Miho Nonaka, 24 anni, in gara per il Giappone (EPA/FRANCK ROBICHON)

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L'arrampicata debutta a Tokyo 2020. Uno spettacolo imprevedibile voluto dal Giappone

Francesco Gottardi

Roccia più indoor: nel paese che ospita le Olimpiadi è in corso un vero e proprio boom da sfruttare ai Giochi. Ma il torneo combinato – lead, speed e bouldering – è "come se imponesse ai maratoneti di fare i 100 metri, e viceversa"

Prendete Reinhold Messner, l’Uomo ragno e la Regina degli scacchi: il primo campione di arrampicata sportiva nella storia delle Olimpiadi sarà la loro miglior sintesi, tra realtà e finzione. Difficile a immaginarsi, ma è quello che impone la struttura del torneo che fa il suo esordio a Tokyo 2020, su iniziativa del Comitato organizzatore. Oggi iniziano i maschi, mercoledì le ragazze, giovedì e venerdì le finali.

 

Le gare sono tutto fuorché già scritte. Il Comitato olimpico internazionale ha infatti accolto la richiesta del Giappone, che aveva spinto per introdurre questa disciplina perché a Tokyo e dintorni il numero di appassionati è ormai salito alle stelle. Poi però le cose si sono rivelate più complicate del previsto: la formula scelta dal Cio è un torneo unico composto da tre categorie, lead climbing, speed e bouldering. Vince chi figura meglio nella classifica combinata. Che sarebbe come “chiedere a un maratoneta di correre i 100 metri, e viceversa”, hanno commentato gli addetti ai lavori. Per Parigi 2024 si starebbe studiando un evento separato per la gara di velocità. Ma intanto, per queste Olimpiadi les jeux sont faits

 

Lead climbing

È ciò che più si avvicina al capocordata dell’alpinismo classico – quello in stile Reinhold Messner, per intenderci. Atleti imbragati, gesso dietro la schiena, moschettoni. È il format più lento, da nervi saldi e resistenza. Obiettivo: arrivare il più in alto possibile, che all’Aomi urban sports park di Tokyo equivale a 15 metri. Il percorso è a discrezione dei climber, che prima della gara possono studiare le caratteristiche della parete inedita. Ma hanno un solo tentativo a disposizione: quando si cade è finita. Uno sguardo ai fuoriclasse da battere: Adam Ondra dalla Repubblica Ceca e la slovena Janja Garnbret, mentre il Giappone può contare su Kai Harada e Tomoa Narasaki. E noi su Laura Rogora: romana di vent’anni, già campionessa del mondo di lead.

 

Speed

Uno contro uno lungo due pareti affiancate e identiche, passa il turno chi è più rapido a premere il pulsante d’arrivo. Per 15 metri di muro, il record mondiale è di 5,208 secondi per gli uomini e 7,1 per le donne. Roba da Spiderman, ma al posto della ragnatela c’è anche qui una corda a tutela dei concorrenti. L’Italia si presenta con il numero uno del ranking Ludovico Fossali, ma sarà dura: questa è la disciplina dove i grandi favoriti della combinata cercheranno di cascare in piedi, perché richiede fondamentali completamente differenti dalle altre due categorie. All’opposto, gli specialisti dello speed giocano ‘in casa’ solo una volta su tre.

 

Bouldering

Si tratta dell'arrampicata creativa, chi non la conosce rimarrà sorpreso. Prima della gara i climber devono attendere in un’apposita Isolation zone, che non ha niente a che fare con le procedure anti-Covid ma serve invece a tenerli all’oscuro dalla parete: più bassa delle altre due – 4 metri e mezzo –, è una vera e propria serie di rebus su roccia. In una manciata di secondi gli atleti devono analizzare i quattro boulder, composti da presa di partenza, checkpoint e cima. “Si scalano una volta con la testa e una volta con il corpo”. Liberi, senza protezioni né obblighi di tragitto salvo il cuneo finale. Ci sono a disposizione quattro minuti per ciascun puzzle, e in quel lasso di tempo tentativi infiniti – ma più ce ne vogliono, più salgono le penalità. È una partita a scacchi di agilità pura, dove le caratteristiche dei concorrenti emergono nelle loro scelte, che variano da balzi felini a morbidi piegamenti laterali, come fiori al vento.

 

È qui che i padroni di casa dominano la categoria: ai World beach games 2019, tra maschile e femminile, il Giappone si prese due ori e un argento. Harada e Narasaki sono gli atleti migliori per ripetere l’exploit, insieme a Miho Nonaka che tra tutte le partecipanti a queste Olimpiadi è l’unica sempre presente fra le prime 30 del ranking di ciascuna specialità. Dall’Europa, Ondra e soprattutto Garnbret sono fortissimi pure nel bouldering e restano i candidati numeri uno per rovinare la festa nipponica. Ma mai come a Tokyo, l’arrampicata vincente sarà questione di equilibrio.

 

L'esplosione dell'arrampicata in Giappone

Per quanto l’immaginario tutto ninja e supereroi possa suggestionare, il Giappone non vanta una speciale tradizione con le pareti. Yuji Hirayama, leggenda locale e pioniere della disciplina, racconta che negli anni ’80 per esercitarsi era costretto a scalare le mura dei castelli del periodo Edo, “perché non esistevano le strutture”. Le cose però sono cambiate in pochissimo tempo. Il titolo mondiale di Hirayama – nel 1998, primo asiatico della storia – diede l’esempio da seguire. Poi iniziarono a spuntare le palestre: secondo the Japan Times, nei primi anni Duemila erano una cinquantina in tutto il paese. Oggi sono oltre 600. Come negli Stati Uniti, in un territorio 26 volte più piccolo. E coinvolgono uomini, donne, giovanissimi.

 

Il detonatore della mania? Paradossalmente è dovuto a un problema: i prezzi degli affitti a Tokyo e dintorni sono molto elevati. Così gli esercenti, per risparmiare spazio e denaro, si sono dovuti ingegnare incastrando le pareti indoor secondo percorsi sempre più angusti e impegnativi. Il risultato è che le palestre nipponiche sono particolarmente ricercate. Mentre fuori, sulla via delle Trentasei vedute del monte Fuji dipinte da Hokusai, la fortuna naturale del Giappone è il complesso roccioso di Mizugaki, nella prefettura di Yamanashi: un vero paradiso per i climber di tutto il mondo, grazie a numerose falesie dalle conformazioni ideali per esercitarsi ad alti livelli. Si capisce allora che il paese ospitante abbia puntato sull’arrampicata, per fare incetta di medaglie con i nuovi sport olimpici come per altro appena accaduto nello skateboard. Rispetto alle acrobazie con la tavola, c’è però qualche incognita in più. Tre, come minimo.

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