Cerchi magici
L'Olimpiade, un grande spot per la famiglia
Viviana aveva 18 anni quando corse col suo Marcell in grembo. Quella di Gimbo 30, e pensava di averlo perso. A Tokyo 2020 sono andate a medaglia anche le mamme senza paura
“Compiva sedici anni quel giorno la mia mamma”, cantava un poeta. La sua di mamma invece, Viviana, quando è nato di anni ne aveva diciotto. Ma fa lo stesso, vuol dire che ne aveva sedici anche lei quando era partita senza voltarsi indietro, verso la vita laggiù nel Texas, verso la libertà insieme al suo soldato Lamont. “Conobbi il padre di Marcell a Vicenza, era un militare dell’esercito americano, io avevo sedici anni e lui diciotto”. Correre assieme al suo amore, e battere anche un sacco di coetanee, italiane o americane che fossero, al traguardo della maternità. In quello sprint della giovinezza che laggiù in America, anche per il pundit Barack Obama, è soltanto il momento in cui la gravidanza è “un errore” da rimediare, a cui non si può condannare nessuna ragazza. Niente l’ha messa al sicuro, è soltanto la vita. E’ andata a sbattere su un addio per colpa delle armi, quando Lamont partì per la Corea, e sulla realtà meno poetica di un ritorno a casa, a Desenzano sul Lago di Garda. Ma non sconfitta, e non da sola. Con Marcell, il suo bambino che non aveva nemmeno un mese: “Gli ho dovuto fare da padre e madre, ha avuto anche problemi fisici da piccolo”.
I dieci minuti di Marcell Jacobs, l’uomo più veloce del mondo, e di Gianmarco Tamberi, l’uomo che salta più in alto, sono già leggenda e racconto infinito. Ma c’è una storia altrettanto bella. Oggi Viviana Masini di anni ne ha 44, è la mamma di Marcell Jacobs, e intanto che le immagini di suo figlio e di Gimbo Tamberi che si abbracciano col tricolore facevano il giro del mondo, lei ha fatto il giro di tutte le interviste. Non che le importasse, si leggeva negli occhi sornioni, il suo sogno l’aveva già avuto: “Era un desiderio che avevo nel cuore per mio figlio. E’ riuscito a raggiungere il suo sogno, se lo merita dopo tanti sacrifici e una vita tortuosa, con tante difficoltà”. Complice la gestione olimpica di Rai 2, così simile a tutte le vite in diretta del pomeriggio tv, i tinelli delle famiglie degli atleti sono diventati i commenti più ricercati. Le storie di Marcell, di Gimbo, di Vito Dell’Aquila, di Maria Centracchio sono diventate un inno alla famiglia italiana, tradizionale o allargata che sia.
E’ un’Olimpiade di papà in lacrime e mamme orgogliose e felici. Tutti con una bella storia da raccontare. Quella di Viviana Masini è una delle più belle, non soltanto perché suo figlio è l’uomo più veloce del mondo. “Da lì è nata una sfida tutta nostra, ero una giovane mamma con un figlio da crescere e la cosa più bella è che attraverso la crescita di Marcell ho avuto la possibilità di vivere una nuova vita, nuovi orizzonti”. La moglie del soldato, la madre del campione. Una storia che è un inno alla vita, che non vuol dire inno pro life ma ha tante cose da dire, a volerle ascoltare, a una società in cui ormai mettere al mondo un bambino, soprattutto se sei giovanissima, soprattutto se tutto è così instabile, soprattutto se tutto promette di essere anche una fatica, una sofferenza, una sfida, è escluso dall’orizzonte delle possibilità. Il pensiero dominante delle “cattive ragazze” (ma per i ragazzi non è tanto diverso) di cui raccontava Ritanna Armeni sul Foglio qualche tempo fa non solo è “child free”. L’idea di avere un figlio, e tenerselo, e crescerlo fosse soltanto per sé, non è più nemmeno contemplata, è una mitologia incomprensibile che appartiene al passato di un’illusione. O di una costrizione.
Viviana racconta un’altra storia. E persino quella di Marcell con suo padre, il soldato che il bambino non ha mai voluto vedere, considerare. Non ha mai nemmeno voluto imparare bene l’inglese, così per tenere inconsciamente le distanze. Lo spot perfetto per togliersi dalla testa l’idea di avere figli, un domani. Invece Marcell ne ha già tre. Cosa dirai ai tuoi bambini? “Di non farmi arrabbiare, perché sono veloce e non riuscirebbero mai a scapparmi”, ha detto nelle prime interviste, ed è scoppiato a ridere come solo un uomo, un padre, felice può fare.
Marcell e sua mamma, Gimbo e la sua, che si chiama Sabrina Piastrellini e aveva trent’anni quando lo ha avuto. E pensava di averlo perso, negli ultimi anni duri dopo l’incidente che gli aveva negato Rio 2016. E poi Gimbo e suo padre: il suo allenatore, il suo amico-nemico. “L’avevo visto subito quando si è presentato allo stadio”, ha detto sua mamma con l’intuito di chi lo aveva già ritrovato: “Aveva un bel sorriso e non più quella rabbia che l’aveva contraddistinto ultimamente. Sembrava come si fosse incastrato. Ha svoltato trovando una strada diversa”.
C’è da soffrire, per arrivare. Solo i fessi che nemmeno ascoltano dicono che la parola “soffrire” è uno scandalo. Invece queste due luccicanti medaglie d’oro, le loro fidanzate, le loro mamme, dicono un sì alla vita pieno, che non schiva la sofferenza. Nessuno a Viviana aveva promesso che fosse tutto perfetto quando aveva diciotto anni, nessuno aveva promesso a Marcell che un giorno avrebbe avuto i nomi di tre figli tatuati sul petto. Così presto, a 26 anni. Eppure è bella così la vita, bisogna “soffrire, rischiare, provare, giocarsela”. Il sito Donna Pop scrive: “Viviana Masini non risulta attiva su Instagram”. Il che se è vero è una notizia, e anche un’altra medaglia: “L’ho visto passare il traguardo tante volte, ma oggi ha passato il traguardo del Paradiso. Da piccolo gli dicevo che avrebbe raggiunto Usain Bolt, e ce la stiamo facendo”.