Perseveranza, umiltà e coraggio sono i miei concetti cardine”. Fenomenologia di Giuseppe Marotta, “amministratore delegato sport”, come recita la gerenza, dell’Inter football Club, la società dove è arrivato a fine 2018 e che, con lui in cabina di regia, è diventata Campione d’Italia per la prima volta dalla tripletta di Mourinho (2010). Soprattutto, alla fine del girone di andata del campionato 2021-2022 si ritrova prima in classifica e negli ottavi di Champions League: a metà dell’opera ha fatto meglio.
Tutto questo, malgrado la crisi societaria di inizio 2021, con tutti i problemi finanziari e le voci di una cessione da parte dei proprietari cinesi Zhang, di cui si è parlato (e si parla anche in questi giorni) e le partenze dei tre maggiori artefici del titolo numero 19: Antonio Conte (allenatore), Romelu Lukaku (centravanti goleador e trascinatore), Achraf Hakimi (ala, o esterno, da 7 gol). Per la seconda volta in un decennio, Marotta si è ritrovato a gestire il non facile transito di una squadra vincente verso un futuro zeppo di incognite. Per la seconda volta in un decennio ha dovuto sostituire il vincente Antonio Conte (successe nel 2014 alla Juventus) con un altro tecnico e per ora ha avuto ragione.
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