La ribellione di Manchester
I tifosi dello United hanno invaso l'Old Trafford costringendo il rinvio della partita contro il Liverpool. La protesta c'entra con la Superlega, ma ha ragioni ben più antiche
A Manchester il progetto abortito della Superlega ha risvegliato sentimenti sopiti, non certo eclissati. A distanza di due settimane, la sponda United della città inglese resta l’epicentro del terremoto per le conseguenze che continuano a lievitare con il passare dei giorni. Alla base c’è la spinta reazionaria di una piazza in subbuglio, stanca dei 16 anni trascorsi in mano ai Glazer, magnati americani invisi dalla prima ora. La clamorosa azione culminata nell’invasione di campo all’Old Trafford è soltanto il gesto più eclatante d’una ribellione crescente. Una settimana prima c’erano già state la manifestazione fuori dallo stadio e soprattutto l’irruzione improvvisa presso il centro di allenamento di Carrington, per chiedere al tecnico Solskjaer e alla squadra di prendere le distanze in via ufficiale dalla proprietà. Non solo, poco dopo il lancio della Superlega proprio a Manchester era caduta la prima testa pesante con le dimissioni di Ed Woodward, vicepresidente e solido alleato degli americani sin dal loro approdo nel 2005.
Nel mirino ci sono sempre i Glazer, etichettati come yankee in modo dispregiativo, già pesantemente contestati dopo l’arrivo in città con la creazione dello United of Manchester, un club parallelo fondato dai tifosi nel nome del people’s game, per riabbracciare le origini e allontanarsi il più possibile da ogni forma di business a conduzione familiare. Non è un caso che poco dopo gli stessi fan abbiano condotto un attacco mirato al merchandising del loro Manchester United, rispolverando sulle tribune sciarpe e bandiere gialloverdi, i colori con cui gli operai dipingevano le carrozze ferroviarie. Nel 1878 furono proprio quei coachbuilder a dare vita al Newton Heath, antenato degli attuali diavoli rossi.
Questi gesti hanno tutti la medesima ratio, puntano a discostarsi dalla realtà attuale lasciando intendere disaffezione e disprezzo verso gli “intrusi” arrivati dagli Stati Uniti. La Superlega ha scoperchiato una pentola a pressione ardente sul fuoco da oltre tre lustri, il rinvio imposto alla sfida contro il Liverpool ha una motivazione ben precisa visto che un successo dei Reds avrebbe regalato il titolo agli odiati cugini del City di Guardiola.
I fondatori dello United of Manchester hanno ribadito ragioni antiche anche davanti ai media: “Per un puro interesse economico, negli anni i Glazer hanno aumentato i prezzi di tutto ciò che riguarda il Manchester United. Semplicemente per i tifosi è diventato un prendere o lasciare davanti a una gestione autoritaria, ristretta a una sola famiglia, dove il loro business viene prima di tutto”. Sin dal primo momento l’operazione di leveraged buyout per acquistare il club non è mai andata giù: “Hanno messo le mani sulla società sfruttando la capacità di indebitamento della stessa, con una formula che gli permette di non investire risorse proprie e tenersi tutti i ricavi”. Appena due settimane fa la dirigenza ha annunciato che il debito è cresciuto fino a 475 milioni di euro, con un aumento di 142 milioni solo negli ultimi 3 mesi, il 42 per cento in più rispetto allo scorso anno. Inoltre c’è un particolare non da poco che torna tutte le volte in cui monta la contestazione, ossia la totale assenza dei Glazer da Manchester e nello specifico da Old Trafford, dove non hanno mai messo piede né il capostipite Malcolm (scomparso nel 2014) né il figlio Joel, adesso ancor più odiato dalla piazza in quanto doveva rivestire il ruolo di vicepresidente della vituperata Superlega. In Inghilterra ci sono state sollevazioni anche altrove, soprattutto a Londra con Chelsea e Arsenal, ma i moti mancuniani sono di ben altra portata e sembra che altre puntate siano dietro l’angolo. Il Manchester United Supporters Trust, unione delle tifoserie organizzate dei diavoli rossi, non ha intenzione di demordere: “Durante l’invasione di Old Trafford si vocifera che sia stato aperto un cancello per far passare la gente. Non è difficile essere in sintonia con le nostre opinioni, basta guardare la realtà". La guerra va avanti.