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Il Cio sociosanitario

Maurizio Crippa

Ai Giochi dell’inclusione e delle crisi psicologiche le vere star sono diventati gli strizzacervelli

In attesa di vedere se dopo i rosiconi inglesi e quelli americani arriveranno pure i rosiconi della Nuova Zelanda a pescare nel torbido delle accuse di doping, noi italiani, travolti dall’insolito destino di un medagliere a questo punto insperato, ci godiamo un oro a vela e anche la gigantesca volata del ciclismo su pista, sport antico e spettacolare (e telegenico, per giunta: qualcuno prima o poi se ne accorgerà?). Guidato da Filippo Ganna, il quartetto con Francesco Lamon, Simone Consonni e Jonathan Milan non solo s’è conquisto la finale, ma ha realizzato un primato mondiale da urlo, roba che non succedeva da un pezzo. Gran soddisfazione per Ganna, che sulla strada, nella “sua” cronometro, aveva invece sofferto il morso amaro della delusione.

 

Strane Olimpiadi, queste di Tokyo, e non solo per il Covid e il posticipo. Passeranno alla storia anche come l’edizione dei Giochi in cui la psicologia ha preso il sopravvento, s’è capito che allenare i muscoli conta fino a un certo punto, atleti e staff hanno dovuto puntare sui cervelli e, ancora di più, massaggiare le anime. Nicoletta Romanazzi, “mental coach” di Marcell Jacobs, ha spiegato il vero segreto, altro che doping, dell’uomo più veloce del mondo: risolvere il rapporto con il padre e imparare a respirare.

 

Simone Biles è stata il simbolo di Rio 2016 e lo sarà anche di Tokyo 2020, ma per tutt’altra via. Ieri ha vinto la sua medaglia minore, un bronzo, sulla trave: l’unica specialità che le mancava. E’ stata la sua medaglia di consolazione, ma di consolazione vera, dopo essere passata per le mani di due psicologi: stavolta ha gareggiato per sé, dopo aver attraverso il suo intimo inferno e dopo aver raccontato i suoi “twisties”, quei disturbi che l’avevano costretta alla resa: un blocco mentale in cui si perdono i punti di riferimento spaziali. A scatenarlo possono essere traumi anche lontani nel tempo, spiegano medici e psicologi, le vere medaglie d’oro del momento. Nei Giochi dell’inclusione, abbiamo visto atlet* che sono crollat* e atlet* che hanno trovato chissà dove, dentro di sé o nelle persone amate, la forza di imprese incredibili. Il futuro del Cio sarà trasformarsi in un centro psico-sanitario. Come diceva un grande sportivo della tivù: Allegria!

 

  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"