Il caso
È tornato il Djokovic No vax
Il campione serbo ha detto che non sa se andrà agli Australian Open: "Non mi va di dire se sono vaccinato o no". Facendo riemergere le sue vecchie convinzioni antivacciniste
Ha allargato le braccia e ha detto che lui, se le regole restano queste, a difendere il titolo all'Australian Open potrebbe pure non andarci. "Non voglio dire se sono vaccinato o no. È una questione privata e troppe persone si sentono in diritto di fare domande e dare giudizi. Qualsiasi cosa dici può essere fraintesa, è davvero orribile la guerra che stanno fomentando i media e non voglio parteciparvi". E insomma, leggendo le parole di Novak Djokovic, qualche dubbio sul fatto che abbia metabolizzato quest'anno e mezzo di pandemia per il verso giusto ci è venuto. Ché in fondo era stato sempre il quasi vincitore del Grande slam, nel giugno del 2020, a contagiarsi durante un tour d'esibizione di suo conio, dove non si rispettava nessuna particolare regola di distanziamento mentre le competizioni internazionali erano ancora tutte ferme a causa del protrarsi dell'emergenza sanitaria. Fu in quella occasione che ci si ricordò delle note convinzioni antivacciniste del campione serbo (disse pure di essere contrario alla vaccinazione come requisito per i viaggi intercontinentali), cresciuto ad alimentazione senza glutine e strambe teorie antiscientifiche quali l'acqua pranizzata. Che lo portavano a pontificare su "geoprisma" e "geometria sacra" e "acqua che si rompe".
Sembrava che si fosse ravveduto. Era rientrato nei ranghi. Si era scusato per il torneo organizzato in Serbia da cui era originato il focolaio che aveva coinvolto altri colleghi. E sul campo pareva che fosse tutt'altro che turbato, visto che alla ripresa del circuito Atp non ha più sbagliato un colpo (o quasi).
Quest'anno per lui il sogno di vincere tutti e quattro i tornei major si è infranto solo nell'ultima partita a disposizione. Agli Us Open. E se non ci fosse stato il russo Medvedev a prenderlo a pallate forse saremmo stati qui a celebrare il più grande tennista di tutti i tempi nella stagione dei mostri sacri.
Forse avranno influito in parte anche le scorie di quella delusione perché decidesse di tornare alle origini, ricordando alla stampa serba che in Australia "nel 2021 la situazione non è stata buona per noi giocatori. Abbiamo dovuto osservare una quarantena di 14 giorni e a 70 di noi non è stato permesso nemmeno di uscire dalla stanza d'albergo". E ora che lascia intendere di starci ancora pensando, sul da farsi da qui a gennaio (nel frattempo lo vedremo a fine novembre alle Atp Finals di Torino), ironia delle circostanze vuole che se decidesse di andarci in Australia, ma dovesse affrontare per le regole dello stato di Vittoria una quarantena di 14 giorni, si capirebbe subito che vaccinato non è. E lì saremmo già ben oltre l'ammiccamento ai no vax.