Il foglio sportivo
L'Italia ci riprova con il curling
Oggi contro la Danimarca il via agli europei della disciplina olimpica. "Le sensazioni sono molto buone", ci dice Retornaz, l'uomo coi baffi della nostra Nazionale
C’è un Europeo per tutte le stagioni, e adesso tocca al curling. Notti magiche. Inseguendo una spazzata, una stone, un bumper weight, un extra-end. “Le sensazioni sono molto buone” racconta al Foglio Sportivo Joël Retornaz, 38 anni, l’uomo coi baffi della nostra Nazionale. “La stagione per noi è iniziata bene, stiamo sviluppando un buon gioco e abbiamo primeggiato in Europa nei tornei di avvicinamento. Andiamo lì con grande voglia di fare”. Oggi (sabato 20 novembre) a Lillehammer, Norvegia, il torneo prende il via contro la Danimarca. Gli azzurri cercheranno di migliorare il traguardo del 2018: un terzo posto che fu gloria e meraviglia. “Il curling è cambiato, non ci sono più differenze nette, né squadre materasso. Le avversarie sono tutte ostiche. Con la Svezia facciamo sempre un po’ fatica, sono pluricampioni del mondo, plurimedagliati, e dunque ci può stare. E poi la Scozia: una squadra veramente forte, hanno vinto anche in Canada”. È l’Italia del ghiaccio, l’altra faccia della gioia. Chiedere a Violetta Caldart, 52 anni, coach delle ragazze azzurre del curling. Anche loro all’esordio in questo Europeo affronteranno la Danimarca. “Abbiamo una squadra giovane, ragazze dai 18 ai 24 anni, e il curling è uno sport di esperienza”, racconta. “Allora dobbiamo essere oneste: Svizzera, Svezia, Scozia e Russia sono di un altro livello rispetto a noi, ma con tutte le altre ce la possiamo giocare. La possibilità di entrare nelle prime sette, e dunque di strappare un pass per i Mondiali, ce l’abbiamo”.
All’Europeo norvegese c’è anche questo in palio: un posto per i campionati del mondo. Ma il bello verrà dopo, quando l’Italcurling si giocherà l’accesso alle Olimpiadi di Pechino in programma il prossimo febbraio con un torneo di qualificazione (in calendario a dicembre, dal 5 al 10). Dice la Caldart delle sue ragazze che “non considero un miracolo l’accesso ai Mondiali, la qualificazione olimpica sì”. E anche Retornaz non ci gira tanto attorno: “L’obiettivo principale della stagione è quello, l’Olimpiade, e anche per la settimana di qualificazione le nostre sensazioni sono positive”. In fondo, l’esplosione definitiva del curling in Italia non può che passare dai Giochi. Ma c’è ancora una distanza tra il movimento maschile e quello femminile e ormai è finita anche l’onda lunga di Torino 2006, quando il paese scoprì questo sport fatto di gestualità nuove e prodigiose, tutte da comprendere. “Il movimento va un po’ a ondate, a periodi”, aggiunge la Caldart. “Stiamo raccogliendo ancora un po’ di frutti, ma per il futuro bisogna fare di più”. Ed è così anche per Retornaz: “Vorrei dire che dopo Torino è andato tutto bene. Non è così. Viviamo in un paese in cui uno sport la fa da padrone, è dura attecchire in una realtà calciofila come la nostra. Senza impianti è difficile. Bisogna che qualcuno creda di più in questo sport. Non solo la federazione, anche i privati, i potenziali investitori. L’ondata olimpica porta entusiasmo, ma poi si traduce in un pugno di mosche”.
Retornaz è il grande eletto del curling italiano, due Olimpiadi nella sua bio (Torino e PyeongChang). “Pechino sarebbe la terza, i miei pensieri sono positivi”, sorride. Lo segue la Caldart, che nel 2006 aveva fatto parte dell’esperienza azzurra. “Due anni prima avevo lasciato il lavoro in banca. Ne parlai con mio marito, poi con i miei genitori. Tutto, pur di inseguire i miei sogni. Poi ho fatto la cameriera, ho trovato un lavoro in ufficio, qualcosa part-time. Non sono una femminista, è solo una questione di scelte. Ma è vero che le donne devono sempre lottare un po’ di più per riuscire a ritagliarsi uno spazio a livello sportivo. Ho esempi sotto gli occhi: ragazze che hanno dovuto scegliere tra sport e lavoro. Ai maschi non accade”. L’entrata nei Corpi dello Stato di 4 azzurri ha rovesciato il mondo maschile del curling, che adesso compete a livelli altissimi. Ma, specifica Retornaz, “non c’è una differenza sessista, penso sia più una questione di opportunità: negli ultimi anni hanno fatto dei risultati. Ci sono sport in cui i successi femminili hanno portato a un forte ingresso nei gruppi militari delle ragazze”. Anche nel curling sono i risultati quelli che contano.