Contro il grande lamento
I capitalisti veri, e tra loro la Coca Cola, sanno che il loro capolavoro è di aver fatto ricchi anche coloro che li combattono con una costosa bottiglietta d’acqua. Il liberalismo spiegato con Cristiano Ronaldo
Ronaldo l’ha spostata e ha detto: “Acqua”. Locatelli, nuovo eroe italiano, ne ha spostate due e ha preso l’acqua, ma facendo in modo che restassero nell’inquadratura: talento. Pogba, praticante di una religione alcol-free, ha spostato una Heineken, che però era analcolica. Il coach russo Cherchesov, facies sovietica purissima, ha avvicinato la bottiglietta alla bocca e beffardo l’ha bevuta. Lukaku ha fatto lo spiritoso, breve danza intorno agli episodi e sollecitazione allo sponsor per nuovi contratti, senza conseguenze.
Uno spettacolo magnifico. Non si gioca più il calcio di una volta, si dice, sebbene tutto l’insieme dei preparativi si affatichi sempre nell’atto finale del gol, metafora erotica forte per la quale non c’è cancel culture né #MeToo, visto che il gol di una calciatrice è diversamente interessante, diversamente appassionante. Niente fa capire meglio il mutamento in atto della presa di potere dei protagonisti dello sport, non solo il calcio, sulla lingua, sull’immaginazione, sul famoso ordine del simbolico, e dell’ideologico. Un potere non immenso, se è vero che il Financial Times smentisce la perdita di valore della ditta gassata per 4 miliardi di dollari a seguito del gesto di CR7, se è vero che comunque ogni giorno si stappa un miliardo di bottigliette e lattine, e l’acqua è l’essenziale complemento, spesso tragicamente mancante per i diseredati, di nutrizionisti e gourmet. Però un potere forte.
Il vecchio sportivo e il vecchio calciatore erano agli ordini del Mister e del presidente, che regalava per la vecchiaia serena, nei casi migliori, qualche concessione di pompe di benzina (Ronaldo potrebbe prendersi una piccola quota dell’Eni o dell’Aramco, volendo). La lingua di legno li dominava, erano industrialisti e disciplinatamente governativi e pompieri, la leggenda di Bartali era che una sua vittoria al Giro aveva impedito l’insurrezione dopo l’attentato a Togliatti, il gesto era tassativamente escluso, a parte i calzini bassi di Omar Sivori che erano uno sfregio elegante in bianco e nero alla tenuta di campo. I ciclisti salvo eccezioni minime non erano nemmeno vecchi, erano arcaici e prealfabetizzati, salutavano la mamma e nelle barzellette dicevano: “Sono arrivato uno”. Politica, anche commerciale, e potere, nel senso fatale dell’influenza sul modo di vita, erano dimensioni quasi sconosciute per chi non aveva 300 milioni di follower e un miliardo consolidato di guadagni professionali da contratto di prestazione e da sponsor pubblicitari. Il pubblico era la curva, le curve, lo stadio, mai l’umanità intera dei consumatori globalizzati nei gadget, nelle sponsorizzazioni al dettaglio, nei mercati e nell’advertisement. Il capitalismo e la tecnologia hanno creativamente distrutto tutto questo, a partire dalla preparazione o dai preparativi atletici, e il gol o il canestro o lo scontro legionario del football americano sono diventati apparentemente insurrezionisti, altro che Bartali.
Maradona, come Muhammad Ali prima di lui, issò una bandiera, quella del mondo povero e oppresso: entrambi, il numero Dieci e il gigantesco boxeur che danzava come una farfalla e pungeva come un’ape, pagarono le conseguenze della rivolta. Oggi lo sfondo correttista dell’antirazzismo, dell’ansia di giustizia sociale, del multiculti spinto, del sano pregiudizio contro l’omofobia o anche semplicemente della macrobiotica e della farina integrale (alla prossima conferenza stampa Ronaldo comincerà con il saluto al sole), potrebbe suscitare diffidenza e inquietudine, e la suscita tanto che i nazionalisti francesi sono riusciti a impedire la splendida cerimonia del ginocchio a terra dei bleus, una volta i black blanc beur di Thuram e Zidane, inaugurata nel 2016 da quel gigante del marketing rivoluzionario che è stato Colin Kaepernick. La reazione beverina del sovietico fu un omaggio un po’ grossolano e molto putiniano, ma simpatico, da parte di un parvenu del capitalismo pallonaro. I capitalisti veri, e tra loro la Coca-Cola che si è ben guardata dal portare in tribunale il Grande Lamento, sanno che il loro capolavoro è di aver fatto ricchi e famosi coloro che li combattono ardimentosamente con una costosa bottiglietta d’acqua. E’ il liberalismo, bellezza.