Italia-Spagna, tutto quello che c'è da sapere sul prossimo avversario degli Azzurri a Euro 2020
Ormai anche i madridisti hanno dovuto lodare la nazionale guidata da Luis Enrique: squadra versatile, rivoluzionata, capace di reagire agli errori
Ora l’Italia la guardano tutti. Applaudita all’estero, fa sognare da noi. Fino a Wembley: al via le semifinali, con gli Azzurri di Mancini che affronteranno la Spagna di Luis Enrique. Il più grande rebus di questo Europeo: tra pareggi sterili e goleade record – 5+5 fra terza e quarta partita –, le Furie rosse sono lontane dai fasti del 2010 ma nel pieno di un promettente ricambio generazionale. Che sta dando i suoi frutti. E presenta difficoltà completamente diverse dal Belgio. Penultimo atto in arrivo, calcio d’inizio domani sera alle 21.
I calciatori da tenere d’occhio
Su questo c’è un punto in comune con gli Azzurri: nessuna leggenda fra i 26 – è il primo grande torneo della Roja priva di Iniesta e Ramos –, un gruppo in rampa di lancio – sei di loro voleranno anche a Tokyo – senza dare punti di riferimento. Brillano soprattutto gli esterni d’attacco, da Sarabia – ma contro l’Italia dovrebbe essere out per infortunio muscolare – a Ferran Torres, classe 2000 che sta già facendo un gran bene con il Manchester City – e pure in nazionale: 8 gol in 16 presenze. Sono loro i rifornimenti per lo juventino Morata, 21 centri con la Spagna. A centrocampo c’è invece l’assortimento più ampio – in termini di età – di tutto Euro 2020: oltre a Koke, presidiano la mediana i due blaugrana Pedri – 18 anni – e Sergio Busquets – quasi 33 –, l’ultimo veterano del Sud Africa. Finora ha funzionato. E l’inesperienza cresce nelle retrovie: contro la Croazia, con Jordi Alba partito dalla panchina, i cinque scelti da Luis Enrique totalizzavano meno di 70 presenze complessive. Compreso il portiere Unai Simon: non farsi ingannare dal clamoroso autogol agli ottavi, è affidabile. Come tutta la squadra.
Come gioca la Spagna
4-3-3, speculare all’Italia ma con qualche differenza nell’interpretazione. È pur sempre una creatura di Luis Enrique: dunque fraseggi corti, tanto possesso, i difensori molto coinvolti nell’impostazione del gioco. E una capacità innata ad assorbire le critiche. Esempio: nel corso di questo Europeo prima Morata poi Unai Simon sono finiti nel banco mediatico degli imputati; il ct li ha difesi pubblicamente, rincarandone le responsabilità; questi hanno risposto sul campo – 2 gol segnati e altrettanti rigori parati. È un po’ la storia di questa Spagna, partita con grande scetticismo dopo il grigio risultato dei Mondiali di Russia – ottavi di finale, out contro i padroni di casa – e risollevata pian piano dall’ex allenatore di Roma e Barcellona. Neanche tanto silenziosamente, perché prima di Euro 2020 il cammino diceva un solo ko in 24 partite, di cui 15 vittorie con tanto di 6-0 alla Germania. Eppure dopo il secondo pareggio nella fase a gironi c’era chi aspettava il flop dietro l’angolo: “Siamo uno champagne sul punto di essere stappato”, ha replicato calmo Luis Enrique. Detto fatto. A modo suo: epurata ogni militanza madridista – prima volta nella storia della Spagna –, fascia di capitano a Busquets, largo ai giovani per essere protagonisti subito. L’obiettivo dichiarato era ricostruire per i Mondiali in Qatar: è lecito osare già a Wembley.
Italia-Spagna, i precedenti
Quello contro le Furie rosse è l’unico incrocio fra gli avversari affrontati dagli Azzurri in perfetto equilibrio: 15 pareggi e 11 vittorie a testa. Un grande classico. Che la storia recente ha tramutato in un must degli Europei: sarà la quinta sfida nelle ultime quattro edizioni, dai quarti vinti ai rigori dalla Spagna nel 2008 all’amaro double del 2012 – 1-1 ai gironi, 4-0 per Xavi e compagni in finale – fino al 2-0 (Chiellini più Pellè) con cui cinque anni fa in Francia la spedizione di Conte esultò agli ottavi. Da allora l’Italia non ha più vinto, mentre il 3-0 spagnolo di settembre 2017 – ultimo precedente assoluto – è stato lo spartiacque che avrebbe gettato nel baratro la nazionale di Ventura. Più lontani nel tempo gli altri sorrisi azzurri: Euro 1988 (1-0 ai gironi, gol di Vialli), il Mondiale del ’94 (2-1 ai quarti, Dino più Roberto Baggio e in mezzo Caminero). La partita nella partita? Oltre alla finale cercano la rivincita Barella, Locatelli, Chiesa (più Bastoni e Meret, in panchina). Loro c’erano anche nel 2019, quando all’Europeo U21 disputato in Italia gli Azzurrini sorpresero la Spagna al debutto (con doppietta di Federico) salvo poi mancare il passaggio del turno. Mentre la Roja di Fabian Ruiz, Dani Olmo e Oyarzabal – gli ultimi due rigoristi decisivi venerdì contro la Svizzera – avrebbe vinto il torneo. Oggi si sono fatti grandi. Tutti.