Giro d'Italia. Il cinema di Victor Lafay
A Guardia Sanframondi il francese della Cofidis ha vinto l'ottava tappa della corsa rosa davanti a Francesco Gavazzi
Il 15 luglio del 2018, ai campionati europei under 23 di Zlín in Repubblica ceca, Victor Lafay si guardava attorno spaesato a pochi metri dal traguardo. La linea d’arrivo l’aveva attraversata appaiato a Marc Hirschi e nessuno dei due era convinto di aver vinto. Mentre attendeva l’esito del fotofinish prima gli dissero che era arrivato secondo, poi che era invece riuscito a precedere lo svizzero, infine che era davvero arrivato dietro a Hirschi. Tutto questo in meno di un minuto. Sbuffò, allargò le braccia, imprecò qualche secondo, poi si scrollò di dosso la delusione. Era comunque riuscito a salire sul podio. In serata all’Equipe disse che era contento, ma che era stato stupido: “Avrei dovuto essere più furbo, evitare di far rientrare Hirschi (che si era attardato a causa di un problema meccanico). A volte nel ciclismo il tempismo è tutto”. Poi sulla scenetta all’arrivo sottolineò che “è stato come essere dentro a un film, uno di quelli dove l’assurdo supera il reale. Mi sono sentito al cinema”.
A Guardia Sanframondi la prima sala cinematografica si materializzò nei primi anni Trenta. Il cinema la raggiunse vent’anni dopo e per due volte. Prima in sordina con Augusto Genina, due giorni di riprese e via, poi in gran stile con Mario Camerini. Con lui c’erano Vittorio De Sica, Marcello Mastroianni e Sophia Loren.
Pur di vedere la diva si erano riversati tutti i bellimbusti dei paesi vicini. Enzo Serafin, che curava la fotografia de “La bella mugnaia”, ricordò che “sembravano tutti pronti per la messa della domenica. Tutti con il vestito buono, le scarpe lustre, la brillantina nei capelli. Tra loro uno era talmente innamorato di Sophia che mi propose di riempirmi la macchina di bottiglie di vino se fossi riuscito a portarlo per qualche minuto sul set. Il vino era buono e decisi di provarci. Camerini però fu irremovibile. Quel vino però era talmente buono che gli diedi un’imbeccata per vedere l’attrice. Si girava in città, in un giardinetto interno chiuso da dei muretti alti tre metri abbondanti. Bastava che scavalcasse e si appollaiasse sul muro ed era fatta. Lui fece così, solo che si emozionò troppo e cadde. Nel cadere rovesciò ovunque un numero assurdo di foto di Sophia. Camerini era furioso, De Sica se la rideva. Sophia, mentre gli infermieri lo portavano via perché si era rotto qualcosa, presa da compassione gli autografò una foto. L’ultimo giorno di riprese lo beccai per caso in paese, gli ricordai delle bottiglie. Lui disse che potevo accompagnarlo a casa e me le avrebbe date. Gli risposi che ero di fretta per il lavoro. Lui mi diede appuntamento per l’indomani. Ma a quell’appuntamento non ci andai mai. Camerini decise di fare armi e bagagli e tornarsene a Roma e io quel vino non l’ebbi mai. Persi l’attimo, l’occasione giusta”, disse al Mattino nel 1959.
A Guardia Sanframondi, verso lo striscione d’arrivo della ottava tappa del Giro d’Italia 2021, Victor Lafay l’occasione giusta non se l’è fatta scappare. Non ha commesso il suo errore del 2018, né tantomeno quello di Enzo Serafin del 1955. Ha scelto il momento e il luogo giusto per dare fondo alle sue energie, alle sue abilità di scalatore.
Il corridore della Cofidis ha accelerato nel punto più duro della salita, una progressione costante per evitare di ritrovarsi a fare i conti con le gambe impallate nei metri finali e di ritmo ha ripreso Giovanni Carboni che aveva provato il colpo d’effetto qualche chilometro prima.
La linea d’arrivo questa volta l’ha attraversata senza nessuno attorno. Il cinema l’aveva già provato sulla sua pelle qualche anno prima. E a Guardia Sanframondi in fondo è meglio evitarlo.