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La "colpa" di chiamarsi Maldini. Il debutto da titolare (con gol) di Daniel, figlio di Paolo, nipote di Cesare

Gino Cervi

La “cultura” del sospetto – e dell’invidia – che si è sedimentata nell’opinione pubblica di questi ultimi anni ha fatto sì che il giovane attaccante del Milan fosse etichettato come l’ultimo dei raccomandati

Quando venerdì scorso, 24 settembre, nella conferenza stampa prima della partita con lo Spezia, Stefano Pioli ha fatto capire che nella formazione titolare del Milan avrebbe giocato Daniel Maldini non sono stati pochi quelli che hanno espresso, più o meno esplicitamente, la loro perplessità. Intendo non pochi tifosi rossoneri, persino tra coloro che finora hanno sempre sostenuto le scelte tecniche dell’allenatore parmigiano. Nei commenti a caldo serpeggiava, neanche mal dissimulato, quello scetticismo che, di fatto, accompagna il nome del figlio del direttore dell’area tecnica del Milan – nonché santuario della storia rossonera –, da più di un anno, ovvero da quando ha fatto il suo esordio in Serie A, il 2 febbraio del 2020, poco più che diciottenne.

Chiamarsi Maldini e nelle 14 presenze, per di più disseminate in spezzoni di partita nell’arco di una stagione e mezza, non avere ancora fatto mostra del talento che, si presume, gli sia stato portato in dote dal cognome della dinastia più titolata del calcio italiano è, agli occhi di molti, una colpa. Nella “cultura” del sospetto – e dell’invidia – che si è sedimentata nell’opinione pubblica di questi ultimi anni, ciò basta per etichettare il giovane attaccante rossonero come l’ultimo dei raccomandati.

"Certo che se non portasse per quel nome, chissà dove giocherebbe…". "E già, non riescono a piazzarlo neppure in prestito…". "Va bene il turnover ma certo che, dopo la scoppola che abbiamo preso lo scorso anno al Picco, ha un bel coraggio Pioli ad affidarsi al Daniel titolare…".

 

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Prima o poi, però, le cose succedono. E sabato 24 settembre, a metà pomeriggio, è successo quello che da tempo si aspettavano, o si auguravano succedesse, tutti coloro che sanno intravedere nel fenomeno football i segni della longue durée, come insegnavano gli storici francesi della scuola degli “Annales”, quando Fernand Braudel pubblicava La Méditerranée et le Monde méditerranéen à l’époque due Philippe II, tradotto e pubblicato in Italia dalla einaudiana “Biblioteca di cultura storica” nel 1953, l’anno prima che facesse il suo esordio nel Milan (19 settembre 1954), Cesare Maldini e inaugurasse una storia che dura da quasi settant’anni. Perché, anche nel football, non si possono considerare soltanto gli eventi (vincere, perdere o pareggiare con lo Spezia, ad esempio), ma contano altrettanto i tempi lunghi, quelli che disegnano i profili socio-culturali di un fenomeno.

Ed è quindi a dispetto del “calcio evenemenziale” – come lo definirebbero Fabio Caressa o Pierluigi Pardo – che, al 3’ minuto del secondo tempo di Spezia-Milan, Daniel Maldini, nipote di Cesare, figlio di Paolo, irrompendo nell’area piccola su un cross teso da destra, calciato dal suo pressoché coetaneo Pierre Kazeye Rommel Kalulu Kyatengwa – la cui identità anagrafica, chissà per quale bizzarro caso, contiene il nome del feldmaresciallo tedesco, protagonista bellico da Caporetto all’Afrikakorps: e se non è “lunga durata” questa… -, Daniel Maldini, dicevamo, ha colpito di testa la sfera scagliandola alle spalle del portiere spezzino Jeroen Zoet – in olandese, “dolce”: e come poteva non chiamarsi cosi? – e ha messo il sigillo a una vicenda, umana e sportiva, ineguagliata: quella della dinastia Maldini che, vestendo la stessa maglia rossonera, e in una partita di Serie A, va in rete nell’arco temporale di 66 anni, 7 mesi e 22 giorni. Ovvero dal primo gol di nonno Cesare, il 6 febbraio 1955, 18esima giornata di campionato, in un Triestina-Milan 4-3 (patto di Varsavia, inaugurazione di Disneyland, morte di James Dean, Mike Bongiorno presenta Lascia o raddoppia), passando per la prima marcatura di papà Paolo, il 4 gennaio 1987, gol della vittoria in Como-Milan, 14esima giornata di campionato (la Cassazione assolve gli imputati di Piazza Fontana per insufficienza di prove; Mathias Rust atterra col suo Cessna sulla piazza Rossa di Mosca; Microsoft mette in commercio Windows 2.0).

 

Ora, quel che sarà del giovane Daniel, se emulerà le gesta di famiglia – 11 scudetti, 1 Coppa Italia, 5 Supercoppe italiane, 6 Coppe dei Campioni o Champions League, 1 Coppa Latina, 5 Supercoppe europee, 2 Coppe intercontinentali, e 1 Coppa del mondo per club – o se rimarrà uno dei 502 marcatori in partite ufficiali della storia del Milan, dipenderà da molti fattori, personali, relazionali, congiunturali, come insegnano gli storici, e non solo quelli degli Annales.

Ma anche se malauguratamente il gol allo Spezia dovesse rimanere un hapax, da sabato 24 settembre, poco dopo le 16, allo stadio Picco di La Spezia, gli annali del calcio decifrano l’anagramma Maldini risolvendolo nel genitivo “Di Milan”.

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