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A vincere si gode di più. E il Parma non vince più

Paolo Nori

Prima il Pisa, poi la Spal. Prima un pareggio che poteva essere una sconfitta, poi un pareggio che poteva essere una vittoria. La situazione complessa dei Ducali e ciò che servirebbe ricordare: mica vero che quello del Parma è calcio di provincia

Il 26 di settembre, sul binario 3 della stazione di Bologna c’era una luce, nell’aria, che io ho fatto una foto l’ho postata su Instagram perché mi sembrava una luce che c’è due volte l’anno, in Emilia: in Emilia ci son dei giorni che c’è così limpido che vedi da una parte le Alpi, dall’altra gli Appennini, e sono dei giorni che a me, quando sono in treno, io giro in treno, che dietro i finestrini vedo una luce del genere, mi viene da scendere per mangiarla, la luce. L’altro giorno, sul binario 3, non era il limpido, stava per piovere, c’era quella luce che c’è delle volte prima che piova che io, la partita Parma-Pisa, sesta giornata del campionato di Serie B, me la ricordo soprattutto per quello, per la luce che c’era nell’aria, e anche perché, una volta arrivato a Parma, che a piovere poi aveva già cominciato, mi ha chiamato Francesca, la mamma di mia figlia, mi ha detto che pioveva, che la partita non la giocavano mi ha chiesto se stavo tornando a casa e io l’ho informata del fatto che i giocatori di calcio non son mica come i muratori, se piove lavoran lo stesso. "Ah, ma pensa, mi ha detto lei, si imparano sempre delle cose nuove".

Dopo sono arrivato allo stadio prima di entrare mi sono fermato al Centro Coordinamento Parma Clubs, si chiama così, con la s del plurale, mi sono iscritto per la partita del sabato successivo, Parma-Spal, che quella lì non volevo vederla in tribuna stampa, volevo andarci in corriera, andare a mangiare a Ferrara star tra i tifosi. Dopo sono entrato, è cominciata la partita, il Pisa era primo in classifica, aveva giocato cinque partite le aveva vinte tutte e cinque aveva 15 punti, il Parma era la favorita del campionato che non stava facendo benissimo, di punti ne aveva 7, meno della metà della metà del Pisa, era l’occasione per riscattarsi fermare la capolista e cominciare l’inseguimento solo che il Pisa giocava meglio del Parma, e all’ottavo minuto, ha avuto una grande occasione che il portiere del Parma, Buffon, l’ha parata. ,”È andata bene”, ho pensato. Bene, era andata bene, ma cinque minuti dopo non è andata così bene, ha fatto gol il Pisa. Lucca, si chiama, quello che ha fatto gol.

Adesso io, non sono un esperto di calcio, sono un appassionato, io mi occupo d’altro, di letteratura: io, se leggo la prima pagina di un romanzo, è facile che mi vengano in mente diversi altri romanzi che cominciano in modo simile a quello, o al contrario, di quello, e quando leggo sono abbastanza capace di sospendere il giudizio, di non preoccuparmi se quel romanzo mi piace o non mi piace, ma di concentrarmi su come è scritto, una partita di calcio no. Io le partite di calcio le guardo con la pancia, io, anche quando non gioca il Parma, tengo sempre per qualcuno, quando gioca il Parma poi non ne parliamo, e l’altro giorno, contro il Pisa, quando ha segnato Lucca io ho pensato “Ecco, lo sapevo”; noi tifosi del Parma, devo dire, dall’anno scorso, che di 38 partite di campionato che abbiamo giocato nel campionato di Serie A ne abbiamo vinte 3 ne abbiamo perse 24, ci stiamo abituando, a questo sentimento, che è un sentimento stranissimo. Io mi ricordo una partita, due anni fa, a Bologna, io son nato a Parma ma da vent’anni abito a Bologna, e tengo per il Parma e tifo contro il Bologna, io quando vince il Parma e perde il Bologna per me, quella, è una giornata che le cose vanno come devono andare e due anni fa, sono andato a vedere la partita di campionato, Bologna Parma, allo stadio Dallara, il Parma ha perso quattro a uno, io ero nella curva del Parma e ogni gol che faceva il Bologna mi sembrava come se qualcuno mi avesse dato uno schiaffo che io non potevo reagire, un umiliazione, memorabile, mi sembrava veramente di essere l’uomo del sottosuolo, o l’uomo ridicolo di Dostoevskij, ma il ritorno, a piedi, dallo stadio a casa di Francesca, dove ho ripreso la mia bicicletta son venuto a casa mia, me lo ricordo benissimo, ero così mortificato che stavo quasi bene, come l’altro giorno quando ha segnato Lucca che io ho pensato “Lo sapevo”.

  

Poi l’altro giorno, intanto che il Pisa giocava e il Parma subiva, aveva cominciato a piovere forte, tiravan dei lampi e dei tuoni, e quando vedi una partita al coperto, io ero in tribuna stampa, che tirano dei lampi e dei tuoni, è bellissimo, mi viene da dire, anche se perdi. Dopo, io avevo avvisato sui social, che avrei visto Parma Pisa, e uno, su Twitter, ha commentato “Viva il calcio di provincia”, e io ho pensato che anche a me piace il calcio di provincia, però il Parma, quello lì si sbagliava, perché il Parma non è calcio di provincia. Il Parma ha vinto una coppa delle coppe, due coppe Uefa e una supercoppa europea, dopo Milan, Inter e Juventus è la squadra che ha vinto di più, in Europa, tra le squadre italiane, più di Roma, Lazio, Napoli, Torino, Fiorentina, Bologna, più di tutte le altre che quelle lì sì, magari, son calcio di provincia, ho pensato io con la mia supponenza parmigiana che non mi impediva però di vedere che l’altro giorno, allo stadio Tardini, i tifosi del Pisa che cantavano, quelli della curva, eran di più, dei tifosi del Parma che cantavano. Un po’ di tifose del Parma non erano entrati per protesta, credo, comunque gli altri eran di più, e i loro cori si sentivano di più, ed era bello, sentire un migliaio di persone che gridavano "Pisa Pisa" tutti con la s sorda, non con la s sonora come la diciamo noi, sembravano proprio tutti di Pisa una tifoseria ammirevole anche se, bisogna dire, quando cantavano "Parmense parmense vaffanculo" erano un po’ meno ammirevoli. Non per il vaffanculo, per il parmense; cioè se fai un coro, informati, prima, noi di Parma non ci chiamiamo parmensi, ci chiamiamo parmigiani. C’è bene il formaggio, parmigiano reggiano; se vai a Reggio Emilia, non è che li chiami Reggensi, li chiami reggiani, se devi fare un coro informati prima. Il pittore, non si chiama Parmensino, si chiama Parmigianino; se fai dei cori, che son come dei discorsi pubblici, questi strafalcioni non fai una bella figura, comunque bellissima curva, complimenti.

Dopo è successa una cosa che il Parma si è messo a giocare. Ma bene. Che io mi ricordo ho pensato “Ma dai”. Non ero abituato. E dopo nel secondo tempo abbiamo pareggiato abbiam rischiato anche di vincere. Se c’era una squadra che meritava di vincere, l’altro giorno, era il Parma, contro la capolista, e io ho pensato “Ma dai”. Quando ha fatto gol il Pisa ho pensato “Lo sapevo”, quando il Parma ha giocato bene, ho pensato “Ma dai”. Comunque dopo è finita così, uno a uno, e io sono uscito dallo stadio con un certo ottimismo, con l’impressione che noi siam più forti, di quelli lì, i capolisti. Dopo, quando siamo usciti, aveva smesso di piovere e c’era una luce che era ancora più potente della luce che c’era quando siamo partiti, perché lì non eravamo a Bologna, eravamo a Parma, e io, l’ho già detta tante volte, questa cosa, io son ventidue anni che abito a Bologna ma sedici anni fa, quando avevo 42 anni, per un anno son tornato a abitare a Parma € ho ritrovato una luce, per le strade di Pama, a una cert’ora del giorno, che ci son dei momenti che ti sembra di nuotare, nella luce. Che poi è la luce che, quando ero un bambino, che eran le due del pomeriggio, che uscivo dal portone, dall’androne buio del condominio dove abitavo, e aprivo il portone e entravo nella luce, che era tempo, dalle due del pomeriggio fino a sera, e spazio, da via Montebello in qua, tutto il quartiere e lì, tutti i giorni la promessa era così grande che mi viene da piangere, a pensarci. Che quella è una luce che tutti la vedono, nella città in cui son nati, e per me, quella luce lì, c’è solo a Parma e la capiamo solo noi parmigiani, non parmensi.

 

Dopo, il sabato dopo, due ottobre, sono andato a veder Spal Parma, a Ferrrara, con il Centro Coordinamento Parma Clubs, siam partiti in corriera che eravamo in quaranta, alle dieci del mattino e, in viaggio, cantavano, sulal corriera, Parma è una città "con una sinistra inclinazione musicale", scrive Bruno Barilli, che a me vien da tradurlo col fatto che a Parma, la gente, quando io ero piccolo, cantavano molto, nei bar, e adesso, nei bar non si canta più, si canta nelle corriere del Centro Coordinamento Parma Clubs, ho scoperto, con le quali, se ci si ferma a mangiare, a Ferrara, ci si ferma in un posto che ti dan da mangiare due primi, tre secondi, uno dei quali la salama da sugo, che, da digerire, ha il suo perché, contorni, frutta, dolce e caffè tutto compreso nel prezzo. La cosa incredibile, di questo viaggio, è il fatto che io sono ventidue anni che, a Bologna, sono un tifoso del Parma e ho l’impressione di essere l’unico, a Bologna, che tifa per il Parma, ce n’è un altro che ho conosciuto recentemente ma siamo in due, sui quattrocentomila abitanti della città di Bologna; invece lì, in quel ristorante lì di Ferrara, a tavola, eravamo in quaranta tifavamo tutti per il Parma, che per me era una situazione singolare e il mio vicino di tavolo, che si chiama Giorgio, e viene da Como, è il coordinatore dei tifose del Parma in tutto il mondo, e mi ha regalato la sciarpa e adesso io faccio parte del Parmafans Worldwide punto com sezione di Casalecchio di Reno. Dopo andiamo allo stadio, mi provan la febbre, all’ingresso, mi dicono di stare attento perché la mia temperatura corporea risulta essere 33 gradi, potrei soffrire di ipotermia, "No no, non si preoccupi", dico io, "è la digestione, la salama da sugo li fa, questi effetti". E niente, andiam nei nostri posti, siamo in cento, tifosi del Parma, ci han dato solo cento biglietti, e andiamo nella sezione Distinti sinistri, se non ricordo male, e comincia la partita e il Parma, è incredibile, gioca bene. Uno a zero per noi, due a zero per noi, per due volte rischiamo di fare il tre a zero e io son così contento che mi vien da pensare che, la tribuna stampa mi piace, se piove non ti bagni, ma in curva si gode molto di più, penso. Questo fino a otto minuti dalla fine. Dopo, a otto minuti dalla fine, loro tirano una punizione, deviazione della barriera, gol. Autorete. E nel recupero, perdiamo una palla che era nostra, arriva al loro centravanti, Colombo, tira, gol. Due a a due. E a me vien da pensare che, se vinci, in curva si gode di più, se ti raggiungono nel recupero, in curva si patisce, di più. Sei proprio lì senza riparo che ti prendi tutti gli schiaffoni del caso, uomo del sottosuolo che non sei altro. Comunque poi vieni fuori dalla Stadio Paolo Mazza di Ferrara, per andare in stazione, torni in treno, che fai prima, che pensi che tu lo sai, che il Parma quest’anno è fortissimo, e prima o poi se ne accorgeranno anche gli altri.

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