Il foglio sportivo
Vezzali: "Italia, ora alzati dal divano"
La sottosegretaria: “Dopo un’estate magica voglio la medaglia più importante: lo sport nelle scuole"
"Abbiamo vissuto un’estate magica e irripetibile, ma adesso dobbiamo vincere una medaglia ancora più importante, portare lo sport a scuola e scalare la classifica che vede l’Italia tra le nazioni con meno praticanti in Europa”. Oh Valentina. Corri corri come il vento. Corri corri come un sogno. La sottosegretaria con delega allo Sport Vezzali non è diversa dalla ragazza che sulle pedane della scherma ha portato a Jesi 6 ori olimpici, 16 mondiali e 13 europei senza contare le altre medaglie. Gioca per vincere. Colpisce di punta come con il suo fioretto. “Stiamo vivendo un’estate che resterà nella storia del nostro paese. Se pensiamo agli Europei, poi alle Olimpiadi e adesso alle Paralimpiadi oltre a tutta una serie di risultati storici che ci hanno dato la consapevolezza di un paese che anche attraverso lo sport sa reagire. Lo sport è una delle locomotive emotive dell’Italia, è sotto gli occhi di tutti l’entusiasmo che stiamo vivendo”.
Dall’Europeo alle Paralimpiadi, passando per un’edizione pazzesca dei Giochi. Successi figli di chi?
“Sono figli del sacrificio, dell’impegno oltre che del talento dei nostri atleti. Ma anche dei tecnici, dei dirigenti e di tutto il sistema sportivo italiano. Senza dimenticare le famiglie, perché ricordo che senza i miei genitori non sarei mai andata in palestra. In una palestra dove pioveva dentro, perché noi italiani siamo bravi anche ad adattarci…”.
Merito anche di qualcun altro?
“Anche il governo ha fatto la sua parte. La riforma dello Sport avviata nel 2018 ha portato molti più soldi al movimento sportivo, quasi 160 milioni di euro in più in due anni”.
Quindi lei approva la legge di riforma dello sport?
“Una riforma si giudica sulla base di analisi e di numeri e in questo senso mi confortano i primi dati sugli investimenti pubblici nello sport, ad esempio la riforma ha portato nelle casse della Federazione Atletica negli anni prima di Tokyo oltre 6 milioni di euro ed è passata dai 38 qualificati di Rio ai 76 di Tokyo dove soprattutto sono arrivati 5 ori. Ma ci sono anche altre discipline che grazie agli investimenti pubblici stanno ottenendo dei risultati rigogliosi”.
Non ci resta che diventare un paese di sportivi…
“Siamo un paese di sportivi sul divano a guardare il calcio in tv. Viaggiamo su un doppio binario, dal 1996 dai Giochi di Atlanta siamo tra le prime 10 nazioni del medagliere, dall’altra parte in Europa siamo al quintultimo posto come numero di praticanti sportivi. Ci sono dei dati pre pandemia davvero preoccupanti e migliorare questi dati rappresenta la sfida più grande. La vera medaglia potremo festeggiarla quando in Italia avremo un quadro della pratica sportiva migliore di questo”.
Il primo punto è lo sport a scuola.
“Da quando mi sono insediata ho subito sottolineato quanto sia importante che scuola e sport camminino a braccetto e ritengo sia fondamentale l’inserimento dell’insegnante di Scienze motorie fin dalla scuola elementare. Il presidente del Consiglio Draghi è molto sensibile a questa tematica e assieme al ministro dell’Istruzione Bianchi abbiamo definito un protocollo. Stiamo lavorando agli ultimi dettagli di questo piano che ci permetterà di raggiungere un traguardo straordinario che inseguiamo da oltre 50 anni”.
In più quest’anno c’è il problema del green pass che in realtà dovrebbe aiutare…
“Il green pass è un problema anche per i tanti allenatori e operatori sportivi, si teme che possa ostacolare il ritorno a fare sport. Io invece credo sia una leva importante per permetterci di tornare alla normalità. Non può esserci ripartenza senza l’apporto di ciascuno di noi e vaccinarsi è il primo passo”.
Il bello e il brutto di questa sua esperienza di governo?
“Il bello è poter cercare ogni giorno di dare un contributo al mio mondo. Per 36 anni ho fatto sport ad alto livello raggiungendo traguardi che nemmeno io avrei mai immaginato. Ora ho la possibilità restituire allo sport quello che mi ha dato… E’ fondamentale imprimere una cultura sportiva alla nostra Italia portando quante più persone possibile alla pratica sportiva, permettendo di fare sport a tutti, a chi vuole vincere una medaglia e a chi lo vuole semplicemente per socializzare, per integrarsi, per il proprio benessere. Possibilmente in strutture sportive degne di essere chiamate tali”.
Si dimentica il brutto.
“Nello sport per raggiungere un obbiettivo ci sono dei momenti difficili. Inserire un insegnante di Educazione motoria nella scuola primaria è una corsa a ostacoli, mi ricorda certi momenti in pedana, certi allenamenti durissimi, momenti in cui i risultati erano lontani. Questo fa parte del raggiungimento dell’obiettivo. Non vedo del brutto, nella mia vita ho sempre cercato di vedere solo il lato positivo e quello che potevo fare per raggiungerlo. L’obbiettivo è di inserire il diritto allo sport nel testo più importante del nostro paese quanto prima”.
Lei sta sopra a Coni e Sport e Salute: riuscirà, se non a farli lavorare insieme, almeno a smetterla di farsi i dispetti?
“Dialogo, confronto costruttivo e rispetto dei ruoli. E’ quello che ho chiesto fin dal primo giorno. L’urgenza è quella di definire i ruoli e gli ambiti d’azione a cominciare da Sport e Salute che è il braccio operativo del governo, lo strumento per supportare la base, ma è stato visto in questi due anni più come un semplice erogatore di contributi che non di servizi, ma non è e non può essere solo questo. Ho chiesto un cambio di passo a cominciare dalla sua organizzazione sul territorio e dal rapporto con le federazioni. Ci saranno delle novità importanti a giorni. Il compito di Sport e Salute tra gli altri è quello di permettere all’Italia di migliorare il dato relativo alla pratica sportiva”.
Il Coni nel frattempo è uscito ingigantito dai risultati di Tokyo.
“Credo che il ruolo centrale del Coni vada sostenuto all’interno del modello della riforma dello Sport. Devo dire che con i risultati che ha conquistato a Tokyo, Giovanni Malagò ha dimostrato ampiamente la funzionalità del Coni che con la sua autonomia è riuscito a ottimizzare egregiamente le risorse che aveva a disposizione”.
Lo stesso vale per il Comitato paralimpico
“Tra l’altro nel conto delle medaglie Pancalli ha superato Malagò… Una bellissima battaglia tra i due. Devo dire che hanno fatto un ottimo lavoro. Complimenti davvero di cuore a Giovanni e Luca”.
Che cosa risponde a chi dice che dipende troppo da Giorgetti?
“Giorgetti è una persona che stimo molto e devo dire che condivido le finalità per cui la riforma dello Sport del 2018 è nata. Nella mia carriera politica le figure centrali sono state quelle di Mario Monti e Mario Draghi”
Però ribadisce che il Coni deve restare autonomo.
“Ho lavorato per l’autonomia del Coni, non a parole, ma con fatti concreti. Siamo arrivati all’approvazione dei decreti attuativi che riguardano il personale Coni e la gestione degli immobili. Da giugno il Coni può bandire concorsi pubblici e dotarsi di quelle figure professionali utili per perseguire i propri obiettivi e lavorare non solo in vista di Pechino 2022 e di Parigi 2024, ma anche in prospettiva di Milano e Cortina e poi Los Angeles”.
A proposito, quanto le dispiace non poter parlare di Roma 2024?
“Dispiace tantissimo aver perso l’opportunità di ospitare i Giochi a Roma. Io ho disputato 5 Olimpiadi e conosco la valenza di questi eventi per un paese. Una vetrina agli occhi del mondo. Sono convinta che oggi la scelta sarebbe stata diversa. Dobbiamo focalizzarci su Milano, Cortina e tutte le altre grandi manifestazioni che ospiteremo, sempre nell’ottica della sostenibilità economica, e potranno essere un volano per il nostro turismo”.
Lo sport italiano deve tantissimo ai Gruppi militari, qualcosa che succede solo in Italia.
“L’apporto dei Gruppi sportivi militari e dei corpi civili dello stato è fondamentale ed è uno dei motivi per cui lo sport italiano riesce a competere con le grandi potenze. Mi fa piacere sottolineare come adesso abbiano aperto anche agli atleti paralimpici a conferma del loro ruolo di architrave dello sport italiano. Tra l’altro attraverso i gruppi giovanili si può fare una importantissima attività di prevenzione nelle zone disagiate, allontanando i giovani dalle cattive strade. Prevenzione, regole, il loro rispetto e la legalità: i nostri atleti sono tutto questo”.
Rivedere la gente negli stadi è stato un primo passo, ma ci sono gli sport al chiuso che giustamente chiedono un aiuto.
“Come governo siamo impegnati perché anche negli impianti al chiuso si possa tornare gradualmente a riempire ogni posto in tribuna, è un percorso che stiamo condividendo con i presidenti di federazioni e leghe. Ma serve l’apporto di tutti e qui mi riferisco alla campagna vaccinale fondamentale per la salute di tutti”.
Che cosa può promettere a chi chiede che lo ius soli sportivo acceleri?
“In Italia c’è già una legge sullo ius soli e dal mio punto di vista andrebbero accelerate le procedure burocratiche affinché al compimento dei 18 anni non ne debbano passare altri due per ottenere la cittadinanza”.
In questa lunga estate azzurra quali momenti l’hanno emozionata di più?
“La sera dell’11 giugno All’Olimpico si è respirata un’atmosfera unica, quando ho visto tutte quelle persone cantare insieme l’inno di Mameli mi sono davvero emozionata. Un’emozione forte è stata anche l’abbraccio tra Tamberi e Jacobs dopo le due medaglie d’oro. Un abbraccio che tanto ci era mancato nel periodo del lockdown e simbolicamente ha unito tutti gli italiani. E poi l’ingresso della delegazione italiana alle Paralimpiadi. Proprio in quei minuti da Tokyo ero in contatto con la Farnesina per dare la disponibilità del mondo sportivo italiano ad aiutare i profughi afghani. E vedere la nostra bandiera posizionata proprio accanto a quella dell’Afghanistan è stata una casualità che ho interpretato come un segno”.
I suoi figli si sono emozionati anche per i Giochi o solo per gli Europei di calcio?
“Andrea è piccolino, ma è già interista… Pietro, a 16 anni, ha seguito tutti gli Europei, ma è rimasto incollato alla tv anche per Tamberi e Jacobs insieme ai suoi amici e si è emozionato, era contentissimo. Non pensavo, ma questa è la magia dello sport che riesce a coinvolgere i ragazzi”.
E’ arrivato il momento di dare una medaglia a Draghi per il suo rapporto con lo sport. Oro, argento, bronzo o…
“Il premier Draghi è un premier sportivo. Non pensavo avesse praticato sport fin da ragazzino. Ha anche tirato di scherma dai 7 agli 11 anni e poi la sua grande passione è stata il basket. Mi ha fatto piacere vederlo attento su queste tematiche, emozionato nel ricevere i campioni. Ha capito il valore dello sport all’interno della scuola. Lo sport porta benessere e deve valere quanto le altre materie, dobbiamo lavorare su questa cultura sportiva all’interno della scuola per incentivare i ragazzi verso lo sport. Mi auguro arrivi presto il giorno in cui i professori possano portare come esempio i ragazzi che al mattino studiano e poi fanno i compiti e vanno ad allenarsi. Se noi portiamo i nostri figli da quando hanno 6 anni verso lo sport, sicuramente avremo un’Italia meno litigiosa e più attenta alle regole e al loro rispetto”.
Quindi che medaglia darebbe al premier?
“Se devo dare una medaglia a Draghi a competizione ancora in corso, devo dire che sta correndo per l’oro. E’ vicino, ma deve piazzare l’ultima stoccata”.
L’ultima stoccata è quella dello sport a scuola, imprescindibile per un paese che vuole crescere e cominciare davvero a parlare di cultura sportiva. Vedremo presto se dalle parole e dalle medaglie olimpiche si passerà ai fatti. Da anni si parla di sport a scuola, ma poi nelle palestre (quando ci sono) continua a piovere dentro come ai tempi di Valentina.