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Il Foglio sportivo - Calcio e finanza

Il PSG e il fair play finanziario

Matteo Spaziante

Il bilancio dei parigini potrebbe essere in perdita per oltre 200 milioni, senza contare l'affare Messi. Soluzioni? Fondi massicci dal Qatar, qualche cessione importante e un “aiutino” involontario della Lega francese

Abbiamo sempre rispettato il Fair Play Finanzario. E lo rispetteremo sempre”. Parola di Nasser Al-Khelaifi, numero uno del Paris Saint-Germain. Frasi che hanno fatto alzare numerosi sopraccigli tra chi ascoltava la conferenza stampa di Lionel Messi, l’ultimo colpo di un’estate caldissima per il club francese. Donnarumma, Hakimi, Wijnaldum, Sergio Ramos e la Pulce: spesa complessiva in cartellini 60 milioni (per il solo Hakimi dall’Inter), 80 milioni in più per gli stipendi netti che vanno ad aggiungersi a quelli che il PSG già pagava ai vari Neymar (35 milioni) e Mbappè (18), tra gli altri, per una formazione titolare potenzialmente da oltre 160 milioni di monte ingaggi.

 

“E il Fair Play Finanziario?”, è l’osservazione che fanno in molti. Perché certo, l’aggiornamento delle norme per superare la pandemia ha allentato la stretta di un controllo economico su cui comunque già c’erano molti dubbi nelle stagioni precedenti, alla luce anche del comportamento dello stesso PSG. La principale scelta dell’Uefa sul FPF nell’epoca Covid è stata quella di unire le stagioni 2020 e 2021: in caso di rosso a bilancio, i deficit vengono sommati e suddivisi a metà, oltre al fatto che l’Uefa non terrà conto delle perdite legate al Covid.

Il PSG, tuttavia, arriva da un bilancio 2020 chiuso con un rosso di 174 milioni e potrebbe perdere oltre 200 milioni anche nel 2021, il tutto aspettando l’impatto di Messi nel bilancio che chiuderà al 30 giugno 2022. Come superare le difficoltà? Non solo tramite i fondi messi a disposizione dalla proprietà del Qatar (con sponsorizzazioni su cui non sono mancati i dubbi anche della stessa Uefa), ma anche tramite le cessioni (il club punterebbe a incassare intorno ai 200 milioni dai vari esuberi) e con un “aiutino” involontario della Lega francese, che lo scorso dicembre ha rinviato al 2024 l’obbligo di rispettare il tetto salariale (fissato al 70 per cento dei ricavi) viste le difficoltà legate alla pandemia. “Volevo ringraziare Nasser Al-Khelaofi per aver reso possibile questo sogno”, ha detto Vincent Labrune, presidente della Lega calcio francese. Il tutto mentre la Liga spagnola non elimina i paletti economici e guarda allontanarsi Lionel Messi verso la Francia.

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