Il Foglio sportivo
Paltrinieri, il campione che parla le molte lingue dell'acqua
Per gare e filosofie Greg è l’anti-Pellegrini. Ha dominato il fondo agli Europei e vinto l’argento in vasca. Adesso vuole vincere alle Olimpiadi
Gregorio Paltrinieri, il ragazzo che vuole farsi Zatopek, è l’anti Federica Pellegrini. Non perché siano rivali, non potrebbero, sono maschio e femmina. Non ce l’hanno neanche l’uno con l’altra, almeno non risulta agli atti. Come disse Greg affacciandosi sul palcoscenico del nuoto, dieci anni fa “io sono uno che non si fa problemi e va d’accordo con tutti”. Stesso stile, sì, quello libero, ma gare e filosofie differenti. Federica si tiene stretti i 200, a Greg la piscina non bastava più e ha cercato le acque libere dove le gare, spesso, sono un incrocio tra “Non si uccidono così anche i cavalli”, e “Calci, sputi e colpi di testa”. Agli Europei in bolla di Budapest, classico prequel olimpico, il ragazzo di Carpi ha dominato il fondo: oro nella 5 chilometri, nella 10 km (distanza olimpica), e nella staffetta 5 km con Rachele Bruni, Domenico “Mimmo” Acerenza, suo compare di allenamenti, e Giulia Gabbrielleschi. Poi è andato in piscina e si è fatto altri 3 mila metri, tra batterie e finale dei 1.500: da stravolto/sconvolto è arrivato fino all’argento della gara con cui è nato ed è diventato il volto di un’Italia dello sport che vince lottando ma pure divertendosi.
Gregorio è l’anti-Federica soprattutto perché la Divina ama la sicurezza della conoscenza familiari, oggetti, casa, piscina. Tutte le volte che ha lasciato il Veneto, è naufragata tra lacrime e nostalgie. Dal tonfo di Londra 2012 non si è più mossa, tranne che per fare il giudice a Italia’s got talent e ha trasformato quello che pareva l’epitaffio sulla sua carriera, in uno spettacolare rilancio, come testimonia l’argento sui 200 sl agli Europei. Greg è diverso, è curioso dei luoghi e della gente, gli piace l’architettura, ama (anche se nell’ultimo anno come tutti ha dovuto rinunciare) aggirarsi nelle città e infilarsi nei musei, guardare, osservare, conoscere, da solo, proprio come gareggia cercando di fare il vuoto tra sé e gli altri. Anche se è di compagnia, eccome. Gli piacciano le novità, il mondo è la sua dimensione, nuove distanze il suo obbiettivo. Ha lasciato Carpi per andare a studiare il mezzofondo alla prestigiosa scuola del Centro Federale di Ostia – che resiste anche se lui se n’è andato – quando era un ragazzino. È cresciuto con Stefano “il Moro” Morini e con suo nipote Gabriele Detti creando una grande famiglia allargata che sembrava dovesse durare vita (natatoria) natural durante. Invece, dopo l’oro di Rio, il suo film olimpico, ha deciso di andare in pellegrinaggio in Australia (prima di lui l’aveva fatto Rosolino, ma Max è mezzo australiano), la Mecca dei grandi mezzofondisti di cui è diventato amico, da Mack Horton, oro olimpico nei 400 sl a Rio, al leggendario Grant Hackett. Non si è negato neanche un giro in surf tra gli squali che laggiù è disciplina molto praticata, malgrado qualche morso sulla tavola.
Infine, un anno fa, ha mollato il Moro e Detti “tradendo” la famiglia e si è affidato a Fabrizio Antonelli ex allenatore di Rachele Bruni (argento a Rio nella 10 km), con cui ha conquistato l’oro nella staffetta. Antonelli, tra gli allenatori di nuoto dell’ultima generazione, è considerato uno dei più culturalmente attrezzati, in grado di padroneggiare tutti i possibili strumenti tecnologici che possano sostenere un atleta. Greg ha preso casa a Roma, ma ci sta poco perché si sente assediato da sponsor, tifosi, questuanti assortiti. Con il nuoto si sta spesso in giro ma il gruppo Antonelli ha trovato il suo posto ideale a Poggio all’Agnello, vicino a Piombino, sulla costa degli Etruschi. Un resort con una piscina da 50 metri, riscaldata così da consentire allenamenti invernali e il mare a due chilometri per provare le acque libere. Si sta molto bene, ci sono tutti i comfort e la cucina è ottima. Poi ci sono i collegiali, tre “alture” all’anno e a Roma Greg ci va solo per cambiare il guardaroba. Nella sua vita, non ha cambiato solo “la Leti”, la fidanzata storica “che mi dà fiducia”. Tifoso (blando) della Juventus e molto più acceso dei New York Knicks, da quando ha fatto la scelta di tentare l’accoppiata piscina-acque libere si ripete, come un mantra: “Ho ritrovato la gioia, fare tutte e due le cose apre la mente, è come un bambino che impara lingue diverse contemporaneamente”.
E dunque qui siamo, alle lingue diverse dell’acqua: 800 (novità olimpica per le prove maschili), 1.500 e 10 km. Il programma Zatopek di Greg. Il grande Emil, cecoslovacco e comunista (riformista) è l’unico atleta della storia ad aver vinto nella stessa Olimpiade, Helsinki 1952, una gara in pista (nel suo caso due, 5.000 e 10.000 metri) e una fuori, la maratona a cui, tra l’altro decise di partecipare all’ultimo minuto e che disputava per la prima volta. Nessuno, nei due grandi sport olimpici, atletica e nuoto, ha mai fatto la stessa accoppiata. Ai Mondiali di nuoto, Gwangju 2019, c’è riuscito Florian Wellbrock, tedesco di Brema, 23 anni, secondo dietro Greg a Budapest nella 10 km. Wellbrock, che in piscina ora non si è cimentato, ha lo stesso obbiettivo. Ma l’Italnuoto crede in Paltrinieri. E pure noi. Daje, Greg.