Paola Egonu (LaPresse)

Paola Egonu, l'allenatore nel pallone, la psicologia

Maurizio Crippa

Davvero si perde per colpa dei social? Domande sulla “melma”, che esiste

Ci sono le Olimpiadi del Grande Riscatto: Massimo Stano, Gimbo Tamberi,  Vanessa Ferrari e altri ancora. E ci sono le Olimpiadi in cui arrivi con la medaglia già al collo e fai un capitombolo prima di arrivare al podio. Ci sono le Olimpiadi dello sport come sintesi estremissima dell’individualismo, la solitudine del numero primo, di modo che il crollo, quando arriva, è tutto tuo: Simone Biles, Naomi Osaka e altri ancora. Poi ci sono le Olimpiadi dove il crollo è di squadra. Quest’anno gli sport di squadra, maschili e femminili, sono stati il grande crollo italiano: basket, volley, pallanuoto. Nel calcio manco c’eravamo. Vogliamo dare la colpa a un giocatore, o a una giocatrice, soltanto?

 
Poi c’è anche l’allenatore nel pallone. Anche se, nella fattispecie, leggero come una palla da volley. Davide Mazzanti, il ct della pallavolo femminile, l’ha buttata forse un po’ troppo in supercazzola: “Questa esperienza negativa può trasformarsi in una palestra che ci allenerà per il futuro. Ho raccomandato alle ragazze di staccarsi da quello che le circonda, perché la melma quando arriva, arriva; ed è dura levarsela di dosso”. Voleva dire questo: “Staccarsi dai social è più difficile per loro che per me”.

 

Eliminate per colpa dei selfie? Messa così sa un po’ di scusa, del resto il suo quasi omonimo Mazzarri, all’ultima disastrosa partita con l’Inter, disse che stava andando tutto bene, “poi però si è messo a piovere”. Ma è vero che mai come in queste Olimpiadi il contorno, il contesto, il commento senza filtri di milioni di persone ha mostrato di poter condizionare la psicologia di una gioventù, questo poi è, sovraesposta.

  
Poi c’è lei, Paola Egonu. E anche i più distratti, solo a sentire il nome, capiscono che non è solo una giocatrice di volley. Che è più che la più forte pallavolista del mondo. Non staremo a ricapitolare tutti i perché: vanno tutti a suo merito. Ma quando Mazzanti dice che “la melma quando arriva, arriva; ed è dura levarsela di dosso”, è probabile che alluda soprattutto a lei, e alla storia della sua sovraesposizione: “La melma”. Non staremo a ricapitolare.

    
Tutto si può dire di Paola Egonu, tranne che ci si sia ficcata da sola. A parte una un po’ sciagurata auto-candidatura a portabandiera olimpica italiana, favorita da una “alzata” anche più sciagurata, in un’intervista del Corriere della Sera, dove si erano messi in testa di intestarsi la battaglia olimpico-inclusivista, diciamo così. (E fa un po’ ridere che il quotidiano che più aiutò a trasformare Egonu in qualcosa d’altro e di più di un’atleta, ieri sia stato proprio quello che più ha rilanciato le critiche sulla sovraesposizione: “Ci veniva di scrivere ‘meno social e più schiacciate’, ma con il dubbio di essere troppo cattivi. Mazzanti sdogana invece questa idea”. Se la vedranno tra loro). 

  
Ma al netto di tutta questa fuffa per molta parte mediatica, c’è lei,  Paola Egonu. E c’è la schiuma dei social che quando monta, monta. I social che possono colpirti anche se non ascolti, anche se non rispondi. Quanti casi, e con esiti molto più tragici di una mancata medaglia, conosciamo di persone colpite, persino fisicamente annientate, dalla “melma” dei social? E’ un tema serio, è un allarme serio, quale che sia il tono usato da Mazzanti, quale sia la verità interiore di Paola Egonu, della sua “crisi” sportiva, del suo dolore evidente.

  
(Poi c’è un’ultima nota, sia detta senza particolare cinismo: se sei uno sportivo, o una sportiva, che ambisce alla cima dell’Olimpo, se l’esposizione mediatica fa parte della vita e del  lavoro che hai scelto, è un prezzo da pagare e bisogna saper resistere. What else? Poi, negli sport di squadra, si sa che alla fine l’unica cosa che conta è che la palla è rotonda).
 

  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"