Tra Hamilton e Verstappen deciderà Abu Dhabi (dopo la farsa in Arabia Saudita)
L'inglese e l'olandese sono a pari punti a una gara d'arrivo e dopo il Gran premio di Formula 1 peggio gestito nella storia di questo sport
L’onesta premessa di questo racconto è che tutto quel che leggerete potrebbe essere cancellato da una decisione della giuria di gara. Qualunque essa sarà, quella di Jeddah resterà nella storia della Formula 1 come la gara peggio gestita in 71 anni di storia. Non ci sono precedenti simili, quel che hanno combinato Michael Masi (direttore di corsa) e i commissari ha avuto solo il merito di regalarci l’ultima gara di domenica prossima con i due contendenti esattamente a pari punti. Per il resto è stata una farsa.
Impossibile citare tutti gli episodi. Andiamo però su quel che è accaduto alle 20 e 39 ora italiana. Lewis Hamilton ha vinto, con il giro veloce, davanti a Max Verstappen. Quindi ha guadagnato 8 punti sull’olandese e ad Abu Dhabi i due arrivano con 369,5 punti a testa. Dopo 21 Gran Premi non c’è nemmeno lo straccio di mezzo punto. Tecnicamente è ancora davanti il pilota della Red Bull perché il secondo parametro dopo i punti totali è il numero di vittorie e Max è a 9 mentre Lewis in Arabia ha toccato quota 8. Questo significa che comunque domenica prossima nell’Emirato chi starà davanti all’altro sarà campione. E sarà un epilogo fantastico per una stagione che ha vissuto un duello inenarrabile, fatto di lotta corpo a corpo, di confronti con la scimitarra ma anche con il fioretto o anche solo attraverso il trash talking che non poche volte i due hanno affidato ai team radio.
Tutto questo non può essere dimenticato, così come non è dimenticabile l’assoluta incapacità di chi sta amministrando il circus di essere un giudice credibile. La direzione corsa, scritto rigorosamente con la minuscola, è andata in totale confusione e reso istituzionale una trattativa per piegare il regolamento e cercare di mettere una pezza a una situazione che era palesemente andata fuori controllo. Michael Masi ha solo il merito di aver fatto tutto alla luce del sole. Ha parlato via radio (e tutti abbiamo potuto ascoltare attraverso la tv) con i muretti di Red Bull e Mercedes e accettato di passare sopra a ogni ruolo terzo e ridefinire la ripartenza dopo la seconda interruzione secondo i metodi del manuale Cencelli. A Verstappen è stata dunque cancellata la possibilità di una penalizzazione per aver tagliato la chicane e a Hamilton è stata restituita la posizione che legittimamente aveva riconquistato. Insomma, un grande caos.
In 16 giri abbiamo visto un paio di sorpassi e due grandi crash per la durata di 73 minuti. Un tempo infinito, inaccettabile. Così come è inaccettabile andare su un circuito nuovo, mai provato prima, velocissimo e con muretti stretti a due gare dalla fine del Mondiale più combattuto dell’ultimo lustro. Non è stata una gara, è stato un rodeo. Con un paio di virtual safety car assurde, decise da Masi per consentire agli inservienti di ripulire la pista dai detriti. Peccato che le procedure fossero lentissime e i piloti girassero come criceti raffreddando le gomme mentre i brandelli di carrozzeria dei loro colleghi venivano rimossi con una lentezza sconcertante. Poi un ulteriore pasticcio, con un tamponamento dell’inglese all’olandese quando i due dovevano scambiarsi la posizione. Una direzione di corsa autorevole avrebbe preso in mano la situazione e impedito che i team principal di Mercedes e Red Bull si sfogassero via radio cercando di condizionare le decisioni di chi deve essere non solo super partes ma anche capace di farsi rispettare.
Resta il rammarico per una organizzazione non degna del livello al quale Vertappen ed Hamilton hanno portato il duello. Che sarà all’ultimo colpo, tra una settimana sempre all’ombra delle dune del deserto.