Messi ha vinto il Pallone d'Oro 2021. Vabbè
Quello che sino a qualche anno fa era una delle decisioni più attese della stagione calcistica ormai entusiasma quanto un primo turno di Coppa Italia. Come si è arrivati sino a questo punto?
Il Pallone d’Oro 2021 l’ha vinto Lionel Messi.
Ah. Vabbè. Un altro.
Fa un po’ strano vedere cosa è diventato ora il premio individuale più importante del calcio. Quello che sino a qualche anno fa era una delle decisioni più attese della stagione calcistica ormai entusiasma quanto un primo turno di Coppa Italia. Ci si imbatte per caso nella notizia, non ci si ricorda nemmeno che l’anno scorso saltò e non fu assegnato. Tanto o è Messi, o è Cristiano Ronaldo. Va così da anni. Il duopolio è tirannico, non lascia spazio a nessun altro. Certo, c’è stato Luka Modric nel 2018, ma in quella stagione il croato strabiliò a tal punto tutti che non poteva andare diversamente.
Lionel Messi ha messo in bacheca il suo settimo Pallone d’Oro. Cristiano Ronaldo ne ha cinque nel pedigree. Dal 2008 a oggi tutto è girato attorno a loro. Per meriti certo. E straordinari. I due giocatori più forti della loro generazione. I dubbi a tal proposito sono pochi: sia per talento che per continuità e longevità di rendimento.
Così i più forti però che qualche dubbio viene: ma hanno giocato da soli in questi anni? È da oltre un decennio che vincono tutto quello che potevano vincere? Davvero gli altri giocatori che hanno incrociato erano così inferiori a loro?
Si potrebbe rispondere con un No a tutte queste domande. Ma anche con un eppure. E in questo eppure si nasconde il perché di quel ah, di quel vabbè, di quel un altro con il quale ci poniamo di fronte alla scoperta della cerimonia di premiazione del Pallone d’Oro.
Perché di giocatori di livello assoluto, almeno una spanna sopra tutti gli altri, la storia del calcio ne è piena. Da Alfredo Di Stefano a Zinedine Zidane; da Eusebio a Ronaldo, il Fenomeno; da Franz Beckenbauer a Diego Armando Maradona (che non l’ha mai vinto, ma solo a causa di un problema passaporto: fino all'edizione 1994, infatti, il regolamento imponeva che lo sportivo dovesse essere di nazionalità europea); da Johan Cruijff a Michel Platini e Marco van Basten (e ci scusiamo se ce ne siamo dimenticati qualcuno). In nessun caso però si è vista una tale unione di giudizio da parte della stampa specializzata. Perché sono i giornalisti ad assegnare il Pallone d’Oro, loro a votare il migliore dell’anno solare. E per loro, a sommare i giudizi, non c’era alcun dubbio che Lionel Messi e Cristiano Ronaldo fossero i giocatori migliori di questo o quell’anno solare.
È dal 1955 che l’idea di Gabriel Hanot, giornalista di France Football, va avanti. Una “furbata editoriale”, come la descrisse con ammirazione l’ex patron del Tour de France di allora, Jacques Goddet, che proprio dal ciclismo era stata mutuata. Il ragionamento di Hanot era semplice: se i giornali sportivi possono organizzare le grandi corse in bicicletta e beneficiare delle vendite in quelle tre settimane, perché noi, che un campionato non lo possiamo organizzare, non ci inventiamo un premio che ci assicuri una visibilità incredibile?
L’eppure si nasconde qui. Nel capovolgimento dell’idea originaria di Hanot. In termini di visibilità ormai è il calciatore che dà lustro al premio. E di calciatori in vista come Messi e Cristiano Ronaldo non ce ne sono in giro. Indipendentemente dal fatto che l’argentino non vince una Champions League dal 2015 e il portoghese dal 2018, che la Coppa del mondo alzata al cielo non sia mai stata cosa loro. Dettagli che non contano. Perché Lionel Messi e Cristiano Ronaldo in ogni caso catalizzano l’attenzione di tutti. Le loro giocate sono globali, animano discussioni infinite su chi sia il più forte. Sono il centro gravitazionale del football mondiale. E in questo tam tam fatto di dribbling, gol e giocate incredibili ci si può dimenticare che esiste anche altro. C’è chi si lamenta, criticandoli, che i giovani siano interessati più agli highlights che alle partite. Ma non è questione recente, va così da anni, anche non tra i ragazzini.
Il Foglio sportivo - IL RITRATTO DI BONANZA