Giro d'Italia. Bernal e i sentimenti rosa
Egan Bernal vince la nona tappa del Giro d'Italia e conquista la maglia rosa. A Campo Felice la polvere dello sterrato ha esaltato il colombiano, promosso Giulio Ciccone e regalato il bacio di Attila Valter al colore che ha perso
Lo striscione d’arrivo della nona tappa del Giro d’Italia era alle sue spalle di qualche decina di metri. Attila Valter ha gli avambracci appoggiati sul manubrio della bicicletta, la testa china verso la ruota anteriore e la cassa toracica che si gonfia e si sgonfia a ritmo accelerato. È sfinito, ha dato fondo a tutte, e pure di più, le sue energie. Con gli occhi osserva la terra e i sassolini che hanno preso il posto dell’asfalto negli ultimi milleseicento metri della salita che portava a Campo Felice. Ne avrebbe fatto volentieri a meno di vagar per sterrati, che era cosa dura tener a bada i suoi avversari sul bitume, figurarsi lì dove questo non è ancora arrivato. Non può certo prendersela con terra e sassolini però, sa benissimo che questo giorno sarebbe prima o poi arrivato, il momento nel quale il rosa della maglia che ha addosso si sarebbe stinto. Aveva provato a ribellarsi alle leggi del Giro per due giorni, al terzo non ce l’ha più fatta. La linea d’arrivo l’ha superata 49 secondi dopo il primo, 43 secondi (abbuoni compresi) in più del minimo consentito.
Attila Valter ha alzato lo sguardo dal terreno, sbuffato fuori un po’ della fatica, poi si è lasciato andare a un timido sorriso. Poteva davvero essere triste dopo tre tappe intere percorse indossando la maglia rosa? Ha sentito la mano del compagno Sébastien Reichenbach provare a consolarlo poco prima di incrociare lo sguardo di Egan Bernal che cerca con difficoltà di trattenere l’emozione. Quello sguardo l’aveva visto, nelle riprese televisive, nei suoi stessi occhi a San Giacomo. Forse per celebrare il ricordo di quel giorno, forse per sancirne l’addio definitivo, ha abbassato di nuovo lo sguardo, ha allungato la maglia che avrebbe abbandonato e l’ha baciata. Non sempre un amore finisce male.
Egan Bernal ha preso il posto dell’ungherese in testa alla classifica generale con gli occhi rossi e la voce commossa. Ha detto che non ci può credere, che una gran parte del merito è della squadra che ha creduto in lui più di quanto lui credesse in sé stesso.
La Ineos si è messa davanti a tutta quando ha capito che il distacco della fuga era colmabile, ha preparato il terreno al colombiano che se ne è appropriato negli ultimi cinquecento metri. È lì che è scattato, lì che ha messo tutti in fila, sgranando le ruote del gruppo, aprendo distanza tra lui e gli altri, annullando quella che Koen Bouwman e Geoffrey Bouchard avevano provato a conservare sino ad allora.
Giulio Ciccone è stato il solo a riuscire a rimanere con lui, ma solo per un attimo, cento metri appena. Anche il corridore della Trek ha mollato, ha continuato del suo passo, sette secondi più lento di quello del colombiano.
Egan Bernal ha festeggiato la maglia rosa con due lacrimoni. Ha la volontà di proseguire con questo colore addosso tutto il Giro d’Italia. In molti non sono però d’accordo con lui. Per primo Remco Evenepoel, che oggi è finito quarto staccato di dieci secondi, ma che in classifica ha solo 15 secondi di ritardo. Pure Aleksandr Vlasov, oggi terzo alle spalle di Ciccone e terzo pure in generale è intenzionato a rendere la vita dura al colombiano.
Al momento le prime tre posizioni della classifica della maglia rosa sono le stesse di quella della maglia bianca, quella riservata agli under 26. Il quarto l’età limite l’ha superata da poco. Il primo della “vecchia” guardia è Damiano Caruso, settimo. Caruso anche oggi ha dimostrato di andare alla grande. Ha chiuso sesto, salendo del suo ritmo, evitando di seguire l’impossibile.
Nelle prossime tappe il siciliano però dovrà rinunciare all’aiuto del compagno Matej Mohorič, caduto malamente in discesa a inizio tappa.
Allo sloveno è andata più che bene viste le immagini. In piena curva la sua bici si è scomposta probabilmente a causa di una buca e lui è finito sbalzato oltre il manubrio, cadendo di testa. Il casco ha retto e il corridore non sembra aver riportato gravi conseguenze.