La Juventus come Ulisse nell'Inferno di Dante
L’anno in cui si celebrano i settecento anni dalla morte di Dante Alighieri potrebbe essere un inferno anche per i bianconeri. Viaggio calcistico tra i versi del Poeta aspettando Juve-Fiorentina
Godi Fiorenza, poi che se’ sì grande
che per mare e per terra batti l’ali,
e per lo ‘nferno tuo nome si spande!
Godi, poiché i tre punti, abituali
sono ormai, con la squadra ch’è alla gogna;
centrocampisti quasi amatoriali
che con la palla ai piedi ven vergogna
fin a guardarli, e ahimè non c’è più tempo
per quello scudo che sempre si sogna.
L’anno in cui si celebrano i settecento anni dalla morte di Dante Alighieri potrebbe essere un inferno anche per la Juventus che, andando avanti di questo passo finirà le sue giornate nelle basse temperature del Cocito, il lago ghiacciato messo dal Sommo Poeta sul fondo della prima cantica della Commedia. E, visto che in quel luogo poco ospitale vengono puniti i traditori, chissà che al posto di Lucifero, magari nella Giudecca (ultima zona del Cocito), dove vengono puniti i traditori dei benefattori, i bianconeri non troveranno anche Cristiano Ronaldo che, diciamocelo, avrebbe potuto salutare con modi e tempi diversi altro che “eu estou aqui”!
Ma parliamo del campionato in corso.
Or incomincian le dolenti note
a farmisi sentire;
Gli juventini sono rimasti orfani dei 30 e passa gol stagionali del portoghese; il mercato non ha portato sostituti né giocatori (se escludiamo Locatelli) che vale la pena, per ora, menzionare; il centrocampo… bè il centrocampo avea del cul fatto trombetta. E i risultati sono lì da vedere: addirittura la squadra in ritiro, cosa che non capitava, forse, dai tempi di Dante.
Dunque, come scrive il suo cittadino più illustre nel canto XXVI dell’Inferno, può godere Firenze al pensiero di venire a Torino, come peraltro sembrano fare tutte le città le cui squadre ultimamente affrontano la (ex) corazzata bianconera in campionato. Chi gode meno sono i tifosi juventini che, abituati alle scorpacciate dell’ultimo decennio, si erano completamente scordati delle punizioni del contrappasso tipiche del girone dei golosi e che è meglio non menzionare del tutto; basti questo verso: Urlar li fa la pioggia come cani; e si sa, noi, con gli acquazzoni non andiamo troppo d’accordo.
La sensazione di queste prime giornate è la stessa dell’ultimo campionato: ogni 2/3 partite si fa la conta dei punti che avremmo potuto avere e che invece abbiamo perso per strada, più che per sfortuna, per incapacità di mettere insieme quattro passaggi buoni (se non contiamo quelli fatti agli avversari, che puntualmente ce la fanno pagare). E sì che il centrocampo è stato il reparto che negli ultimi anni brillava come una gioielleria… ma fermiamoci qui. Perché non c’è
nessun maggior dolore
che ricordarsi del tempo felice
ne la miseria.
Sembra che quest’anno, probabilmente per l’indigestione dei 9 scudetti consecutivi, i giocatori bianconeri affrontino certe squadre – vedi Empoli, Sassuolo, Verona – alla maniera di Ulisse, con una certa tracotanza. Altrimenti non si spiega perché Bonucci, che non è certo l’ultimo arrivato, abbia lasciato due metri a Simeone che, peraltro, di questi tempi ha il piede che scotta, permettendogli di metterla sotto l’incrocio. Dante ha messo Ulisse nell’inferno proprio per aver peccato di hybris, per il suo folle volo oltre le colonne d’Ercole sfidando gli dei. Speriamo che la Juventus si renda conto, e al più presto, che emulare l’eroe di Itaca non è un granché. Specialmente se il volo è verso il basso.
Giusto per non deprimerci troppo è bello pensare, per una volta, e solo per ora, non preoccupatevi… non ad un altro girone infernale… ma a quello di Champions League: solo quando cala la luce del sole, quelli che in campionato sono ombre vane fuor che ne l’aspetto sembrano ricordarsi di essere giocatori di pallone per professione. O forse è solo perché col sole allo Zenit… di ombre non se ne vedono. E allora si spera che la matematica qualificazione agli ottavi appena ottenuta, con la Joya che fa il Platini, sia la giusta medicina per ritrovare un po’ di entusiasmo. Personalmente, sono fiducioso per la partita di sabato con la Fiorentina; anche perché, con l’ora legale, alle 18.00 dovrebbe esserci quasi buio. Già me lo vedo, il comandante Max, Ulisse di casa nostra, venire da un angolo dello spogliatoio venerdì sera, dopo l’allenamento, con passo deciso e voce impostata per far vibrare le corde più profonde dei suoi marinai con questa orazion picciola:
"O frati", dissi "che per cento milia
perigli siete giunti a l’occidente,
a questa tanto picciola vigilia
non finiamo come una bagnarola,
non vogliate negar l’esperienza
dei tre punti, domani, con la Viola.
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come gufi!
La testa al campionato e con urgenza!"