se è bello e tirato, e questo perché per i tifosi i driver sono il pathos e, appunto, la rivalità sportiva. E qui arriviamo al successo dei campionati nazionali, in cui ogni partita ha il suo fascino per la particolare rivalità tra club e città, per il campanilismo e per il sistema delle retrocessioni. Se togli il pathos delle retrocessioni e la prossimità geografica crei disinteresse nella stragrande maggioranza dei tifosi. Mentre un pareggio tra il Crotone e la Juventus può tenere col fiato sospeso mezza ltalia solo per gli eventuali sfottò del lunedì un pareggio col Manchester a metà di un campionato di Superlega riscontrerà sempre un interesse molto più tiepido.

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