that win the best
Bye bye Superlega, che goduria
Più ci mettono in guardia dalla retorica sul calcio bene comune più ho voglia di brindare al popolo
Il super campionato elitario era una fesseria, i tifosi saranno anche clienti ma non sono scemi
Al sottoscritto tocca la parte dell’ubriacone reazionario, cosa che non mi viene difficile fare dal momento che della Superlega ho subito pensato malissimo non appena ho visto che era roba architettata da un americano, uno spagnolo e un italiano con la consulenza di un sudafricano che dopo avere inventato quello spettacolo inverecondo della Mls, il campionato americano in cui almeno hanno la decenza di chiamare lo sport che fanno soccer e non football, ha trasformato l’Arsenal in una gelida squadra come tante. Sto parlando di Malcolm Glazer, Florentino Pérez, Andrea Agnelli e Ivan Gazidis, l’ad del Milan che avrebbe avuto un ruolo non di secondo piano nell’architettare la grande bolla elitaria del pallone che eccita JP Morgan ma che è riuscito a tenere un profilo abbastanza basso per non fare la figura del fesso come gli altri.
Scrivo queste righe bevendo una bionda dal pub che il mio primo ministro ha riaperto subito prima di prendere per il collo i proprietari delle sei squadre inglesi ubriacatesi di Superlega. Brindo a questa vittoria di Pirro contro il calcio dei tifosi asiatici e americani che qualcuno vuole farci credere uguali a quelli nati nelle città di cui portano il nome le squadre per cui loro fanno il tifo. Sono sbronzo ma non scemo, so benissimo che le scuse ex post ai fan, le facce mortificate dei ceo che ieri si prendevano tutte le colpe per questa decisione sbagliata e affrettata sono più false degli appelli all’etica della Fifa e ai valori di una volta dell’Uefa. Epperò godo, godo tantissimo, e più leggo quelli che la sanno lunga metterci in guardia dalla retorica sul calcio bene comune e appartenenza, più mi viene voglia di inneggiare al popolo e al sogno della piccola che batte le grandi. Sarà che noi inglesi ci crediamo davvero, al calcio bene comune (bastava prendere un treno un sabato di campionato in qualunque parte dell’Inghilterra prima della pandemia, lo avreste trovato pieno di tifosi di squadre sconosciute ai più in viaggio verso la loro partita, non importa di quale serie), fatto sta che questa pagliacciata senza meriti inventata da Juve e Real Madrid avrebbe divertito tanti supporter, ma era francamente inaccettabile. Retorica? Populismo? E chissenefrega. Siamo mica tutti editorialisti di Rivista Studio o economisti da Sole 24 Ore, lasciateci cullare l’illusione dell’impossibile invece di spiegarci con i vostri numeretti che di fatto la Champions League la vincono già sempre le stesse (non tutte quelle dodici, però), o che i bilanci delle “big” devono essere rimpolpati altrimenti “tutto il calcio morirà”. Fateci replicare allora che abbassare gli stipendi a certe pippe che giocano in tanti club potrebbe essere un’idea, e chissenefrega ancora se così passiamo per quelli contro il mercato, la libera impresa, la globalizzazione – siamo gente da pub, mica da Twitter. Lasciate che i tifosi del Chelsea credano davvero di essere stati loro, con la protesta di fronte a Stamford Bridge, ad avere fatto cambiare idea al loro club sulla partecipazione alla Superlega, tanto neppure voi riuscireste a dimostrare il contrario.
In Italia da vent’anni vincono sempre le stesse tre? In Inghilterra negli ultimi dieci anni la Premier League è stata vinta da cinque squadre diverse, i diritti tv vengono divisi equamente anche tra chi non ha milioni di tifosi sparsi per il mondo, la FA Cup da più di un secolo permette a chiunque di sperare di giocarsela contro le grandi. E se anche non succede, chissenefrega (e tre), è stato bello averci anche solo sperato. Adesso che tutti i colpevoli della Superlega ci spiegano che il calcio deve comunque cambiare e diventare sostenibile a me viene voglia di ordinare un’altra pinta, ché non mi pare sia colpa nostra se è diventato insostenibile. Certo godiamo se il nostro club compra i giocatori più forti e non ci preoccupiamo dei debiti se siamo ai quarti di finale di Champions. Ma noi sopravviveremo anche senza fenomeni sul campo e uscendo ai gironi, loro evidentemente no. Adesso che dicono che la Superlega è saltata perché sono stati ascoltati i tifosi, è arrivato il momento di ascoltarli sul serio. Sapete dove trovarci.