Foto Ansa

"Con Giampiero Galeazzi eravamo in simbiosi". Parla Giuseppe Abbagnale

Giorgio Burreddu

"Per gli italiani la sua è stata una voce che riusciva a coinvolgere, che faceva uscire fuori la passione". Il ricordo dell'ex campione olimpico e ora presidente della Federazione Italiana Canottaggio del giornalista

"La gente fino a ieri mi chiedeva quand’è che Giampiero sarebbe tornato a commentare il canottaggio, e questo è qualcosa che ha un significato, un senso, dice qualcosa della grandezza di una voce come la sua". Ma non è solo di quella voce graffiata e profonda, la voce di Giampiero Galeazzi, che Giuseppe Abbagnale (assieme al fratello Carmine e al timoniere Giuseppe Di Capua, con cui ha conquistato due ori olimpici e sette titoli mondiali) sentirà la mancanza. "La notizia della sua scomparsa mi ha investito, lo ha fatto con tutti noi. Qualche giorno fa avevo visto la figlia, Susanna. Eravamo a Roma, sul Tevere, per una gara. Avevamo parlato del papà, sembrava stesse meglio".

Se n’è andato a 75 anni dopo una lunga malattia, ed è come se per gli Abbagnale si fosse staccata una nota, un suono, da una delle più grandi imprese italiane di sempre. È la vittoria ai Giochi di Seul, nel 1988, quando Galezzi commentò con un turbine di fiato la gara dei fratelli Abbagnale. "In fondo” dice al Foglio "quella è diventata una simbiosi incredibile. Non so quanto abbia contribuito alla popolarità nostra, o alla sua. Ma so che andando in giro, ancora oggi, se parli degli Abbagnale viene fuori il commento di Galeazzi. E così il contrario. Senza gli eventi sportivi importanti magari le cose sarebbero andate in un altro modo".

Foto LaPresse
  

La prima volta si conobbero a un campionato italiano. "Erano i primi anni Ottanta, all’Idroscalo. Vincemmo e venne a farci un’intervista. Giampiero è poi diventato la voce del canottaggio, ha raccontato tutte le nostre gare principali. I momenti di incontro sono stati tantissimi". Chi era Galeazzi, il presidente della Federcanottaggio lo spiega con una semplicità tale da raggiungere l’essenza del vero. "Per gli italiani la sua è stata una voce che riusciva a coinvolgere, che faceva uscire fuori la passione. Questo è successo un po’ di più nel canottaggio, magari. Ma non è solo quello. Succedeva anche in altri sport. La gente lo percepiva come una figura capace non solo di raccontare la situazione sportiva nella sua interezza, nella sua complessità, ma anche con finezza, con dettagli che arrivavano a toccare certi sentimenti".

Abbagnale parla di "scuola del giornalismo italiano, molto apprezzata, e se vogliamo anche molto colta”, della quale Galeazzi è stato promotore, interprete, rappresentante. A fare da contraltare a quella "semplicità e leggerezza di alcuni programmi fatti in tv, ma condotti con una capacità elevata, coinvolgente e anche naturale". Le telecronache gli Abbagnale le conservano ancora, “ma in Vhs, anche se oggi trovi tutto su YouTube".

  

Sarebbe riduttivo associare Galeazzi e gli Abbagnale per una pura questione sonora. “Io e Giampiero ci siamo visti spesso, negli anni. Quando ero vicepresidente della federazione (dal 2000 al 2004, ndr) ci siamo anche divertiti. Mi ricordo ai Giochi di Atene, gli scherzi e le risate. Lo invitavamo a sedersi ai bordi della piscina per buttarcelo dentro. O a tavola, quando facevamo finta di portargli i piatti senza niente dentro. Scherzi semplici, e lui ovviamente stava al gioco. Negli ultimi due anni ci siamo sentiti poco, il Covid e i lockdown hanno fatto il resto".

Quella di Galezzi, aggiunge Abbagnale, "è stata un’epoca in cui lo sport era diverso, c’era più campanilismo, ma anche più semplicità. Lo sport era anche molto più dilettantistico, meno esagerato, meno contornato dal dio denaro. Ma in fondo sempre con la stessa cosa: il gesto". Quello che bisogna saper raccontare. “Il racconto è una cosa che arriva da lontano, dagli antichi: per fare vivere le gesta di una grande vittoria ci voleva uno che le sapesse raccontare. La voce ti fa avere la percezione, ti dà il senso di quello che stai vendendo con gli occhi. È di questo che si è occupato Giampiero".