Giro d'Italia, Ganna e il tempo dell'attesa
Il campione del mondo ha vinto la prima tappa del Giro d'Italia 2021 davanti a Edoardo Affini e Tobias Foss. Nel gioco delle sedie della cronometro è rimasto fuori Filippo Tagliani a cui è sfuggito il testacoda perfetto nel Piemonte di Luigi Malabrocca
Filippo Ganna a Torino ha segnato la durata minima dello spazio: otto minuti quarantasette secondi cinque decimi. Che altro non è il limite massimo della velocità: 58,748 chilometri orari. Di media. Meglio di così in bicicletta è difficile fare. Meglio di così in bicicletta oggi, nel corso dell’overture del Giro d’Italia 2021 non ha fatto nessuno. Vittoria di tappa e maglia rosa come è solito concedere la prima frazione di una corsa a tappe. Come nello scorso ottobre a Palermo. Allora stupì, oggi no. Il ciclismo, per certe cose, sa abituarsi in fretta ai cambiamenti.
La cronometro è un’attesa ricorsiva. Un ticchettare del tempo, un susseguirsi di tempi, un accumularsi di secondi e decimi, a volte di minuti. Un tempo piccolo da pedalare, un tempo dilatato nel vedere come hanno pedalato gli altri. Soprattutto se si è davanti a tutti, ma si è appesi alle pedalate altrui.
Filippo Ganna è stato l’ultimo a dover attendere. Ma lo ha fatto per poco, soprattutto lontano dal luogo designato. Nemmeno il tempo di asciugarsi il sudore e rilassare i polpacci sui rulli che tutto era già finito. La sedia dedicata all’attesa dell’uomo che meglio ha sfidato il tempo è rimasta senza il legittimo possessore. L’ultimo a sedersi su di essa è stato Edoardo Affini. E lo ha fatto a lungo. Ha visto finire alle sue spalle in parecchi, ma non il campione del mondo. Ci aveva sperato, forse creduto, di non doverla lasciare sino all’ultimo. Gli è andata male. Ha chiuso al secondo posto come spesso gli è capitato sin da giovane, almeno da quando la sua strada si è incrociata con quella di Ganna. Non è facile doversi rapportare per tutta la carriera con uno che va fortissimo. Due anni fa il mantovano ci scherzò su: “Poteva andare peggio, potevo essere terzo”. Non è capitato oggi, Affini probabilmente firmerebbe perché non accada domani.
L’attesa è qualcosa di variabile tanto quanto il tempo. A volte corre, altre incede piano che sembra non passare. Tobias Foss l’avrebbe volentieri dilatato all’infinito. Avrebbe voluto interrompere il gioco delle sedie a cui aveva partecipato. Aveva preso il posto di Matthias Brändle che su quella del primo giornata era rimasto nemmeno una decina di minuti. La metà circa di quanto c’è rimasto il ventitreenne norvegese, che ha concluso comunque al terzo posto, alle spalle soltanto di Affini e Ganna.
A quel gioco delle sedie avrebbe volentieri partecipato Filippo Tagliani, il primo a partire dalla rampa di lancio del Giro d’Italia 2021. Avrebbe voluto giocarci anche solo per qualche secondo, un solo minuto, non ambiva di più. Era conscio che due minuti dopo a lui sarebbe partito Victor Campenaerts, il detentore del record dell’ora, e che contro un corridore del genere non poteva competere. Gli sarebbe bastato attraversare per primo il traguardo, perdere meno di un minuto da chi gli partiva dietro, David Dekker. Ciò che si desidera però non sempre lo si ottiene. L’olandese ha raggiunto il corridore della Androni Giocattoli a qualche decina di metri dallo striscione d’arrivo, ha tolto a Tagliani il privilegio della prima attesa.
Filippo Tagliani ha concluso la cronometro inaugurale del Giro d’Italia al 182esimo posto alla pari con l’israeliano Guy Niv. Se Luis Leon Sanchez non avesse bucato e percorso metà percorso con una bici non da cronometro e il morale sotto i tacchi avrebbe completato ribaltato completamente l’ordine d’arrivo, avrebbe avuto il privilegio di vestire la prima maglia nera immaginaria della corsa rosa. E farlo nella regione di origine della più celebre maglia nera della storia del ciclismo: Luigi Malabrocca.
La maglia nera non se la passa bene da un po' di tempo. Alle squadre non fa più simpatia e pensare solo di lottare per essa è diventata utopia. Conta altro. La maglia rosa per esempio, ma pure i piazzamenti tra i dieci, tra i quindici, pure tra i venti, che portano un po' di punti e premi dalla Federazione internazionale. Così è da talmente tanto tempo che se non ci fosse ancora qualche sparuto romantico dell'ultimo posto non ci si ricorderebbe nemmeno della maglia nera.
La prima sfida per la maglia rosa di Milano ha sorriso a João Almeida e a Remco Evenepoel, quarto e settimo al traguardo a 17 e 19 secondi. Ha fatto mugugnare Romain Bardet (91esimo a 52"), Emanuel Buchmann (104esimo a 55") e Dan Martin (108° a 57"). Per tutti gli altri è stata pressoché neutra. In dieci secondi, a dieci secondi da Almeida, sono tutti lì.
Giro d'Italia, 1a tappa: così all'arrivo
1 Filippo Ganna (Ita) in 8:47
2 Edoardo Affini (Ita) a 10"
3 Tobias Foss (Nor) a 13"
4 João Almeida (Por) a 17"
5 Rémi Cavagna (Fra) a 18"
6 Jos van Emden (Ned)
7 Remco Evenepoel (Bel) a 19"
8 Maximilian Walscheid (Ger)
9 Matthias Brändle (Aut) a 22"
10 Gianni Moscon (Ita) a 23"