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Il foglio sportivo

L'Italia del volley "non deve avere paura". Parla il ct De Giorgi

Pierfrancesco Catucci

Riparte la Superlega maschile e la Serie A1 femminile: “Largo ai giovani, ma non puntiamogli il fucile al primo errore”

Il mantra è già scritto ed è lo stesso che ha caratterizzato la sfavillante estate sportiva azzurra: largo ai giovani. “Ma niente assistenzialismo, solo pari opportunità” mette subito in chiaro Fefè De Giorgi, l’allenatore che, appena si è seduto sulla panchina della nazionale maschile di volley, ha riportato l’Europeo in Italia 16 anni dopo l’ultima volta e con la squadra più giovane del torneo. Messi in archivio i trionfi azzurri (l’ultimo è il Mondiale juniores maschile vinto una settimana fa), questo weekend ripartono la Superlega maschile e la Serie A1 femminile, con il limite del 60 per cento della capienza dei palazzetti che non piace alle società. Un ostacolo che tutta la pallavolo (e non solo) spera di superare il prima possibile, ma con cui dovrà convivere per un po’. Davanti a tutti ci saranno Civitanova, Perugia e Modena, tornata tra le grandi dopo un anno di purgatorio. E poi Trento, che attorno ai giovani ha costruito una chiara identità che l’ha portata fino alla finale di Champions League di maggio. “Sarà la solita Superlega, uno dei campionati più competitivi al mondo – prosegue De Giorgi, che fino a metà della passata stagione era sulla panchina della Lube – e lo dico senza timore di essere smentito, anche alla luce delle mie esperienze in Russia e Polonia”.

 

I campioni d’Italia in carica di Civitanova hanno riportato in Italia Zaytsev (che sta recuperando dopo l’intervento al ginocchio) e, con Juantorena e Lucarelli, hanno una batteria di attaccanti da plotone d’esecuzione. Perugia ha strappato il palleggiatore della nazionale Giannelli a Trento e può ancora contare su Leon, uno dei giocatori più forti al mondo. Modena ritrova il genio brasiliano di Bruno al palleggio e l’imprevedibilità e la personalità di Ngapeth in banda. 
“Queste tre sono chiaramente davanti alle altre e molto vicine tra loro, ma non sottovaluterei squadre come Trento, Piacenza, Milano che possono dar fastidio a chiunque”. Trento, d’altronde, ha la spina dorsale della nazionale campione d’Europa, con la rivelazione Michieletto e Lavia schiacciatori, e Pinali opposto, oltre al secondo palleggiatore azzurro Sbertoli arrivato da Milano. “È probabilmente la squadra che ha il maggiore margine di crescita, anche perché a fare da chioccia a questi giovani c’è un campionissimo come Kaziyski che, nonostante i 37 anni, fa ancora la differenza”. 

Ma è sulle opportunità da dare ai giovani che De Giorgi ha costruito la sua Italia vincente: “Vedere la nazionale di calcio arrivare a vincere l’Europeo dopo un percorso di ricostruzione mi ha dato uno stimolo importante. Mi sono ispirato al lavoro di Mancini che, per esempio, non ha mai avuto paura di lanciare giocatori che avevano meno spazio nei club (De Giorgi ha finito la finale europea con Romanò in campo, che l’anno scorso giocava in A2, ndr). È la strada giusta e sono convinto che anche le squadre di Superlega la stiano sposando”. Questa, d’altronde, è stata anche l’estate del primo oro mondiale under 21 dell’Italia maschile, arrivato qualche settimana dopo altre due medaglie iridate al femminile: l’oro under 20 e l’argento under 18. “È la conferma che abbiamo un settore giovanile di grandissima qualità. Questi ragazzi e ragazze, però, hanno bisogno anche di ambienti sani in cui crescere e giocare nei massimi campionati italiani, senza qualcuno che punti contro di loro il fucile al primo errore. È chiaro, però, che i giovani di qualità vanno riconosciuti e accompagnati nel loro percorso, senza regalare nulla, ma mettendoli nelle condizioni di crescere, sbagliare, vincere e perdere. Di fare esperienza, insomma”. Quell’esperienza che il commissario tecnico non vuole si trasformi in un alibi: “A volte sento dire che per vincere servono giocatori di esperienza. Ma l’esperienza non può essere l’unico parametro, l’esperienza si guadagna e, quando non c’è, si compensa con la determinazione e la voglia di aiutarsi”.

Un discorso che ha portato qualcuno ad azzardare il paragone con il lavoro di Velasco, l’allenatore che, a partire dall’Europeo vinto nel 1989, costruì la Generazione dei Fenomeni di cui il neo c.t. azzurro faceva parte: “Ma quali fenomeni – sorride – quella era una nazionale di minatori, come ha detto qualche volta Lucchetta. Una squadra fatta di gente che, oltre a valori tecnici importanti, era costruita sulla cultura del lavoro e del rispetto. Una nazionale in cui non si nascondeva la polvere sotto il tappeto ma si affrontavano e risolvevano tutti i problemi. Il discorso famoso di Julio sugli zero alibi, d’altronde, non nasce per caso. Questi insegnamenti mi hanno accompagnato nell’Europeo, ma non sarei quello che sono se non avessi lavorato anche con altri allenatori e non mi fossi messo in discussione anche in realtà diverse da quella italiana. Per il resto, non scomodiamo Velasco, di Julio ce n’è uno e basta”. E dal 2019 è il direttore tecnico delle nazionali giovanili maschili. Tutto torna, insomma.

“In comune abbiamo solo che abbiamo dato inizio a un nuovo percorso, basato su un lavoro tecnico, ma anche etico”. Un percorso che, al termine di questo campionato, porterà l’Italia a giocare il Mondiale in Russia con una nuova consapevolezza. “Andiamo piano – taglia corto De Giorgi – è vero che abbiamo vinto l’Europeo, ma siamo solo all’inizio del nostro cammino. Iniziare così ti regala senz’altro una grande energia, ma dobbiamo valutare tutto nella giusta misura. In questo momento non siamo i più forti al mondo, ma siamo stati bravissimi a giocare una pallavolo di altissimo livello. Dobbiamo solo continuare a percorrere questa strada”. E sulla strada ci sono anche la Vnl (che dal 2018 ha sostituito la World League), le Universiadi e i Giochi del Mediterraneo in programma la prossima estate: “Costruiremo un gruppo molto ampio, servirà il contributo di tutti”.

 

Ecco, allora, che l’auspicio di vedere i “suoi” ragazzi sempre più protagonisti in Superlega diventa quasi una necessità, a undici mesi dalla rassegna iridata. “Alla fine di questa stagione mi aspetto di ritrovare un gruppo più maturo, esperto e consapevole dei propri mezzi”. E per raggiungere l’obiettivo De Giorgi sa che può contare anche su una categoria, quella degli allenatori, in cui l’Italia fa scuola in tutto il mondo. “Negli anni Ottanta li importavamo, ora li esportiamo. Questo significa che si è fatto un lavoro importante alla base e il concetto è esattamente lo stesso che per i giocatori. Se prepari buoni allenatori, il sistema si alimenta e ne beneficia tutta la pallavolo”. E succede che all’ultimo Europeo l’Italia batta in finale la Slovenia di Giuliani dopo aver superato ai quarti la Germania di Giani, senza contare la semifinale vinta contro la Serbia di Kovac che italiano non è, ma che in Italia è cresciuto da giocatore prima e tecnico poi.

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