Il Foglio sportivo
Inizia una nuova èra per la Liga
L’addio di Messi e i problemi di Barcellona e Real Madrid possono mutare mutare gli equilibri del campionato
Con una geniale trovata comunicativa Joan Laporta diede una forte scossa alla campagna elettorale per la presidenza del Barcellona. Il suo team individuò uno spazio pubblicitario libero su un edificio a pochi passi dal Santiago Bernabeu e piazzò lì una gigantografia del candidato da 50 metri di altezza e 20 di larghezza, accompagnata dalla scritta “Voglia di rivedervi”. Un richiamo ai fasti della sua gestione tra il 2003 e il 2010, ma anche una garbata provocazione agli odiati rivali con lo scopo di galvanizzare soci e tifosi blaugrana. Era il dicembre del 2020, la disastrosa gestione societaria di Bartomeu si era conclusa e il rinnovo del contratto di Messi sembrava una semplice formalità.
In otto mesi tutto è cambiato. L’argentino non è più il 10 del Barcellona, ma veste la maglia numero 30 del Paris Saint-Germain e il futuro economico e sportivo del club catalano è in bilico. E strettamente collegato a quello del Real Madrid. I destini di Joan Laporta e Florentino Perez si sono uniti nella convinzione che il monopolio dell’Uefa debba cessare e nella speranza che la Corte di Giustizia dell’Ue giudichi fondate le questioni poste dal Tribunale di Madrid. L’asse fra le due società ha retto anche di fronte alla più complessa delle prove: accettare l’accordo della Liga con il fondo inglese Cvc. Il Barça ha vacillato cullando la speranza che questo avrebbe liberato le risorse necessarie per rinnovare il contratto a Messi. Poi Laporta è tornato all’attacco della Liga. Pochi giorni dopo Perez ha annunciato che farà causa a Cvc e a Javier Tebas, il presidente dell’organizzazione del calcio professionistico spagnolo: il costruttore ritiene che l’affare rappresenti un’appropriazione indebita.
Intanto, mentre le altre 40 squadre, tra Primera e Segunda División, ragionano su come spendere i tanti soldi ora a disposizione (il 70 per cento sarà destinato alle infrastrutture), la Liga 2021/22 ha preso il via ieri con l’anticipo Valencia-Getafe.
Un campionato ripartito con un appeal ben diverso rispetto a un anno fa, senza Messi e Sergio Ramos, antagonisti ora alleati. Dal cast era era già uscito Cristiano Ronaldo e chi nelle intenzioni avrebbe dovuto sostituirlo, Eden Hazard, non è riuscito a essere all’altezza della sceneggiatura scritta per lui: l’oneroso investimento per il belga ha prodotto la miseria di 30 presenze e 4 reti in due anni.
Archiviata almeno per qualche mese la Superlega, le due big di Spagna hanno operato sul mercato tenendo presente la normativa nazionale del fair play finanziario. Ad aprile ogni club comunica gli introiti attesi e a partire da questo dato la Liga calcola il monte ingaggi. Più alti sono i costi, tra stipendi e ammortamenti, più il budget si restringe e così, meno esuberi si riusciranno a piazzare in giro più sarà difficile migliorare la rosa. Lo sprofondo dei conti del Barça è iniziato il 3 agosto 2017, quando Neymar viene comprato dal PSG e nella disponibilità dei blaugrana entrano 222 milioni euro: acquisti come Dembelé, Semedo, Coutinho, Arthur, Malcom e Griezmann pesano ancora sul bilancio senza che sul piano tecnico se ne siano percepiti i benefici. Il Real Madrid, invece, ha chiuso i conti in attivo grazie alle cessioni, avvenute nelle scorse due estati, di giocatori provenienti dal suo settore giovanile, tra cui Reguilón, Hakimi, Theo Hernandez, Marcos Llorente e Oscar Rodriguez. A meno che non accada qualcosa di clamoroso – il sogno è Mbappé – Ancelotti dovrà cercare di rivitalizzare chi, come Bale, Isco, Asensio e il già citato Hazard, ha stentato negli ultimi anni.
Tra le difficoltà delle due squadre storicamente più vincenti si è inserito ancora una volta l’Atletico Madrid, compagno d’avventura meno intransigente per la creazione della Superlega. I campioni di Spagna in carica hanno avuto la bravura di rigenerarsi sportivamente, affrontando un doveroso ricambio generazionale pur rimanendo fedeli alla propria identità. Il principale artefice della crescita del club e della continuità della squadra è anche il tesserato più pagato dell’intera Liga: Diego Simeone, con i suoi 24 milioni di euro l’anno. Malgrado un aumento di capitale da 182 milioni a giugno, necessario dopo che i debiti dei colchoneros avevano oltrepassato la soglia degli 800 milioni, l’imperativo della società è diventato quello di “ridurre al minimo gli investimenti sui calciatori”. Tradotto: solo De Paul dall’Udinese per 35 milioni.
Al calcio spagnolo, tuttavia, non mancano le ragioni per guardare al futuro con ottimismo. Per il diciottenne Pedri sono stati solo tre i giorni di stacco fra l’usurante stagione appena conclusa – 73 partite in dieci mesi – e il primo allenamento in vista dell’esordio in campionato del Barça contro la Real Sociedad. Luis Enrique agli Europei lo ha tenuto sempre in campo tranne che per i due minuti finali nei tempi supplementari contro la Svizzera. Assieme a lui Pau Torres, Eric Garcia, Dani Olmo e Oyarzabal, archiviati i rigori di Wembley contro l’Italia, hanno preso parte alla spedizione olimpica che si è conclusa con la medaglia d’argento. Il Paese continua a sfornare calciatori di qualità, il lavoro dei vivai mette sempre le rappresentative giovanili nelle condizioni di competere e spesso di vincere titoli.
Se sul mercato le squadre spagnole più blasonate sembrano esercitare il proprio fascino solo attraverso operazioni a parametro zero, resiste comunque una media borghesia che continua a centrare risultati in virtù di una riconosciuta solidità societaria e di una programmazione chiara: è il caso delle ultime due vincitrici dell’Europa League. Da un lato il Siviglia, che beneficia dello scoutinge sulle intuizioni (raramente stonate all’ombra della Giralda) del ds Monchi, e i cui principali azionisti un anno e mezzo fa hanno potuto incassare il triplo dei dividendi. Dall’altro il Villarreal, una squadra espressione di una comunità di 50 mila abitanti in provincia di Castellón, retta e gestita da un imprenditore illuminato come Fernando Roig, che rilevò nel 1997 un club con più dimestichezza nella terza che nella seconda serie, mentre ora può permettersi di estendere fino al 2027 il contratto a uno degli attaccanti spagnoli più forti, Gerard Moreno. Non male per questa complicata prima Liga d.M. (dopo Messi).