È morto Jimmy Greaves. Il suo calcio tra gol, record e tristezza
L'inglese è stato uno dei migliori attaccanti della sua generazione, quella che inizò sul finire degli anni Cinquanta e finì nei Settanta. Prima di Mbappé fu il più giovane calciatore di sempre ad aver raggiunto quota 100 gol in carriera
È morto Jimmy Greaves, uno tra i più forti attaccanti inglese tra gli anni Cinquanta e Settanta. Vinse i Mondiali con la nazionale inglese nel 1966. Riproponiamo l'articolo di Emmanuele Michela uscito nel Foglio sportivo dell'11 gennaio 2020.
Avrebbe fatto di tutto per giocare quella finale, e non c’era inglese che avrebbe pensato di poter fare a meno di Jimmy Greaves al Mondiale del 1966. Oltremanica, all’epoca, nessuno segnava quanto lui, che faceva gol con la stessa semplicità con cui si sgolava una birra – skill che il suo cv avrebbe poi pesantemente messo in risalto, sarebbe arrivato a farsene 20 al giorno. Peccato che due gare prima si era infortunato, e sebbene ormai stesse bene, il ct Ramsey aveva scelto: in campo sarebbe andato Geoff Hurst, decisivo nei quarti di finale con l’Argentina con un gol e in semifinale, col Portogallo di Eusebio, con un assist. Il resto è storia, roboante come la tripletta che il neo-titolare segnò in quella finale con la Germania Ovest, con tanto di mistero sulla quarta rete a rendere ancor più leggendaria quella gara. Greaves non ritirò nemmeno la medaglia di campione del mondo: non era sua, non aveva fatto nemmeno un gol in quel Mondiale. Sarebbe entrato nel tunnel dell’alcool di lì a poco, e forse la prima spinta la ricevette proprio in quel giorno, lui unico del suo paese a non festeggiare.
“Pensi che mi preoccupi aver saltato una gara quando avevo già perso un bimbo di 4 mesi?”, avrebbe spiazzato anni dopo, così, il suo biografo. La corsa di Greaves ha sempre oscillato tra i gol e la tristezza, alzare coppe e mandar giù delusioni, la gloria e i fallimenti.
Nel ’61, appena prima di arrivare al Milan dal Chelsea (dove a soli 21 anni totalizzò 124 reti), perse il figlio neonato, per una polmonite. Per questo passò volentieri ai rossoneri: doveva essere un luogo per lasciarsi alle spalle quella tragedia, lontano dalla sua Londra. Ma il calcio in Italia non piaceva a Jimmy: con Rocco furono sempre scintille, per i suoi ritardi, le sue assenze, le sue bevute. A dicembre era già sull’aereo per tornare a verso la City, sponda Tottenham: 99.999 sterline furono spese per lui, non una di più per non mettere sulle spalle di un ragazzo così fragile il peso di diventare il primo inglese a varcare la soglia delle centomila.
Coi Lilywhites furono gol e record: quattro volte fu capocannoniere della First Division, diventando il più prolifico di sempre con quella maglia (e, alla fine della sua comunque breve carriera, sarà il più grande bomber di sempre delle massime serie inglesi). Vinse una FA Cup, ma quello smacco ai Mondiali di casa lo assillerà per sempre. Passerà nel ’70 al West Ham, per giocare con Hurst (rieccolo…), Lampard, Redknapp, Moore. Una squadra fortissima, sulla carta, dove però lui durò appena 10 mesi: finì fuori squadra dopo una notte al pub, il giorno prima di perdere 5-0 col Blackpool in coppa. In pratica, a 31 anni, finì col calcio giocato, perché l’alcool divenne un pensiero fisso e per almeno cinque stagioni non si sarebbe più rivisto Jimmy in campo, salvo tornare a chiudere la sua carriera in club di serie minori.
Ci si è sempre chiesti che numeri avrebbe avuto la storia di Greaves se non fosse inciampato così, in un calcio che alla distanza gli sta scalzando ogni record: era il più giovane di sempre ad aver raggiunto quota 100 gol in carriera, finché nel giugno del 2019 Mbappé non gli ha tolto il primato (per circa 3 mesi di gioventù), mentre già nel 2017 Ronaldo gli sfilò quello di miglior marcatore delle 5 top league europee. La corona di best scorer delle massime serie inglesi resta sempre sua, così come resta sempre con lui la moglie Irene, che nel 2017 ha risposato all’età di 77 anni, quasi sei decenni dopo la loro prima unione: lei era sorridente e con un vestito a fiori, lui deciso, seppur segnato dagli anni e da un ictus che lo ha costretto in sedia a rotelle. In quei terribili anni Settanta, quando lui divenne alcolizzato, lei non resse e chiese il divorzio: avevano quattro figli, lui finì fuori casa e dovette procurarsi da vivere vendendo maglioni. Ma accettò di farsi curare e, qualche tempo dopo lei lo riaccolse in casa: “Diceva che non aveva divorziato da me, ma dallo sconosciuto che ero diventato”. Sono rimasti insieme per sempre, da allora, scegliendo di riunirsi legalmente solo a seguito dell’ictus. “Onestamente, non abbiamo mai pensato di risposarci. Per quanto ci riguardava eravamo sempre sposati”. Ecco, questo batte ogni record.