Il Foglio sportivo
Un'Italia sportiva piena di buone notizie
Il giornalismo sportivo non racconta solo la consueta dicotomia vittoria/sconfitta, ma può diventare un mezzo capace di migliorare la vita delle persone e di veicolare esempi e valori positivi. Tutte le menzioni del premio giornalistico Estra per lo sport
I “Parkinsonauti” hanno pedalato da Pavia a Roma, lungo la via Francigena, per raccogliere fondi e sensibilizzare sul morbo che li affligge, ma che non impedisce loro di andare in bicicletta nell’attesa di una cura. Marcelina, sedicenne angolana cresciuta nella favela di Lixeira a Luanda, con trascorsi di alcolismo e depressione, è ora allenatrice di calcio. È stata soccorsa da Inter Campus, progetto di intervento sociale creato da Massimo Moratti nel 1997. Si prende cura, con il pallone, delle ragazze più piccole della sua stessa favela. A calcio, anzi, a calcetto, giocano anche Ginevra, Barbara e Bruna, detenute nell’istituto penitenziario di Rebibbia. Sono calciatrici dell’Atletico Diritti, squadra nata nel carcere romano per dare loro un’opportunità di riscatto e per prepararle alla vita dopo la pena, insegnando a fare gruppo.
Sono alcune delle storie emerse il 25 ottobre a Roma, nel Salone d’Onore del Coni, nell’ambito del premio giornalistico “Estra per lo Sport-Raccontare le buone notizie”, giunto alla quarta edizione. Una rassegna, promossa da Estra S.p.A. in collaborazione con USSI (Unione Stampa Sportiva Italiana), per risaltare quei giornalisti capaci di trovare e raccontare vicende che evidenzino il valore sociale e pedagogico dello sport. Raffaele Nappi (ilfattoquotidiano.it), Andrea Federica De Cesco (Sette) e Simona Berterame (Fanpage) hanno avuto il merito di portare alla luce le storie citate finora. Sono stati però 13 i premiati di una giornata che ha posto l’accento sui risultati dello sport, non attraverso la solita dicotomia vittoria/sconfitta, ma come mezzo capace di migliorare la vita delle persone e veicolare esempi e valori positivi. Come quelli che hanno animato durante la pandemia Christian De Mase, calciatore romano in una squadra paralimpica della Capitale. Nei mesi in cui non poteva allenarsi, con la Croce Rossa e la Protezione Civile ha aiutato a distribuire aiuti alle famiglie più bisognose e a spegnere incendi. La sua storia è stata raccontata su Repubblica da Riccardo Caponetti, vincitore di uno dei cinque premi speciali, il “Redaelli”, assegnato al miglior lavoro under 30.
Le altre onorificenze speciali sono andate a Mario Sconcerti (“Alla carriera”), a Donatella Scarnati (“Donna di sport”), a Elisabetta Soglio per l’inserto Buone notizie del Corriere della Sera e a Lorenzo Fargnoli (“Estra per il territorio”), per un’indagine pubblicata su Left sulle associazioni di sport popolare, baluardi di periferia contro le infiltrazioni della criminalità organizzata.
Le menzioni d'onore sono state assegnate, oltre che a De Cesco e Berterame, a Claudio Arrigoni (Corriere), Federico D'Ascoli (La Nazione) e Giuseppe De Caro (TGR-Rai Campania). Quest'ultimo ha raccontato la storia dei fratelli Leo, prossimi partecipanti alla maratona di New York (7 novembre), quando Dario spingerà la carrozzina di Franco, affetto da tetraparesi spastica. Erano entrambi ospiti al Salone, a testimonianza del messaggio di speranza di cui lo sport si fa portatore: nessuno escluso. Con loro c'era anche l'ex pugile Patrizio Oliva, raccontato da Monica Matano (Raisport), vincitrice nella categoria radio e tv. Assieme a Nappi, autore del miglior lavoro sul web, è stato premiato anche Gian Luca Pasini (Gazzetta dello Sport) nella sezione carta stampata per aver raccontato la storia di Simone Barlaam, uno dei migliori nuotatori paralimpici. Alcuni sono giornalisti abituati a narrare gesta di grandi campioni, altri no, ma hanno saputo sia riconoscere la bellezza di una storia, che la sua matrice nella pratica sportiva.
Il presidente del Coni Giovanni Malagò, presente all'evento, ha dichiarato: “Sembra quasi che ci sia una specie di missione, per cui raccontare cose negative paghi. A me non piace. Sono felice di parlare di positività”. Gli ha fatto eco Francesco Macrì, presidente di Estra: “Celebriamo le storie dei territori, dell'Italia più vicina a noi”. Forse quest'Italia è più diffusa di quanto si pensi. Una consolazione. Significa davvero che là fuori c'è un mondo pieno di buone notizie.
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