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Il ritorno della Coppa Artemio Franchi

Francesco Caremani

Saltato il Mondiale per Club a ventiquattro squadre, rimandato (a quando?) il ritorno fuori tempo massimo la Confederations Cup, è tornata in auge l'idea dell'ex presidente dell'Uefa, A giugno si incontreranno Italia e Argentina

Italia e Argentina si affronteranno nel prossimo giugno in quanto vincitrici dei rispettivi tornei continentali (subcontinentali) per aggiudicarsi un titolo intercontinentale, tra l’amichevole (che non è mai) e il virtuale. In pratica la ‘vecchia’ Coppa Artemio Franchi, istituita nel 1985 e intitolata alla memoria di uno dei più grandi dirigenti sportivi, scomparso due anni prima: sua, infatti, l’idea, da presidente dell’Uefa e vice presidente della Fifa, di mettere davanti la vincitrice dell’Europeo con quella della Copa America. La prima edizione si giocò al Parco dei Principi di Parigi il 21 agosto ’85 tra la Francia di Michel Platini e l’Uruguay di Enzo Francescoli e fu vinta dai transalpini per 2-0 con reti di Rocheteau e J. Touré; i rispettivi ct erano Henri Michel e Omar Borras. La seconda edizione si sarebbe dovuta disputare nel 1989, tra Olanda e, verosimilmente, Uruguay, ma non fu giocata, mentre si giocò quella del 1993 tra Argentina e Danimarca. Questa volta in Sud America, a Mar del Plata, il 24 febbraio 1993, vinsero gli argentini ai rigori, dopo l’autorete di Craviotto, il pareggio di Caniggia e l’errore decisivo dal dischetto di Goldbaek al sesto penalty.

A fare, sportivamente, scomparire la Coppa Artemio Franci ci aveva pensato il monarca saudita re Fahd che nel 1992 organizzò un torneo che portava il suo nome invitando i campioni del mondo in carica e tutte le squadre vincitrici dei rispetti tornei confederali; l’Arabia Saudita era campione d’Asia in carica per la seconda volta consecutiva. Germania, Danimarca e Australia rifiutarono l’invito, mentre, oltre ai padroni di casa parteciparono Stati Uniti, Costa d’Avorio e Argentina, che vinse battendo proprio l’Arabia Saudita in finale per 3-1, con reti di Rodriguez, il solito Caniggia e Diego Simeone. Un successo a metà che fu replicato nel 1995. Questa volta le rappresentative partecipanti furono sei: Arabia Saudita, Messico, Danimarca, Argentina, Nigeria e Giappone. Mancavano i campioni del mondo e quelli dell’Oceania. Questa volta la Danimarca ebbe ragione dell’Argentina, vincendo la finale per 2-0 con reti di Michel Laudrup e Rasmussen.

 

Nel 1997, però, la Fifa prese le redini del torneo trasformandolo nella Confederations Cup che abbiamo imparato a conoscere bene in questi ultimi due decenni. Anche se qualche volta vi hanno preso parte le finaliste invece che le vincitrici dei tornei continentali. Considerate pure le prime due edizioni della Coppa re Fahd, quattro volte ha vinto il Brasile, due la Francia, una Argentina, Messico, Germania e Danimarca. L’Italia ha preso parte all’edizione del 2009 quale campione del mondo in carica, non raggiungendo nemmeno la semifinale, e del 2013, in qualità di finalista dell’Europeo dell’anno prima, classificandosi terza ai rigori contro l’Uruguay di Cavani, Forlan e Suarez.

L’ultima edizione risale al 2017 perché la Fifa ha annunciato la creazione del Mondiale per Club a ventiquattro squadre a partire dal 2021, sopprimendo contestualmente la Confederations Cup. Edizione che si sarebbe dovuta disputare tra giugno e luglio di quest’anno, ma il Covid-19 ha mandato tutto all’aria. Tanto che il Mondiale per Club dovrebbe giocarsi ancora con sole sette partecipanti, ma al momento non si sa né dove né se si disputerà. Un po’ come il vecchio Mundialito per Club, organizzato da Canale 5 negli anni Ottanta, o la Coppa d’Oro dei Campioni del Mondo del 1981 in Uruguay, anche la Confederations Cup ha fatto il suo tempo. E così, qualcuno ha pensato di riesumare la Coppa Intercontinentale tra nazionali, cioè la vecchia Artemio Franchi, mentre quella per club è un ricordo dal 2004. Tra il Covid-19 e la Super League ci pare che, al di là del fascino di certe sfide, sempre le stesse o comunque tra le stesse nazionali, ci sia grande confusione sotto il cielo del calcio mondiale. Con Infantino che lo vuole fare diventare biennale.