Francesco Renzi, figlio di Matteo (Ansa)

La rovesciata

Renzi (junior) come Pelé

Giuseppe Pastore

Francesco, figlio di Matteo, segna con il Prato in serie D un gol da cineteca. “Dedicato alla mamma”

Un pallone che si alza a campanile, dopo il rinvio sghembo di un difensore di serie D, è il modo in cui il destino ha deciso questa settimana di occuparsi della famiglia Renzi: non più le provocazioni ad alto trollaggio di Matteo né le fosche vicende giudiziarie del di lui padre, ma la bellezza di un gesto tecnico universale, la rovesciata. Al minuto 75 Francesco Renzi sembrava Pelé in “Fuga per la Vittoria”: solo che non era un film di John Huston con Max von Sydow e Sylvester Stallone, ma un più modesto Prato-Borgo San Donnino, tredicesima giornata di Lega nazionale dilettanti, classica partita rognosa bloccata sull’1-1 fino a un quarto d’ora dalla fine. Renzi era entrato in campo otto minuti prima al posto del centravanti titolare Bellucci: a metafora delle effimere illusioni del calcio, il centravanti avversario era Arturo Lupoli, eterna promessa mai sbocciata che una quindicina d’anni fa aveva fatto faville nel settore giovanile dell’Arsenal fino ad arrivare anche alla prima squadra della Fiorentina, con cui però aveva messo insieme appena 44 minuti, in una trascurabile partita di Coppa Italia ad Ascoli. Chissà se Renzi junior ha memoria di quella partita: ne dubitiamo, è nato l’11 maggio 2001, che per le cronache del nostro calcio è la celebre data “che non scorda più nessuno” in cui il Milan vinse 6-0 il derby contro l’Inter, ma per la storia d’Italia è l’antivigilia del trionfo elettorale di Berlusconi alle Politiche. Ma basta parlare di Matteo!
 

La svirgolata del numero 2 del Borgo San Donnino, Simone Dodi, ha fatto da detonatore allo spettacolare ribaltone di Renzi jr. Il quale ha già segnato tre gol in stagione: due in campionato e uno in Coppa Italia all’Usd Real Forte Querceta, società con sede a Forte dei Marmi che per una di quelle bizzarrie da calcio dilettantistico ha un logo identico a quello del Real Madrid. Indossa la numero 29 e nelle ultime sei partite di campionato, sotto la guida del campione del mondo 2006 Marco Amelia, è sempre partito dalla panchina, come si conviene a un ragazzo di vent’anni che ha – come recitano i manuali della banalità calcistica – “ampi margini di miglioramento”. Il capitano del Prato Claudio Sciannamè, classico elemento d’esperienza in una squadra giovanissima, lo descrive come una prima punta fisicamente strutturata che deve trovare continuità di rendimento: uno che assorbe i colpi e li restituisce, che sa occupare l’area con personalità come dimostrano il gol spettacolare di ieri o il bellissimo colpo di testa contro il Carpi lo scorso ottobre. Sono questi i primi gol della sua carriera, che l’ha visto cimentarsi con la Primavera dell’Udinese e in serie C con la gloriosa “Olandesina”, la maglia arancione della Pistoiese che l’ha svincolato a settembre.

 

Com’è normale e sacrosanto che sia, Francesco Renzi non si fa affatto un vanto del cognome che porta: chiede di essere giudicato per le sue qualità da attaccante e non per l’albero genealogico, districandosi nella giungla delle categorie inferiori come un normale ragazzo della sua età, “molto simpatico ma anche molto riservato”, dicono dal Prato. Per trovare una foto insieme all’illustre babbo bisogna scorrerne molto a lungo il profilo Instagram: la più recente è datata 11 gennaio 2019, giorno del compleanno di Matteo, e li ritrae insieme in una vecchia foto allo stadio, forse sulle tribune del Franchi, visto che Francesco indossa la maglia della Fiorentina. Dopo il gol più bello della sua ancor giovane carriera si è portato la mano all’orecchio destro per chiamare il boato della folla come fanno tutti i calciatori di tutte le latitudini, si è avvicinato alla rete di protezione e ha anche fatto una linguaccia verso un amico presente in tribuna, venuto a vederlo per la prima volta, a cui Francesco aveva promesso di segnare.

 

A fine partita ha dedicato il gol alla mamma con un’umiltà e una benedetta normalità in cui non si trovano tracce della celebrata spocchia paterna: “Perché mi vuol bene e mi sta accanto”. Forse non dovremmo occuparcene così a lungo: sarebbe anche il suo desiderio. Forse non dovremmo indulgere in tutte queste battutine sul papà come banali giornalisti a corto di fantasia. Certo, forte è la tentazione di accostarlo per il mercato di gennaio come primo rinforzo del Newcastle appena acquistato dallo sceicco Mohmmad bin Salman al Saud. Ma basta parlare di Matteo!

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