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Kane nudo, i tatuaggi di Sterling e le chat di Southgate. Ecco i segreti dell'Inghilterra
L'ex portavoce di Blair, Alastair Campbell, ci porta nello spogliatoio dei Tre leoni. Tutto quello che c'è da sapere in vista della finale dell'Europeo
Non voglio esagerare quando dico che conosco il calcio inglese, ma voglio dire che ho visto Harry Kane nudo, a parte per le mutande (poi vi dirò meglio); che Raheem Sterling mi ha offerto una visita guidata dei suoi molti tatuaggi (poi vi dirò meglio); e che Gareth Southgate ha tollerato a lungo i miei messaggi in cui gli dicevo perché dovesse scegliere più giocatori del Burnley. Non male per un tifoso scozzese. Nonostante io sia nato e cresciuto nello Yorkshire, mi scorre nelle vene il sangue scozzese dei miei genitori. A volte, questo ha significato “ABE”, “Anyone But England’, tutto tranne l’Inghilterra, anche nel 1996, a quella partita in cui Southgate sbagliò quel rigore. Seduto qualche fila dietro l’allora premier John Major, potevo sentire la sua sofferenza politica mentre il buon umore evaporava con la sconfitta inflitta dalla Germania, ed ebbi un pensiero ignobile: “Le sta bene all’Inghilterra che ha battuto la Scozia, e gli sta bene ai Tory che hanno fondato la loro strategia elettorale su una squadra di calcio”.
Questa volta ci sono tre grandi differenze rispetto ad allora. Primo, non hanno battuto la Scozia. Secondo, hanno battuto la Germania. Terzo, ero davvero contento per loro. Non così contento da unirmi al comportamento di alcuni... Lord Moylan che cerca di collegare la vittoria alla Brexit; il deputato conservatore Andrew Bridgen che esorta la cancelliera Merkel a mettere la squadra tedesca in quarantena; i tifosi che hanno fischiato il loro inno nazionale, o esultato nel vedere una bambina tedesca piangere a dirotto; la parata dei ministri, che sono passati dal fomentare la polemica sui giocatori inginocchiati al mettersi in competizione per chi meritasse la medaglia d’oro nel saltare sul carro dei vincitori. “Non crediamo nella politica dei gesti”, dice un governo guidato da un uomo che non fa altro che politica dei gesti, compreso uno dei suoi servizi fotografici col pollice in su davanti a una bandiera gigante dell’Inghilterra a Downing Street.
E’ proprio perché Southgate è così diverso da tutti questi che ho appena descritto, e proprio perché lo stile e gli standard mostrati da lui e dai suoi giocatori sono stati così diversi da quelli del governo, che è stato così facile apprezzare questa squadra inglese, da qualunque parte del Regno Unito tu provenga. Ricordate i principi di Nolan che regolano la vita pubblica? Onestà. Apertura. Obiettività. Altruismo. Integrità. Responsabilità. Leadership dando l’esempio. Non è notevole che la squadra inglese abbia ottenuto risultati migliori su tutti e sette rispetto al premier e al suo governo? Avendo commesso l’errore di darmi il suo numero di telefono, Southgate accoglie con animo docile i miei messaggi post partita. Anche quando, come dopo la vittoria della settimana scorsa contro la Germania, gli ho mandato le congratulazioni con un messaggio “senza bisogno di risposta”, e lui è stato talmente gentile da rispondere comunque, con l’emoji dei tre leoni alla fine. E solo il cielo sa quanti messaggi avrà ricevuto quella sera.
Nel 1999, un uomo di nome Niall Edworthy scrisse un libro sugli allenatori dell’Inghilterra, intitolato “The second most important job in England”, il secondo lavoro più importante d’Inghilterra. Ok, è un’iperbole, ma questo lavoro conta, e c’è molta politica, e Southgate la gestisce in modo superbo, facendo un’altra cosa da cui i ministri potrebbero imparare, ovvero: rimanere fedeli ai principi. Così, quando il ministro dell’Interno Priti Patel e quello della Cultura Oliver Dowden erano impegnati a schierarsi con chi aveva fischiato i giocatori che si inginocchiano, un allenatore di minor talento avrebbe potuto esortare i giocatori a fermarsi e a concentrarsi soltanto sul calcio. Ma no, Southgate è rimasto fedele ai suoi e ai loro princìpi, ha spiegato con calma perché erano importante, ha ignorato il finimondo attorno a lui.
Il capitano dell’Inghilterra Harry Kane ha parlato in modo esplicito sull’inginocchiarsi quando l’ho intervistato di recente sull’Evening Standard. “Continuo a pensare che dovremmo farlo... Siamo guardati da milioni di persone in tutto il mondo. Potrebbe esserci qualcuno che ci guarda per la prima volta, ci vede inginocchiarci e si chiede: ‘Cos’è questa cosa?’. Tiene viva la conversazione”. In altre parole: fai le cose perché contano, non perché vanno bene per quel momento lì. Cioè quello che potremmo chiamare il contrario della “Boris Johnson way”, del modo di fare del premier britannico. Lo abbiamo visto con la sua gestione della campagna di Marcus Rashford per i pasti scolastici gratuiti. Per la giovane stella del Manchester United, è una causa per cui vale la pena battersi. Per Johnson è una storia, una star da coccolare e una notizia da gestire. Rashford è un altro motivo per cui la gente ama questa squadra inglese.
Non ho mai accettato del tutto l’idea che i calciatori siano dei role model semplicemente perché sono calciatori. Ma Kane non è d’accordo. “Quando ero un bambino e guardavo David Beckham e giocatori del genere... volevo sapere com’erano fuori dal campo e anche in campo, volevo imparare da tutto. Quindi ora che vengo guardato allo stesso modo dalla generazione successiva, so che mi stanno guardando per avere un esempio, per stabilire degli standard”. Standard, te li ricordi, governo?
Kane è stato coinvolto in “Heads Together”, l’organizzazione benefica per la salute mentale creata dal principe William. “Le persone che guardano il calcio dall’esterno pensano che si tratti soltanto di ragazzi che vivono il loro sogno guadagnano una fortuna e, ok, capisco perché. Ma non è tutto facile. A volte è difficile farcela. Come affronti le sconfitte, i fallimenti, gli infortuni, il manager che non ti sceglie, l’essere fuori forma. So di cosa parlo, l’ho sperimentato anche io e l’ho affrontato bene nel complesso. Ma ho amici e conosco altri giocatori che non l’hanno affrontato bene, che mentalmente davvero non reggono e i giovani giocatori non sempre trovano il sostegno di cui hanno bisogno”. Sebbene sia attivo sui social media, raramente Kane controlla quello che si dice di lui. Non legge i giornali. Ma quando si tratta di insulti e violenza, e in particolare di insulti razzisti, pensa che i social media non stiano facendo abbastanza. “Devono trovare un modo per cui le persone debbano identificarsi quando si iscrivono. Ci deve essere più accountability, più responsabilità. Come giocatore, la persona che subisce l’insulto, non ci guardo nemmeno. Ma ci sono volte in cui potrei pubblicare qualcosa, e sicuramente mia moglie o mio fratello potrebbero dare un’occhiata alle risposte, e per loro può essere doloroso”.
Abbiamo discusso di un episodio particolarmente spiacevole, accaduto quando Kane aveva rivelato che sua moglie Kate aveva optato per un parto naturale per la nascita del loro secondo figlio. “Aveva seguito i corsi dell’ipnoparto e li aveva trovati davvero utili. E così io ho postato qualcosa su quanto fossi orgoglioso di lei, ed è allora che sono arrivati gli insulti, come se stessi dicendo che ogni donna dovrebbe partorire i suoi figli in questo modo. Non stavo dicendo nulla se non quanto fosse fantastica mia moglie e come quella pratica avesse funzionato bene per noi, e trovo davvero strano che le persone possano avere tutte queste opinioni su una cosa così personale che riguarda qualcun altro”.
Raheem Sterling sa più di chiunque altro cosa d’intende quando si parla di insulti, online e offline. Anche durante questo torneo, sia lui sia Kane si sono trovati dalla parte sbagliata dell’ira dei leoni da tastiera. Ho intervistato Sterling per la rivista GQ un paio di anni fa, ed è stato solo durante le ricerche per quell’incontro che mi sono reso conto di quanta merda avesse dovuto sopportare, per anni, non solo sui social media, ma quasi tutti i giorni su diversi giornali. La mia “preferita” era la “furia” (sic) che si è scatenata quando è stato visto mangiare un Greggs da asporto – in una Bentley! La sua “preferita” era l’ossessione per le sue auto. “Hanno usato le foto di ogni auto che ho comprato da quando avevo circa 17 anni fino a quando ne avevo 22 o 23. Hanno fatto sì che sembrasse che ne avessi presa una per ogni singolo giorno della settimana. Avevo una sola automobile in quel momento”.
Sterling sa bene che il razzismo si staglia dietro quello che ha visto con un profilo enormemente distorto e ingiusto. Poi è arrivata la partita, contro il Chelsea, dove gli sono stati vomitati addosso insulti razzisti riconoscibili dal labiale. Continuò a giocare, ma passò tutta la notte a pensarci, e poi pubblicò alcune riflessioni sui social, che ebbero un impatto enorme sul dibattito sul razzismo nei media. Non scrisse cosa gli era successo, ma si concentrò sulla differenza di copertura mediatica tra due compagni di squadra. Il bianco Phil Foden compra una casa per sua madre – dolce, generoso, padre di famiglia, bella storia. Black Tosin Adarabioyo fa lo stess – appariscente, strapagato, tamarro; etichette con cui Sterling ha convissuto fin dall’adolescenza.
Ho trovato Kane molto più interessante e divertente di quanto mi aspettassi, e Sterling molto più gentile e intelligente, molto aperto, sia riguardo alla perdita di suo padre, che è stato uccuso quando lui era un bambino, sia come questo lo abbia formato come genitore. Sottolinea il punto: tutti noi ci formiamo un’opinione su persone che non conosciamo basandoci in gran parte su ciò che i media dicono di loro. Ora, tatuaggi e mutande... so che questa è l’unica cosa che ha spinto alcuni di voi a leggere fino alla fine. Kane stava provando degli abiti per un servizio fotografico. Quando è rimasto in mutande, ho notato che il suo corpo era completamente privo di inchiostro, una rarità tra i calciatori. “Non ho niente contro i tatuaggi se è quello che le persone vogliono fare con il loro corpo”, mi ha detto: “Ma non fanno per me”. Sterling al contrario ne ha così tanti, e sono spesso l’argomento principale di alcuni di quei resoconti moralistici dei tabloid – come il tatuaggio di una pistola sul polpaccio, che dice che è un modo per ricordare la morte di suo padre, un messaggio contro le armi che gli odiatori hanno trasformato in un delirio di illazioni sulla glorificazione della violenza da parte di Sterling.
La croce sul petto parla della sua fede. Ci sono anche membri della sua famiglia sul suo corpo, ma sua madre, mi ha detto, avrebbe voluto che lui scegliesse la via di Kane. “Lei odia i miei tatuaggi. Se potessi tornare indietro e ricominciare, se non mi fossi fatto il primo, non ne avrei nessuno”. Un’altra cosa da cui i ministri potrebbero imparare: ammettere di non essere perfetti, ammettere gli errori, cercare di imparare da questi errori.