a torino
Il flop di Sonego condanna l'Italia in Coppa Davis. Ma questa squadra ha un futuro
Il numero 27 al mondo perde male contro il croato numero 279. Non basta il grande recupero di Sinner contro Cilic. Il doppio ci butta fuori: forse è l'occasione per puntare finalmente su dei buon doppisti?
Dunque no, non ci sarà nessun incrocio del destino per cui nell'anno del ricordo della Coppa Davis vinta in Cile nel 1976 (quest'anno stranamente la raccontano tutti, da Federico Buffa a Domenico Procacci, con una docuserie appena presentata proprio al Torino film festival), il nostro tennis si laurei ancora una volta campione del mondo. Ci ha pensato la Croazia a buttarci fuori dalla competizione che a molti non piace più perché non ha più nulla della vecchia romantica Davis (quello che l'ha uccisa ha un nome e un cognome: Gerard Piquè). Tutte le partite si giocano in un tempo ravvicinato e con una formula – al meglio delle tre partite, con il doppio doppiamente decisivo –, che forse è poco congeniale alla nostra squadra.
Che, questo lo mettiamo in epigrafe, si presentava all'appuntamento mezza monca, senza il nostro numero uno, infortunato, Matteo Berrettini, e nel primo singolare riponeva tutte le aspettative su Lorenzo Sonego: il torinese che sentendosi a casa al PalAlpitour, aveva ben impressionato contro Stati Uniti e Colombia. Ci aveva fatti sentire al riparo da imprevisti. Giocava col favore del pronostico, che nel tennis è comunque un fattore. E invece no, il numero 27 del ranking mondiale ha perso contro il numero 279 Borna Gojo, uno che quest'anno non ha vinto nemmeno una partita nel circuito professionista.
Così si è messa male da subito. Perché per battere la Croazia, che ha i migliori doppisti al mondo, campioni olimpici e di slam freschi di Finals nello stesso stadio torinese, bisognava chiudere la pratica nei primi due singolari. E invece, quando nel primo set del suo match Sonego è sembrato più instabile del solito perché più esposto al peso delle aspettative, s'è capita quale fosse la china della giornata. Con lo 0-1 e l'altoatesino che perde il primo set contro il già vincitore di slam Marin Cilic, sembrava finisse di lì a breve. E invece no, Sinner ha dimostrato che è giocatore vero, ha preso lentamente le contromisure al servizio del croato, ha portato il secondo set al tiebreak e poi è riuscito a prevalere al terzo con una serie di servizi e controservizi strappati. Gran maturità. 1 a 1 e un residuo di speranza.
Ma poi subito ci si è ricordati che l'infortunio di Simone Bolelli, unico esperto di doppio della delegazione, costringeva il neocommissario tecnico Filippo Volandri a schierare uno tra Musetti, Sinner o Sonego accanto a Fabio Fognini. E la scelta ricadeva sul tennista che aveva appena finito di giocare e di vincere dopo due ore di partita. E che però nella specialità ha giocato poco più che una manciata di match. Troppo pochi per non diventare una specie di bersaglio di Mate Pavic e Nikola Mektic, che sul campo si muovono all'unisono, e sono uno destro e l'altro mancino, la combinazione perfetta quando si gioca due contro due.
Una beffa se si pensa che l'Italia ha perso tutte le partite di doppio ed è stata sfavorita dall'unica disciplina che solitamente finisce per svuotare i palazzetti quando si giocano i vari tornei (non ci verrete a dire che vi ricordate quanti slam ha vinto un qualsiasi doppista attualmente in top ten. In ogni caso non vi crediamo). Fatto sta che al di là della legittima delusione per non aver sfruttato l'occasione unica di giocare, con questa formula, un quarto di finale tutto sommato alla portata in casa, i segnali positivi ci sono tutti, "un primo mattoncino per il futuro", per dirla alla Volandri a fine incontri.
Sinner che all'esordio vince tutti i suoi singolari al termine di una stagione fittissima di impegni, ad esempio. O la possibilità, l'anno prossimo, di riavere in squadra Berrettini. Così come quella di veder finalmente esplodere a grandi livelli Lorenzo Musetti. O lo sprito di rivalsa, dopo la grande delusione casalinga, che avvolgerà d'ora in avanti Sonego. Solo un appunto ci permettiamo di muovere: fate crescere dei doppisti validi. Alla fine in questa nuova Coppa Davis così controversa sembrano essere ritornati al centro del tennis. E fa davvero una strana sensazione.