La strana estate romana sospesa di Roma e Lazio

Giorgio Coluccia

I nuovi allenatori di giallorossi e biancoazzurri hanno animato i sogni della Capitale. Quelli che il calciomercato ha un po' ammosciati. Cosa devono aspettarsi da questa Serie A le romane?

Non è ancora chiaro quanto piacere generi quest’attesa, ma l’estate romana è rimasta inchiodata alla febbre degli annunci. I due nuovi gladiatori sono arrivati presto, prestissimo, con Sarri alla Lazio annunciato prima dell’inizio degli Europei (il 9 giugno) e Mourinho alla Roma addirittura quando il campionato scorso (il 4 maggio) si stava ancora disputando. Un uragano di reazioni e voli pindarici per due scelte rivoluzionarie, di forte impatto mediatico, date in pasto a una città che da sempre fagocita quei sogni coltivati a palla ferma.

Da sabato il pallone torna a rotolare in Serie A, i dubbi quasi rimpiazzano un’attesa non alimentata dalle (poche) operazioni sul mercato e da un mantra illusorio che prevede automaticamente grandi campioni alla corte di grandi allenatori.

 

In casa Lazio, per la prima volta in 17 anni di presidenza, Lotito ha scelto un allenatore che ha già vinto uno scudetto. Però è ben lontano dal soddisfare le aspettative legate ai dogmi tattici dell’ex tecnico juventino, pronto a rinunciare anche a Correa come dimostrano i rinforzi offensivi del mai sbocciato Felipe Anderson e dell’ex romanista (proprio così) Pedro, primo calciatore ad attraversare il Tevere da una sponda all’altra dai tempi di Perrone nel 1981. L’ennesimo parametro zero, stessa formula adottata per portare Hysaj a Formello, un fedelissimo del toscano sin dai tempi di Empoli.

Sul versante giallorosso invece si è speso molto, tanto di più. La Roma è già a quota 98 milioni di euro per gli affari in entrata, sospinta dall’impazienza e dall’impronta manageriale di Mourinho, uno abituato all’inglese, ossia a veicolare fortemente le scelte dirigenziali come dimostra il salato assalto ad Abraham in tandem con il d.g. Tiago Pinto, pressato sino allo sfinimento. In più bisogna metterci l’entusiasmo e le ambizioni di una proprietà giovane, appena entrata nel magico mondo del costosissimo pallone e alla prima vera estate di decisioni cruciali, dopo che un anno fa la Serie A era stata messa sottosopra da una finestra di mercato inedita e da una soluzione di continuità nulla tra i campionati post lockdown. Nonostante le spese vicine alla tripla cifra, lo Special One ha iniziato a sobillare gli animi, con il fine ultimo di abbassare le aspettative e ridimensionare gli obiettivi: “Mi piacerebbe avere altri giocatori per equilibrio ed esperienza, ma serve tempo. Se non arriveranno ora, arriveranno a gennaio o la prossima estate” ha dichiarato per dilatare l’orizzonte temporale e guadagnare tempo.

Da molti lo sbarco di Mourinho nella Capitale è stato paragonato a quello in pompa magna di Capello nell’estate del 1999, portato da Sensi in panchina prima di acquistare i vari Montella, Nakata, Batistuta, Samuel ed Emerson. Un’unica operazione monstre finalizzata a raggiungere l’apice, con lo scudetto vinto il 17 giugno 2001 dopo l’esaltante duello contro la Juve.

Le ultime parole a briglie sciolte di Sarri risalgono invece alla sua presentazione, un mese e mezzo fa. I proclami di circostanza, a cui poi non hanno fatto seguito altrettante mosse societarie: “Questo club può tirar fuori le mie caratteristiche migliori: anche se ci manca qualcosa. Qui vedo i presupposti per giocare il calcio che piace a me”. A questo proposito si spiega il certosino lavoro svolto su Lazzari, da riconvertire da esterno a tutta fascia a terzino per il 4-3-3, e su Immobile, chiamato a rivivere l’adattamento con Mancini vista l'affinità tra i due modi di giocare. Insomma, l’estate romana è destinata a chiudersi tra adeguamenti ed esperimenti dopo esser cominciata nell’euforia generale: a ben pensarci, un film già visto seppur con attori diversi.

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