L'Impero Hamilton colpisce ancora. La Ferrari sogna, l'inglese vince
Leclerc è salito sul podio dopo una gara tosta, che l'aveva visto in testa sino a due giri dall'arrivo. Decisiva la Copse, curva del sorpasso del campione della Mercedes al monegasco e prima della spallata che ha eliminato Verstappen
A questo giro è Lewis Hamilton a fare il pieno. La Ferrari ha sognato, Leclerc ha lottato come un leone e fino a 2 giri dalla bandiera a scacchi è stato clamorosamente in testa, riportando indietro le lancette degli orologi al 2018, quando Vettel aveva vinto “a casa loro”. Alla fine non è successo, il monegasco è stato risucchiato da un’idrovora che gli recuperava un secondo a giro e lo ha passato nello stesso punto dove il sette volte campione del mondo aveva dato una spallata decisiva a Verstappen. Ma vedere una Rossa così competitiva fino in fondo e non solo in brandelli di gara o in qualifica è stato un tonico fondamentale per la seconda metà della stagione e per la squadra che sta lavorando alla vettura del 2022.
La gara si è decisa dunque due volte alla stessa curva, la “Copse”, davanti a 140mila in delirio totale per il loro eroe. Toto Wolff l’aveva detto venerdi quando Hamilton aveva ottenuto il miglior tempo in qualifica. “L’impero colpisce ancora”, aveva sentenziato il team principal della Mercedes vestendo i panni di Darth Fener. E il colpo di spada, sotto forma di ruotata, che il suo allievo Lewis ha dato a Verstappen all’ingresso della Copse ha ricordato duelli rusticani d’altri tempi e altri palcoscenici (ai box c’erano, tra gli altri, Harrison Ford e Tom Cruise). Un contatto che ha ricordato Suzuka 1990, quando però Senna e Prost finirono entrambi spiaggiati nella terra dopo un contatto in partenza. Con una significativa differenza: quel giorno il brasiliano aveva deciso in anticipo che sarebbe andata così e che il suo obiettivo non era vincere ma far perdere il suo rivale.
A Silverstone il duello è durato qualche curva in più rispetto Suzuka e sia Verstappen che Hamilton hanno dato una evidente dimostrazione di quanto siano due fuoriclasse, battagliando a ogni curva per cercare di prendere una posizione che avrebbe potuto già essere decisiva. Poi c’è stato il contatto che ha messo KO l’olandese e che rischia di incidere pesantemente anche sul budget cup della Red Bull perché il danno alla monoposto è stato consistente e avrà costi non indifferenti. A perderci è stato soprattutto lo spettacolo perché quel che abbiamo visto per pochi secondi sarebbe stato uno show pazzesco per un’ora e mezza.
A tenere desta, e non poco, l’attenzione è stata quindi la Rossa numero 16. Primo podio per lui, secondo di stagione per la scuderia. Ci avevano detto che Silverstone con le sue curve ampie sarebbe stata una replica del Castellet dove la Ferrari era andata in totale crisi. Niente di tutto questo, anzi. Misteri che consentono agli ingegneri di trovare sempre una buona risposta accademica ma che non sempre dicono una verità incontestabile. La lotta continua, tra 15 giorni si va in Ungheria dove conterà anche di più la partenza visto che lì superare è molto più difficile rispetto a Silverstone. E non sarà arduo immaginare che il duello alla prima curva sarà rusticano.
E’ stato, in ogni caso, un week end storico per via della prima sperimentazione della “sprint race” del sabato al posto delle qualifiche. Siccome si tratta, appunto, di un esperimento è necessario sospendere ogni giudizio e vedere l’effetto che farà prima a Monza e poi in Brasile (sono le altre due tappe dove Liberty Media ha deciso di testare il nuovo format). Il solo fatto di non esserne già tutti innamorati oppure di chiederne a gran voce la cancellazione aprirà un non breve dibattito. E’ un format, scolasticamente, rimandato a settembre (GP d’Italia) ma con solide basi per essere confermato nel 2022. Su una cosa tutti sono concordi: il venerdì in questo modo funziona molto di più. Peccato che forse funzioni meno il sabato perché, diciamocelo senza timore, quei pochi minuti del Q3 non sono stati nemmeno avvicinati dall’adrenalina prodotta dalla Sprint Race. Che ha il grande vantaggio di scatenare emozioni allo spegnimento dei semafori ma che esaurisce subito la sua forza propulsiva perché ad ogni giro che passa succede sempre di meno. Un sicuro plus è la libertà che viene lasciata ai team di scegliere le gomme con le quali prendere il via alla gara della domenica senza gli obblighi (invero un po' cervellotici) di utilizzare quelle montate nel Q2 del giorno prima. Altro tema sul quale i padroni del vapore dovranno riflettere assai è il numero di gare nelle quali mettere la Sprint Race nel 2022. Non è infatti certo che questa rivoluzione la vedremo nelle (auspicabilmente) 23 gare dell’anno prossimo. E già questo rischia di diventare un tema non da poco visto che la Sprint Race dà 3 punti a chi vince al sabato mentre chi fa pole nella versione più ortodossa conquista la gloria ma non i punti. E questo appare profondamene ingiusto. Quindi, con molto rispetto per il dibattito interno a Liberty Media, se verrà scelto un formato che sia per tutte le gare. E’ una questione di uniformità e, anche, di giustizia.