Ave, Divo José
Raggi scansate, c’è Mourinho. L’unico che può salvare Roma (e pure tutti noi) dalla depressione
A Carlo Calenda, che “simpatizza” per la Roma ma di calcio non è che proprio ci azzecchi, una volta scappò detto che al posto della Raggi “i romani preferirebbero anche un laziale”. Si incazzò pure Burioni. Probabile che intendesse dire “i romanisti”, ma era un qui pro quo e non riuscì a spiegarsi lo stesso, un po’ come il suo amico Renzi con la gita in Arabia. Comunque, acqua passata. La notizia politica (sì, politica) è che arriva a Roma un mattatore super, anzi proprio special, che l’insipienza della Raggi oscurerà come un imperatore in trionfo sul suo carro. Dei candidati, chi si ricorderà più? La più malmessa tra le capitali avrà finalmente il suo marziano a Roma. Qualcuno di cui parlare invece di passare il tempo a maledire assenteisti dell’Atac o pizzardoni. “L’As Roma è lieta di annunciare che José Mourinho sarà il nuovo responsabile tecnico della prima squadra a partire dalla stagione 2021-’22!”. Un grande annuncio, un’Annunciazione, non solo per il calcio ma per la città.
In una Roma depressa dalla propria stessa depressione arriva un portatore sano di entusiasmo (date retta cari romani, noi lo abbiamo sperimentato). Questo è Mourinho, e non per niente da queste parti lo chiamavamo il Filosofo di Setúbal, molto più che un allenatore di calcio. Ryanair ha sfruttato la cronaca per farsi pubblicità gratis: “José sarà felice di sapere che attualmente voliamo da Londra a Roma a partire da soli £ 14,99. A causa della sua mancanza di trofei con gli Spurs, ci aspettiamo che un bagaglio a mano sarà sufficiente per questo viaggio”. Eh sì, è qualche annetto che Mou zoppica un po’. Ma ciò non toglie che la Roma avrebbe potuto fare un comunicato più secco: “Scusate, l’altra volta avevamo sbagliato portoghese”.
Altro che Superlega: lo spettacolo ora sarà l’Italia. Già godiamo per le scintille con Conte (sempre sia lodato) e con Allegri o Sarri e forse pure con Spalletti, il Patafisico di Certaldo. Le conferenze stampa torneranno a essere spettacolo a parte, un bonus mejo di Diletta Leotta. Ma siccome siamo un paese di malmostosi, c’è stato pure qualcuno che ha mugugnato: eh, ma che modo è? Non si poteva aspettare la fine del campionato? Invece la mossa di Dan Friedkin, l’americano a Roma, è stata geniale e perfetta nei tempi, come ha scritto quel gran connoisseur di Sandro Piccinini: “C’era solo un modo per far dimenticare in un minuto la catastrofe di quest’anno…”. Perché la stagione della Lupa è stata davvero cupa, ci voleva un gran colpo per cancellarla e Mourinho è la calamita che attira su di sé tutte le magagne del mondo e le trasforma in occasioni da gol.
Poi c’è il calcio vero, ovvio. Don Fabio Capello, l’ultimo e l’unico assieme al Barone Liedholm ad avere vinto uno scudetto con la Roma, ha detto: mica basta l’allenatore, servono anche i giocatori. Ma Capello è la dimostrazione vivente che per vincere, alla Roma ci vuole la tempra di un generale d’acciaio. Mou ce l’ha, era riuscito a domare anche la pazza Inter, e fu imperitura impresa. Calenda (che simpatizza, ecc.) ha twittato: “Mo’ tocca costruire uno stadio serio. Rapidamente. Prossima settimana la nostra proposta”. E se oltre a vincere, Mou riuscisse anche a far costruire lo stadio, a quel punto lo farebbero Papa. A furor di popolo.