Il Foglio sportivo - Calcio e finanza
Messi boom, la fake news sulle magliette vendute
Sui social sono circolate voci incontrollate sull'effetto Leo: "L’andamento delle vendite è stato fenomenale, ma siamo molto lontani dal milione di maglie vendute", smentisce il Psg
Nemmeno Lionel Messi “si ripaga con le magliette”. Uno dei grandi cliché del calciomercato estivo, quando si parla dei super colpi dei top team, è l’impatto del merchandising sui ricavi delle società: un peso che esiste, ma che rimane comunque molto relativo. Nei giorni scorsi, sui social è circolata la cifra di oltre 800mila maglie vendute dal Paris Saint-Germain con il nome di Lionel Messi in pochi giorni. Ma la stessa società parigina è intervenuta a smentire: “È pazzesco arrivare a queste cifre”, il commento del direttore marketing del Psg, Fabien Allègre a L’Equipe.
“Sì, l’andamento delle vendite è stato fenomenale, ma siamo molto lontani dal milione di maglie vendute. Nelle ultime due stagioni, è stato con tutte e quattro le divise che abbiamo raggiunto il milione di maglie vendute”. Basti pensare che nel 2017/18, l’anno di arrivo di Neymar e Mbappè a Parigi, in tutta la stagione il club aveva venduto poco più di 800mila magliette. Il tutto senza considerare che, comunque, i singoli club non incassano l’intera cifra pagata dal tifoso al negozio per la maglietta.
L’esempio in questo caso è il Manchester United: l’accordo con Adidas del 2015 garantisce al club 75 milioni di sterline annui come ricavi, indipendentemente dal numero di maglie vendute. Una cifra importante, con il brand tedesco che quindi ha pieno diritto di incassare i proventi della vendita delle divise. Con la possibilità, per lo United, di beneficiare del pagamento di una royalty aggiuntiva al superamento di una determinata soglia di vendita: in sostanza, superati i 75 milioni di ricavi dalle vendite, Adidas dovrebbe girare al club una percentuale tra il 15 e il 20 per cento dei proventi dalle vendite.
Non basta nemmeno internalizzare la gestione del merchandising, come successo ad esempio in casa Juventus. Il club bianconero ha rinunciato a 6 milioni di ricavi fissi da Adidas per gestire prodotti e licensing. Una scelta che ha pagato con l’arrivo di Ronaldo, ma che comunque resta lontana dall’avere un impatto sui costi del portoghese: la gestione interna da parte della Juve ha portato a far salire i ricavi dai 16,3 milioni del 2017/18 a 26,5 milioni nel 2018/19, con impatto legato al Covid poi nel 2019/20 (12 milioni) e nel primo semestre del 2020/21 (9 milioni).