Sport da scoprire
La staffetta mista di atletica sarà la gara più coinvolgente di Tokyo 2020
Uomini e donne in corsa insieme? Qui può succedere ed è tutt’altro che un’operazione di facciata. Pronti al debutto olimpico della 4x400m: c’è anche l’Italia
Colpo di scena. Quando il velocista polacco Rafal Omelko è scattato in fuga da sette concorrenti donne, sembrava quasi una trovata pubblicitaria dai tratti carnevaleschi e non si sa bene quale tipo di product placement (profumo irresistibile? ti piace vincere facile?). Quando invece, all’opposto, la compagna di squadra Justyna Swiety-Ersetic ha raccolto il testimone contro altrettanti uomini, tenendo loro testa fino all’ultimo rettilineo con l’orgogliosa consapevolezza della sfida impossibile, tutto il Khalifa stadium di Doha si è alzato in un grido di ammirazione. E ha capito che la staffetta mista 4x400 metri – al debutto assoluto in quei Mondiali di atletica 2019, oggi per la prima volta alle Olimpiadi – è uno sport dannatamente avvincente.
Forse il primo per davvero inclusivo. Rispetto al doppio misto del tennis, per intenderci, dove più di tutto conta il feeling di coppia, qui c’è l’effetto squadra. Rispetto al biathlon, dove team da due maschi più due femmine competono in staffetta sin dal 2002 – e allo stesso modo a Tokyo esordirà anche la gara mista del triathlon –, qui viene ultimata la parità di genere. Quella dei fatti, senza retoriche del #MeToo. Primo: i quattro atleti si susseguono all’interno di un percorso equamente distribuito, 1600 metri in totale. Secondo, e vero elemento di scossa alla competizione: l’ordine di schieramento è a discrezione dei singoli partecipanti.
Si scateni allora la teoria dei giochi. Un po’ come l’eterno dilemma dei calci di rigore, su cui – lasciamo stare i salotti tv – c’è fior fiore di ricerca accademica: conviene serbare il tiratore migliore per ultimo o giocarselo per primo? L’atletica, nella breve storia della staffetta mista, risponde questo e quello. Partendo da un dato. Gli addetti ai lavori dicono che nei 400m piani gli uomini sono in media 6 secondi più veloci delle donne: un gap significativo, che la stragrande maggioranza delle squadre ritiene di sfruttare secondo la combinazione M-F-F-M. Dunque per lo sprint iniziale e finale.
Poi ci sono le eccezioni. Il brio dell’imprevedibile, almeno per chi guarda. Così la Polonia ai Mondiali 2019 scelse di mandare avanti i due maschi per poi concludere la finale al femminile (M-M-F-F). E torniamo a Swiety-Ersetic, l’ultima staffettista, chiamata a difendere una trentina di metri di vantaggio: chiuderà quinta in volata, ma va detto che fu una gara ad altissimi livelli – il record mondiale degli Stati Uniti, quello asiatico del Bahrein terzo, quello europeo della Gran Bretagna quarta e quello nazionale degli stessi polacchi, che pure si erano qualificati con il quinto tempo. Ergo, la disciplina non ha ancora elaborato una ricetta superiore alle altre. Meno male: venerdì, alle 13 italiane, all’Olympic stadium di Tokyo si comincia con le batterie e scopriremo quale sarà – se ci sarà – il prossimo team che oserà sperimentare.
Ne basta uno su otto corsie per sparigliare le carte. Verrebbe quasi da tifarlo a priori – sicuro in Qatar, leggere i commenti, la Polonia scatenò l’effetto simpatia e il suo attimo di celebrità –, se non fosse che in gara c’è anche l’Italia. Il quartetto azzurro formato da Edoardo Scotti, Giancarla Trevisan, Alice Mangione e Davide Re si presenta ai blocchi in gran forma e con l’etichetta dell’outsider, soprattutto dopo aver vinto i World athletics relays 2021. Lì non c’erano Team Usa e Giamaica: restano avversarie quasi proibitive. Ma sognare una medaglia si può. Anche perché nella staffetta, tra passaggi di testimone e cambi anticipati, gli imprevisti sono sempre stati dietro l’angolo. Senza contare il nuovo fattore gender, naturalmente.