Facce da Euro 2020
Granit Xhaka, all'Olimpico per lasciare il segno (e restare)
Di origini albanesi, il capitano della Svizzera è uno di quei centrocampisti che non toglie mai la gamba. Nemmeno fuori del campo. Dai suoi piedi passa buona parte delle fortune degli elvetici. E presto potremmo rivederlo in Italia
“È l'uomo più importante di tutta la squadra, senza di lui l'Arsenal è perso. È un leader”. Era il 2019 e le parole sono di Josè Mourinho, neo allenatore della Roma. Lui è invece Granit Xhaka, capitano della nazionale Svizzera che stasera sarà in campo nella sfida contro l'Italia allo stadio Olimpico. Lo stesso che il centrocampista mancino nato a Basilea, ma di origini albanesi, potrebbe calcare anche l'anno prossimo, in maglia giallorossa.
Ma questa è un'altra storia, prima c'è Euro 2020 e la partenza non è stata delle migliori: gioco a sprazzi, occasioni sprecate e un pari amaro contro il Galles, che rischia già di compromettere il cammino degli elvetici. Per questo Xhaka, che nella prima uscita non ha brillato e dai cui piedi passa buona parte delle fortune calcistiche della Svizzera, soprattutto là, in mezzo al campo, sarà chiamato al riscatto, a prender per mano i suoi e ritrovare quella tempra da “leader”, e quei colpi che gli valsero, nel 2012, l'inserimento nella lista dei talenti in erba stilata da Don Balon.
Il centrocampista veniva considerato come uno dei migliori prospetti tra i calciatori nati dopo il 1991. Xhaka è un classe 92 e, nell'estate del 2012, si apprestava a lasciare la Svizzera, passando dal Basilea, squadra in cui si è fatto le ossa, al Borussia Moenchengladbach. Quattro anni dopo, il grande palcoscenico: l'Arsenal lo acquista per circa 40 milioni di euro, a Londra diventa un punto fermo e capitano, almeno fino a quando non decide di litigare con i propri tifosi, mandandoli al diavolo in mondo visione dopo una sostituzione, durante una partita contro il Crystal Palace. "Fake off", gridato in favor di telecamera, un gesto che gli valse quella fascia e tante critiche.
Dotato di buona corsa, duttile in campo - all'evenienza può reinventarsi anche terzino a sinistra – Xhaka non le ha mai mandate a dire: è uno di quelli che sul rettangolo verde non toglie la gamba, non si risparmia. E nemmeno fuori. Nei Mondiali 2018, in Russia, dopo aver segnato il gol del pari contro la Serbia, Xhaka esulta incrociando le braccia sul petto, con le mani aperte, mimando l'aquila albanese. Una chiara provocazione verso i tifosi serbi, a cui seguirà un'ammenda da parte della Fifa. Il padre del giocatore svizzero, infatti, è stato detenuto per oltre 3 anni dopo aver manifestato in Kosovo contro il governo jugoslavo. E Xhaka non ha mai nascosto l'affetto, e la militanza, per la sua terra d'origine, per quell'Albania dove tra l'altro ha scelto di giocare suo fratello Taulant.
Anche per questo, stasera gli occhi saranno puntati su di lui, anima della nazionale allenata da Petkovic, che per esser certo di non passare inosservato sfoggerà un nuovo look: una chioma bionda platinata, come Gascoigne nel 96. E intanto, in attesa degli inni, tra un allenamento e l'altro, non perde tempo e già si informa sulla Capitale: “Xhaka? Mi ha chiesto come sono le strade in Italia...”, ha rivelato al Corriere dello sport l'atalantino Remo Freuler, suo compagno di nazionale. Avrà mica sentito parlare della Raggi? Dopotutto dal centro sportivo delle Tre fontane in zona Eur, scelto dalla Svizzera come quartier generale, ai campi d'allenamento della Roma di Trigoria, passano circa 10 km. E chissà che Xhaka, i primi passi verso la nuova avventura non voglia farli proprio stasera. Gli azzurri sono avvisati.