Dannati quarti. A Tokyo 2020 l'Italia esce dal tabellone di tutti gli sport di squadra
Dopo l'eliminazione, ieri, della Nazionale di volley e basket maschile, sono arrivate quelle nella pallavolo femminile, nella pallanuoto e nel beach volley. Qualche attenuante e molta delusione
Stancamente qui ad aspettare un’altra estate di belle speranze, poi arrivano i quarti di finale in tutte le discipline olimpiche di squadra e per l’Italia è un tonfo senza precedenti. Tra martedì e mercoledì entrambe le selezioni del volley, quella del beach, del basket e della pallanuoto maschili sono state spazzate via dalle rispettive avversarie (Argentina, Serbia, Qatar, Francia e ancora Serbia), con presupposti differenti e relative attenuanti, ma senza sconti nell’esito. La passione popolare per gli sport della palla, esaltata solo l’11 luglio a Wembley con la vittoria degli Azzurri del calcio, viene così mortificata nel giro di 24 ore: i quarti di finale comuni colonne d’Ercole, limite invalicato e cancello sbarrato alle medaglie.
Da dove cominciare? Dalla delusione forse più cocente, quella del volley femminile: partite per disputare un grande torneo, le atlete allenate da Davide Mazzanti avevano esordito con un perentorio 3-0 alla Russia, poi un set concesso alle turche, un nuovo franco successo contro l’Argentina, prima della balbettante debâcle contro la Cina già eliminata, e nel tie-break regalato alle statunitensi. Lo scontro diretto con la Serbia campione del mondo ha liquidato le azzurre in poco più di un’ora. La decisione di panchinare le capitane Sylla e Chirichella, la rinuncia a Raphaela Folie, la vena intermittente della portabandiera Paola Egonu e la regia basic di Lia Malinov hanno avvalorato il sospetto che la squadra sia stata sopravvalutata fin dalla partenza per Tokyo, caricata di pressioni in quanto individuata sicura portatrice di medaglia, sulla scorta dei risultati (soprattutto) dell’Imoco Conegliano. La verità del campo è che le serbe sono ancora le più forti.
Restando a bordo rete, dai maschi ci si attendeva una prestazione nei paraggi dell’argento di Rio: invece fin da subito hanno faticato contro il Canada, lasciando due evitabili set agli avversari, per soccombere nettamente alla Polonia di Leon (altra delusa dei quarti). Le vittorie 3-1 contro Giappone e Iran erano il minimo sindacale per il sestetto di Blengini, ma la cifra degli ex vicecampioni olimpici è emersa nella sconfitta al tie break contro l’Argentina: un gap caratteriale, di concentrazione e cattiveria agonistica che non copre la forma precaria di Zaytsev, Giannelli e Juantorena. Unico raggio, si è rivelato al mondo il talento del 19enne mancino Alessandro Michieletto, martello sopra il quale il nuovo ct Fefè de Giorgi costruirà la sua selezione.
Più indulgente il giudizio relativo al basket: agguantate le Olimpiadi grazie all’impresa di Belgrado, con l’innesto di Gallinari reduce dalle finali di conference NBA, i dodici di Sacchetti hanno gettato sul parquet applicazione, entusiasmo e strenua resistenza, nonostante i gap fisici e di esperienza rispetto ai rivali. Il fondamentale successo contro la Germania, la prova gagliarda con l’Australia poi semifinalista, il sospiro di sollievo negli ultimi dieci minuti opposti alla Nigeria hanno consegnato i cestisti alla scelta casuale tra i professionisti americani, la Francia capace di batterli e la Slovenia del sensazionale Dončić. E Francia è stata, minacciosa e attrezzata, ma irretita dal recupero azzurro fino alla tripla lasciata da Ricci sul cerchio, rimpianto per lo switch di un incontro segnato solo nel finale. Restano nitidi i brividi per la verve di Pajola, la freschezza di Mannion, la maturità di Fontecchio, i colpi di Tonut, il senso del match di Polonara, Melli spesso decisivo; rimane anche la consapevolezza che un passo in più non fosse impossibile.
In assenza del Setterosa, la pallanuoto maschile in transito dall’ultima generazione luminosa (argento a Londra, bronzo a Rio) ha portato a termine tre rimonte nel girone, segno di forza mentale e qualità dosate. Alle Olimpiadi però si affronta il gotha internazionale, per cui la Serbia plurititolata e ancora in piena fioritura ha avuto buon gioco nei soliti, maledetti quarti di finale.
Fatali infine, oggi, alla quotatissima coppia Daniele Lupo–Paolo Nicolai, argento a Rio dietro ai brasiliani (qui eliminati prima del tempo): il loro percorso netto nel tabellone vincente si è arenato ai bastioni di Cherif-Ahmed, qatarioti di nascita africana dalle lunghe leve e dall’impressionante potenza. Anche per il collaudato duo azzurro l’attesa era elevata, la resa per inferiorità abbastanza manifesta. A quattro giorni dalla fine dei Giochi, l’Italia degli sport di squadra stringe in mano solo un pugno di sabbia e un pugno di rabbia.