Facce da Euro 2020
La malinconia italiana di Aaron Ramsey
Il numero 10 del Galles era arrivato per la definitiva consacrazione, ma in Italia non si è mai ambientato: "le ultime stagioni sono state frustranti". E per ora l'unico salto di qualità l'ha fatto il suo conto in banca. Ma in nazionale è un'altra storia
Che il feeling con l'Italia non fosse mai sbocciato non è una novità di questi giorni, ma Aaron Ramsey ha voluto certificarlo alla vigilia dell'Europeo: “Le ultime due stagioni sono state frustranti. Ci sono stati diversi fattori e cambiamenti a cui non ero abituato”, sono state le parole del gallese prima della sfida pareggiata contro la Svizzera.
Eppure, quando è sbarcato a Torino nell'estate del 2019, le aspettative era ben diverse. Per lui, che alla Juventus si era presentato con grandi motivazioni - “una sfida impegnativa ma non vedo l'ora. Per me un sogno” - e per i tifosi, che nel centrocampista in arrivo da Londra speravano di (ri)trovare quel giocatore che all'Arsenal, in oltre 300 presenze e malgrado le difficoltà, aveva messo in mostra un grande talento in mezzo al campo, una buona tecnica e grande capacità d'inserimento. Oltre ad un discreto senso del gol, che spesso diventava presagio di sventure. Tra le altre cose, Ramsey è diventato celebre per la “maledizione” che le sue marcature si portavano appresso. Lui segnava e un qualche personaggio noto ci lasciava le penne.
All'ombra della Mole però le cose sono andate diversamente – e qualcuno, visto i suoi presunti e nefasti poteri ne sarà stato anche contento. Doveva essere il definitivo salto di qualità, la consacrazione sul grande palcoscenico, giocando accanto a gente come Cristiano Ronaldo. Ma in bianconero non si è mai del tutto ambientato e per ora l'unico salto è stato quello del conto in banca: il suo contratto con la Juventus vale 7 milioni all'anno. Mica male per uno che ha passato più tempo infermeria che in campo.
Già, perché se c'è una parola in grado di riassumere la carriera di Ramsey, quella parola è infortunio. Nel febbraio 2010 un intervento killer di Ryan Shawcross durante la partita Stoke City- Arsenal, costò a Ramsey la frattura scomposta di tibia e perone, e oltre 9 mesi di stop. Uno di quegli episodi che può segnare una carriera, stroncarla. Soprattutto a 19 anni – il gallese è classe 90. Ma quella volta Aaron non si è perso d'animo, si è rimesso in piedi e si è preso i Gunners fino a diventarne una bandiera, idolo dei tifosi. Nonostante tutto. E infatti dopo quell'infortunio, i guai non l'hanno mai abbandonato e i problemi muscolari, tra stiramenti, ricadute e affaticamenti, sono stati una costante della sua avventura londinese: il sito specializzato in statistiche Transfertmark stima che nelle 11 stagioni inglesi, Ramsey sia stato fermo ai box per oltre 800 giorni. Trovando sempre la forza di volontà per ricominciare.
In Italia la musica non è cambiata, e la sua esperienza è stata ancora una volta segnata dagli infortuni: in due stagioni appena 33 presenze da titolare, e in campo per tutti i 90 minuti solo in 3 occasioni. Ma soprattutto, quello che non ha fatto vedere è il carattere mostrato a Londra o con il Galles, quello che gli ha permesso di rialzarsi più volte. Sarà che il Po non è il Tamigi, sarà il proverbiale grigio torinese. Sarà che a Ramsey piace essere al centro dell'attenzione e alla Juve è solo uno dei tanti: “Qui in Nazionale lo staff medico mi conosce da tempo, da quando ero all’Arsenal. Mi capiscono, sanno di cosa ho bisogno. A volte le squadre continuano a funzionare sempre nella stessa maniera, anche quando un calciatore avrebbe bisogno di più attenzione, Ora ho le persone giuste intorno a me”. Sta tutta qui la malinconia di Ramsey, incompreso in Italia e fondamentale per Robert Page, l'allenatore che sostituisce Ryan Giggs sulla panchina del Galles, dopo le accuse di violenze sulla compagna.
E allora non è una coincidenza se con l'aria di casa Ramsey abbia ritrovato il sorriso e la via del gol, decisivo nella vittoria per 2-0 contro la Turchia, con cui i gallesi hanno ipotecato il passaggio del turno. La prossima stagione resta un'incognita, ma le sirene del calcio inglese sono in agguato. Molto dipenderà anche dall'Europeo, che per il numero 10 del Galles potrebbe essere l'ultima grande occasione per rilanciarsi. E ripartire, proprio dall'Italia, lasciandosi alle spalle gli ultimi anni “complicati”, come dice lui. La prossima occasione è per domenica sera allo stadio Olimpico.