Mourinho alla Roma. Il perfetto depistaggio di Tiago Pinto
L'allenatore portoghese riparte dai giallorossi. Il direttore generale ha lavorato à la Mou, ossia allontanando l'attenzione dei tifosi dal reale obbiettivo attorno al quale rifondare la squadra
Quando nel 1973 Helenio Herrera se ne andò via dalla Roma dopo cinque anni con qualche soddisfazione e parecchie delusioni disse alla Gazzetta dello sport che "alla Roma non serve un grande allenatore, ma un ottimo parafulmine", capace di "intercettare le saette di un tifo tanto appassionato quanto lunatico". A quasi cinquant'anni dall'addio ai giallorossi del tecnico che costruì la Grande Inter del SartiBurgnichFacchetti si sublimava nel CorsoMazzolaSuarez ,Tiago Pinto, il direttore generale della As Roma, deve essere giunto alla stessa conclusione. E così è andato dritto dall'uomo che negli ultimi decenni si è dimostrato il miglior parafulmine del calcio mondiale. José Mourinho ha firmato con la Roma un contratto triennale. La speranza è che non vada a finire come con Herrera, anche lui arrivato nella Capitale dopo aver vinto all'Inter.
È da qualche anno che Mou ha perso il tocco magico, che si barcamena tra qualche vittoria - l'ultima l'Europa League conquistata alla guida del Manchester United nel corso della stagione 2016-2017 -, e diversi anni storti (conditi da due esoneri). I risultati sul campo però non hanno messo in difficoltà la sua capacità di accentrare l'attenzione, di farsi centro gravitazionale della squadra, metronomo della gestione della pressione. Glielo ha riconosciuto recentemente Hugo Lloris, capitano del Tottenham, ultima squadra che ha allenato il portoghese prima dell'esonero del il 19 aprile 2021: "Grazie a lui siamo riusciti a giocare con maggior leggerezza, è sempre riuscito a togliere dalla squadra una gran parte della tensione ambientale che il calcio porta con sé indipendentemente dalla presenza dei tifosi sugli spalti". Un alleggerimento che però è bastato ai londinesi, finiti lontani dalle posizioni di vertice in Premier League ed eliminati dall'Europa League agli ottavi di finale.
Una capacità che potrebbe però far comodo alla Roma, squadra che negli ultimi anni si è spesso trovata a fare i conti con problemi di serenità e autostima dovute, al di là delle colpe della gestione Pallotta, al solito vecchio problema che l'ex capitano Agostino Di Bartolomei riassunse "nella fatica di giocare a pallone in una città che vive, parla e litiga di pallone ventiquattro ore al giorno". Lo stesso che sottolineò l'ex allenatore dei giallorossi Rudi Garcia: "Quando le cose non vanno bene sul campo a Roma il clima è esasperante".
Pressioni che non hanno mai impaurito Mourinho: "Dopo essermi confrontato con la proprietà e con Tiago Pinto ho capito immediatamente quanto sia alta l’ambizione di questa società. Questa aspirazione e questa spinta sono le stesse che mi motivano da sempre e insieme vogliamo costruire un percorso vincente negli anni a venire. L’incredibile passione dei tifosi della Roma mi ha convinto ad accettare l’incarico e non vedo l’ora di iniziare la prossima stagione", ha commentato il tecnico portoghese.
Per portare Mourinho sulla panchina della Roma, Tiago Pinto ha lavorato à la Mou, ossia depistando abilmente cronisti e tifosi dal reale obbiettivo attorno al quale rifondare la squadra. L'attuale allenatore dei giallorossi Paulo Fonseca era da tempo destinato all'addio, il direttore generale della Roma, pur stimando il connazionale, non l'aveva scelto, se l'era già trovato in panchina. Pinto era conscio del valore di Fonseca, ma era consapevole che serviva altro. E questo altro aveva un nome e cognome: José Mourinho, il tecnico che aveva provato a convincere a sedersi sulla panchina del Benfica quando era director of professional football per il club lusitano. Allora fallì, gli è andata meglio oggi. Per riuscirci ha lavorato sotto traccia dal giorno dell'esonero di Mou, assecondando il vociare che davano ormai per fatti gli arrivi di Maurizio Sarri e Massimiliano Allegri, con tanto di lista degli acquisti già pronta. Non era così. Nulla di nuovo, lo diceva proprio Mourinho anni fa, quando era ancora all'Inter: "Più si vocifera di qualcosa, più quel qualcosa è falso. Così va il calcio, non c'è nulla da fare".
Tiago Pinto ha esternato soddisfazione per essere riuscito ad affidare la panchina della Roma al connazionale: "Siamo stati impressionati dal suo desiderio di vincere e dalla sua passione per il gioco del calcio: per lui non contano i trofei vinti in carriera ed è sempre concentrato sul prossimo. Possiede la conoscenza, l’esperienza e la leadership per competere a tutti i livelli. Siamo consapevoli di quanto, per poter costruire un progetto sportivo di successo, siano necessari il tempo, la pazienza e le persone giuste al posto giusto. Siamo decisamente convinti che José sarà l’allenatore perfetto per il nostro progetto, sia a breve sia a lungo termine".
La Roma giallorossa spera davvero che il progetto possa essere a lungo termine. A Trigoria intanto è già apparso una scritta su un muro: "E i laziali Mouti".