Foto Figc/LaPresse

Il Foglio sportivo

Josep Junior, il Jorginho della spiaggia

Francesco Gottardi

Il giovane talento della Nazionale di beach soccer venuto da Rio sogna di guidare gli azzurri al riscatto Europeo: “Senza scarpe mi sento più libero”

Delusione mondiale, riscatto europeo, la regia di un italo-brasiliano a rilanciare gli Azzurri. È la storia di Jorginho, da Pallone d’oro secondo Mancini. È il sogno di Josep Junior Gentilin, giovane certezza della Nazionale di beach soccer: “Siamo carichi, siamo forti. Quel che è successo nel calcio ci deve spronare. Ma magari conoscessi il centrocampista del Chelsea!”.

Annotiamo l’appello: Giuseppe – ci tiene lui stesso a presentarsi così, chiacchierando per il Foglio sportivo – è la sintesi perfetta di questo sport, nato sulle spiagge di Rio  e ormai globale a tutti gli effetti. Il perché è presto detto: “Da ragazzo per un anno ho provato anche a giocare a undici, nelle giovanili del São Cristóvão”, la prima squadra di Ronaldo il Fenomeno. “Ma non è la stessa cosa. Mettersi gli scarpini è una sensazione così strana. Non mi sentivo più io: libero sulla sabbia. Come faccio da quando avevo cinque anni”.

 

Gentilin è nato nel 2000 a Trissino (VI), “il paese di mio papà. Poi con la famiglia ci siamo trasferiti subito: a mamma mancava il Brasile”. Ed ecco la più classica delle sceneggiature tropicali: “A Copacabana, un pallone sottobraccio e una delle tante scuole da beach soccer per bambini. Ancora oggi il campionato nazionale si disputa lì”. Una vita a inseguire l’estate perenne: “A luglio corro per il Napoli, a dicembre sono un giocatore del Vasco da Gama”, che a differenza di quel che succede in Italia – tutte squadre dilettantistiche – è parte della polisportiva culminante nello storico club di Romario. “È vero, in Brasile c’è più commistione fra calcio e beach: Mauricinho e altri miei compagni si trovano spesso con i colleghi a undici. Non ci sono barriere”.

Altro mondo. “In Europa il beach soccer è più tattico, si studiano molto gli avversari. In Brasile invece muoviamo la palla veloci, ci divertiamo. Proprio come nel calcio”, sorride Josep Jr., maglia numero 2 o 5, 190 centimetri eppure l’agilità di un giocoliere. Più un nickname, Talentin, che incrocia cognome e colpi in canna. “Da bambino mi esaltavo con Ronaldinho. Al Barça, al Milan. Mi piaceva e mi ha ispirato tanto: il suo gioco aveva un’allegria da beach. E c’è chi dice che in campo mostro la sua stessa spensieratezza.”. Sulla grande scelta però ha seguito Jorginho: “Anch’io mi sento più italiano che brasiliano. Ho sempre voluto tornare qui e sogno di vivere qui. Mai avuto dubbi”.

 

Gli Azzurri se lo coccolano sin da ragazzino: già nel 2019 Gentilin era stato fra i protagonisti della Nazionale argento mondiale in Paraguay. “Nell’ultima edizione”, disputata pochi giorni fa in Russia e vinta dai padroni di casa, “abbiamo mancato la qualificazione per una sola partita. Oggi dobbiamo rialzare la testa e far capire a tutti che siamo una grande squadra. Che siamo l’Italia: l’Europeo è un piccolo Mondiale”. Non per modo dire: nella Superfinal in programma a Figueira da Foz dall’8 al 12 settembre, i ragazzi del ct Del Duca se la vedranno con la Svizzera, terza al torneo di Mosca, l’Ucraina e il Portogallo, campione del mondo uscente con il vantaggio del fattore del campo. Dall’altra parte del tabellone i russi. Due gironi da quattro, solo la prima accede alla finalissima. “Nessun margine di errore”, dice Giuseppe. “In ogni partita dovremo avere testa e dare tutto. Però sono fiducioso: ci stiamo allenando bene”.

 

Il ritiro, fino a domenica, si svolge in una location di prim’ordine: il centro di preparazione olimpica di Tirrenia messo a disposizione dal Coni. Segnale di un movimento in crescita, consacrato da un gruppo che ormai si conosce a memoria. “Siamo una famiglia. C’è intesa anche fuori dal campo, figuriamoci quando si gioca. Aiutare a rialzarsi, difendere per gli altri: questi sono i nostri principi”. Più qualche risata, che non guasta mai. “A volte ci scherza su anche il mister: Fabio Sciacca”, ex centrocampista di Serie A con il Catania e oggi votato al beach, “in allenamento non ne azzecca una. Invece in partita… un gol dietro l’altro. Succede un po’ anche a me: si lamentano che sono il più lento, poi mi incazzo e divento immarcabile. O almeno così dicono”.

L’agonismo al momento giusto, l’Italia aspetta Giuseppe ancora una volta. “Non vediamo l’ora”, garantisce lui, “ma allo stesso tempo sarà importante sentirsi leggeri”. E allora via, ripensare a Copacabana. “Quando non lavoro gioco a footvolley: in Brasile ne vanno pazzi. E tra l’altro mi è utile per affinare tecnica e palleggio”. Staccare mai? “Sì. Ogni tanto faccio anche qualche partita di calcio a undici, ma sempre in riva al mare”. L’importante è che ci sia la sabbia. Maledette scarpe, maledetto inverno.

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