La Scozia e l'estetica della sconfitta
Euro 2020 è il primo torneo internazionale a cui partecipano gli scozzesi dopo i Mondiali di Francia '98. Nelle edizioni precedenti non è mai riuscita a superare la fase a gruppi, ma in tanti nel paese pensano che questa volta sarà diverso
Baqtïyar Zaýnwtdïnov si guarda intorno mentre cammina verso la bandierina del calcio d’angolo. Avanza lentamente. Il piede destro davanti al sinistro. Il piede sinistro davanti al destro. Ancora e ancora e ancora. Non ha fretta. Non in quella serata del 21 marzo del 2019. Perché è solo il cinquantunesimo minuto di gioco, ma la partita è praticamente finita. Il centrocampista calpesta l’erba verde senza fare neanche una smorfia. Ascolta il ruggito dell’Astana Arena mentre con la mano destra accarezza lo stemma sulla sua maglia gialla. Poi all’improvviso volta le spalle al pubblico. E con i pollici indica il numero che riempie la sua schiena. Tutti devono stamparsi nella mente il suo nome. Tutti devono ricordare il gol che ha appena segnato. Perché il suo colpo di testa ha fissato il risultato finale sul 3-0. E ha consegnato al Kazakistan la quinta vittoria in gare ufficiali dal 2009 in poi. È una notte che nessuno in quello stadio scorderà facilmente. Soprattutto la Scozia. La sconfitta contro la potenza numero 117 del ranking Fifa si trasforma in un oscuro presagio. Perché arriva nella gara inaugurale delle qualificazioni a Euro 2020. In patria si apre il dibattito. Anzi, il processo. Il cittì Alex McLeash è un dead man walking, un allenatore che aspetta soltanto che venga ufficializzato il suo esonero. Per la stampa quella sconfitta coincide con a notte più buia di un movimento calcistico che di momenti tetri ne ha già vissuti parecchi. Gli Europei diventano un miraggio. La mediocrità una condanna eterna. Almeno fino a quando non arriva il plot twist.
Tre giorni dopo la Tartan Army batte San Marino. Ma la Federazione ha già deciso. Arrivederci Alex McLeash, benvenuto Steve Clarke. Non è una rivoluzione ma è comunque sufficiente. Arrivano cinque vittorie e cinque sconfitte. La Scozia termina il suo gruppo al terzo posto dietro Belgio e Russia, ma davanti a Cipro, Kazakistan e San Marino. Significa che c’è una via d’uscita. E si chiama spareggio. La nazionale in maglia blu affronta Israele. Non è una partita per palati fini. I tempi regolamentari finiscono 0-0. Ci vogliono i calci di rigore. Zahavi sbaglia, tutti gli scozzesi segnano. C’è ancora uno scoglio da superare. E si chiama Serbia. In Scozia nessuno si fa troppe illusioni. D’altra parte, come diceva Milton Berle, "un pessimista costruisce sempre prigioni in aria". La finale si trasforma da sogno a incubo a una manciata di secondi dalla fine. Jovic pareggia il vantaggio di Christie. Si va ai supplementari. E poi di nuovo ai rigori. Il primo lo calcia Leigh Griffiths, l’attaccante che sembra uscito da Trainspotting e che a 28 anni si era fermato per disintossicarsi dalle scommesse. Poi segnano tutti gli altri. Tutti tranne Aleksandar Mitrović. La Scozia si ritrova all’improvviso lì dove non avrebbe mai pensato di entrare a marzo 2019: agli Europei.
A fine partita Clarke si presenta davanti alle telecamere. "È stato un grande risultato per tutti - dice - i giocatori sono stati magnifici. Abbiamo lavorato molto per costruire positività intorno alla Nazionale e ci siamo riusciti". E ancora: "È stato un grande momento dopo 22 anni di dolore e miseria, gloriosi fallimenti e spesso fallimenti non così gloriosi".
Non c’è frase che riesca a raccontare in modo più preciso l’essenza della Nazionale scozzese. Perché disfatta dopo disfatta, insuccesso dopo insuccesso, la Tartan Army ha costituito un’estetica particolare della sconfitta. La vittoria è diventata orpello, accessorio non indispensabile. Una squadra spesso cattiva e sporca, ma anche brutta. Ed è proprio per questo che è riuscita a diventare una Nazionale di culto. L’ultima volta che la Scozia è riuscita a partecipare a un grande torneo internazionale è stata 23 anni fa. A Francia ’98. E non ha avuto troppa fortuna. La gara inaugurale si gioca contro il Brasile di Ronaldo. Un rigore di Collins riacciuffa il vantaggio di Cesar Sampaio. Poi interviene la legge di Murphy. Se qualcosa può andar male, lo farà. E così è. Al 73’ Cafù calcia in porta e Leighton si oppone. Sono che il pallone finisce a Tom Boyd. Anzi, addosso a Tom Boyd. E rotola in rete. La Scozia finisce lì. Pareggia contro la Norvegia di Tore Andre Flo, Flonando per gli amici, poi perde 3-0 contro il Marocco. Poi più niente. Non che prima fosse andata meglio.
La Tartan Army ha presto parte a 8 Mondiali e 3 Europei. E non è mai riuscita a superare la fase a gruppi. Stavolta in Scozia sperano in una fine diversa. Il 57 per cento dei tifosi è convinto che la squadra con la maglia blu possa superare la fase a gironi (qui trovate le partite della Scozia e tutte le altre di Euro 2020). Anche se le favorite per il passaggio agli ottavi si chiamano Inghilterra e Croazia. Non è un caso che la Federcalcio scozzese abbia chiesto che la gara inaugurale contro la Repubblica Ceca venga trasmessa nelle scuole. In attesa del risultato finale la BBC si è già portata avanti col lavoro definendo i calciatori degli “eroi”. Eppure l’esercito con il tartan è una delle squadre meno tecniche del torneo. I centrocampisti Scott McTominay e John McGinn, e i difensori Kieran Tierney e Andy Robertson sono gli elementi più importanti. Il santino è Ryan Christie, l’uomo che ha fatto lacrimare un’intera Nazione (e soprattutto Sir Alex Ferguson) grazie a una emozionante intervista dopo la sfida contro la Serbia.
Molti degli altri componenti della rosa hanno storie piuttosto particolari.
Il terzo portiere, Jon McLaughlin, ha giocato una vita nelle leghe minori mentre studiava Scienze dello Sport all’università. Il calcio era un hobby, almeno fino al 2017/2018, quando a 30 anni ha avuto una stagione piuttosto positiva con l’Heart of Midlothian. Non esattamente una corazzata. Declan Gallagher è stato condannato a tre anni per aver aggredito con una mazza da baseball uno chef durante una festa per un anniversario di matrimonio. E la sua prima convocazione in Nazionale, nel 2019, ha fatto molto discutere. Nathan Patterson, 19 anni, è stato squalificato per 4 partite per aver partecipato a un party in un appartamento, violando le regole anti-Covid. Stuart Armstrong si è laureato in Legge perché non sapeva bene cosa fare fra un allenamento e l’altro. Kevin Nisbet ha scoperto di essere stato convocato in Nazionale dopo essere stato centrato da un gavettone ghiacciato da un suo collega. E il video è stato postato sui social. Viste le premesse Clarke punterà soprattutto sul gruppo. "La cosa più difficile durante gli Europei sarà dire a tre calciatori quello che non vorrebbero mai sentirsi dire". Ossia che dovranno andare in tribuna. A spingere sulle ali della squadra ci penserà una Nazione da cinque milioni e mezzo di abitanti che sta vivendo un momento particolare, sospeso fra la Brexit (che con la nuova burocrazia ha creato grandi problemi alle esportazioni di pesce scozzese, con ripercussioni economiche sui pescatori locali) e un futuro incerto. Le elezioni dello scorso maggio hanno consegnato metà dei seggi in Parlamento al partito della prima ministra Nicola Sturgeon. E presto potrebbe essere indetto un nuovo referendum sull’indipendenza. Questo pomeriggio, però, tutto passerà in secondo piano. Perché per una volta la Tartan Army non vuole costruire una prigione in aria, ma un castello.