facce da euro 2020
Thorgan Hazard, al posto giusto nel momento giusto
Fino a qualche anno fa, era “solo” il fratello di Eden. A questo Europeo però è diventato una delle figurine dei cosiddetti tuttocampisti
In principio era Erwin Koeman. Chi ricorda l’equilibratore tattico dell’Olanda ‘88, contraltare mancino del genio riccioluto di Vanenburg, ma soprattutto fratello meno dotato del mostruoso Ronald? Più di qualcuno sostiene che quella nazionale, tra le più belle di sempre, cominciò a vincere quando l’inventore del calcio Rinus Michels inserì in formazione anche Koeman I, che metteva a posto le cose in copertura e consentiva ai talenti di sfogarsi liberi.
La storia, Italia permettendo, può ripetersi a distanza di 33 anni, sotto i cieli itineranti d’Europa. Thorgan Hazard, fino a qualche anno fa, era “solo” il fratello di Eden: e come molti fratelli delle celebrità (senza scomodare gli estremi di Hugo Maradona e Antonio Donnarumma) viveva di luce riflessa e naturale paragone. Ma il gol di controbalzo che l’esterno del Dortmund ha scaricato alle spalle del portoghese Rui Patricio ha cambiato le sorti dell’incontro, dell’Europeo del Belgio e della sua carriera.
Nato nel 1993 a La Louvière da Thierry e Carine, entrambi calciatori professionisti, Thorgan Ganael Francis ossequia il calcio totale di matrice orange poiché sa accentrarsi e coprire, allargare il campo per l’intera sua estensione e accorciare in area: bravo a fare tutto, specialista in niente. E nel torneo dei tuttocampisti è diventato una delle figurine, capace di panchinare Chadli, Carrasco e la rivelazione stagionale Trossard.
Ora la storia gli presenta la nemesi: Eden la stella, il predestinato, il catalizzatore rischia di saltare il quarto con gli azzurri, arresosi a un guaio muscolare contro il Portogallo dopo aver saltato praticamente l’intera stagione fra club e nazionale. Nel tourbillon dei ruoli posizionali potrebbe essere proprio Thorgan, questa sera a Monaco, a sostituirlo a ridosso di Lukaku, nella rosa dei miracoli che in campo parla inglese e mette d’accordo i fiamminghi coi valloni, i coloniali e gli expat.
"Siamo sicuri di aver acquistato il fratello giusto?", si chiesero gli alti papaveri del Real ai primi mugugni della stagione 2019-2020. Se fino a ieri la domanda poteva apparire irriverente, oggi il minore ha scalato le posizioni fin quasi a lambire il dominio del primogenito, che pure contro i lusitani ha ripreso a sciorinare bagliori di classe purissima. Come quando, nel giardino di casa, Thorgan cercava di parare le conclusioni di Eden, mentre Kylian stava crescendo ed Ethan, 17 anni, viene dipinto come il vero campione in divenire.
Per scrollarsi di dosso l’ombra ingombrante del suo stesso cognome, Thorgan si accasa prima con un Borussia poi con l’altro, perfezionandosi negli assist, nei tiri, nelle incursioni, nel dare sicurezza koemaniana a una mediana chiamata a servire Haaland, Sancho, Bellingham, Reyna, il prossimo crack Moukoko… A Thorgan Ganael, nome da eroe vichingo in un fumetto di Peyo, stava stretto venire dopo, non essere se stesso: ora che anche la massa si è accorta proprio di lui, piovono le offerte.
Eden Thorgan Kylian Ethan, niente nomi di santi da lunario, quasi freak nelle culle belghe degli anni Novanta. Fanno il paio coi Borlée, Jonathan Kevin e Dylan, vezzi da telemaniaci di sitcom americane e capaci di battere le frecce americane nei 400 metri piani dal Belgio atlantico che l’America la ama, la inonda di frites e di salse, ne condivide le IPA. Ricambiato? Forse non dai calciofili, visto che ai mondiali brasiliani la squadra di Eden Hazard eliminò i soccer boys dopo una partita vibrante. La maggioranza silenziosa degli Stati Uniti profondi probabilmente non sa visualizzare il Belgio nella mappa, e risuona beffardo il modo con cui Will McAvoy (Jeff Daniels) strilla che "anche il Belgio ha la libertà!", durante il suo discorso di culto nel primo episodio della prima serie di Newsroom. Come quasi sempre, aveva ragione lui: almeno nel Vecchio Continente, sta dalle parti di Bruxelles - non a caso sede delle istituzioni europee - la terra delle libertà creative, delle opportunità per un fratello cadetto di scavalcare il maggiore nelle gerarchie e nella considerazione, del sogno “americano” di Thorgan Hazard.