il foglio sportivo
Il romanzo della Formula 1 ha un finale in testacoda
La vittoria in una gara mai corsa può regalare il primo titolo a Verstappen. Intrighi, storie, colpi bassi
Il Mondiale di Formula 1 più bello degli ultimi anni rischia di finire con una figuraccia planetaria. Immaginatevi di ritrovarci domenica sera con Verstappen e Hamilton ancora appaiati in classifica e Max campione soltanto perché ha vinto una gara in più del suo rivale. Peccato che quella vittoria in più (sono 9 a 8 nel conto e se finisse 9-9 Hamilton sarebbe campione perché avrebbe più punti in classifica) è quella ottenuta nel Gran premo del Belgio, una gara che non c’è stata. Vincere un mondiale grazie alla vittoria in un Gran premio assegnato a tavolino (con punteggio dimezzato) dopo due giri dietro alla Safety Car sarebbe davvero il peggior finale possibile per il campionato più combattuto degli ultimi anni, l’unico dopo quello del 1974 in cui due piloti sono arrivati allo show finale a pari punti. Campione perché ha vinto un Gran premio mai corso. Sarebbe davvero una figuraccia imperdonabile per la Formula 1 che quest’anno ha guadagnato pubblico un po’ in tutto il mondo grazie alla sfida senza limiti tra Max e Lewis, due interpreti che non si sono rispettati e spesso sono andati anche oltre i limiti.
La loro rivalità ha richiamato alla mente quelle storiche del campionato, da Lauda e Hunt a Senna e Prost senza dimenticare le sfide di Schumacher con Villeneuve e Hakkinen. Il duello di quest’anno ha tutti gli ingredienti per passare alla storia di questo sport. C’è lo scontro generazionale, quello tra il potere costituito e il giovane ribelle, quello tra il vecchio e il nuovo, quello tra due piloti che interpretano la vita e le gare in modo decisamente opposto, ma poi hanno la stessa fame e l’identica ferocia in pista quando sembra che la vittoria sia l’unico mezzo per sopravvivere e la loro battaglia una sfida all’ultimo sangue, una via di mezza tra un duello nel Colosseo e uno sparattutto da videogame.
Ma assegnare un campionato perché Max ha vinto una gara che non c’è stata sarebbe come apparecchiare il pranzo di Natale, poi prendere dentro la tovaglia e tirare tutto giù per terra. Cominciamo col dire che Verstappen e Hamilton finirebbero a pari punti solo in caso di doppio ritiro, di incidente, di cataclisma che li vedrebbe fuori dai primi dieci. E qui aleggia un altro fantasma, quello legato al finale di stagione 1990, quando Senna tirò fuori Prost alla prima curva di Suzuka, vendicandosi dell’anno prima, e diventando aritmeticamente campione. Una mossa cercata come ha poi confessato l’anno dopo.
Anche il primo mondiale di Schumacher nel 1994 si chiuse con un incidente tra il futuro ferrarista e Damon Hill. Nel 1997 Schumi ci tentò anche con Villeneuve ma finì male e fu anche cancellato dalla classifica.
Proprio questo precedente è il maggior monito per Verstappen: occhio a fare il furbo, perché se venisse poi appurata la tua colpa, potremmo cancellarti tutti i punti ottenuti e assegnare il campionato a Hamilton. Il direttore di corsa abituato a trattare più che a imporre, Michael Masi, lo ha ricordato anche l’altro giorno: attenzione perché in caso di colpa grave potremmo anche cancellare tutti i punti conquistati in stagione. Concludere il campionato in tribunale invece che in pista sarebbe un’altra figuraccia planetaria.
Domenica il mondo dello sport avrà occhi solo per il Grande Finale di Abu Dhabi, il rischio figuraccia è davvero altissimo. Una finale del mondiale di calcio si può decidere ai rigori. Un mondiale di Formula 1 non si può assegnare perché uno dei due rivali ha vinto una gara in più se quella gara in più non si è mai corsa. Quell’assurda decisione presa in Belgio rischia di macchiare questo campionato comunque visto che Max ha comunque incassato 5 punti in più di Lewis in quella farsa, gli stessi punti in più che ha totalizzato nelle Sprint Race, la novità di questa stagione. Per evitare polemiche, rimpianti, figuracce la Formula 1 deve sperare in un duello corretto tra due piloti che quest’anno hanno dimostrato di viaggiare su un altro pianeta rispetto alla concorrenza. Hamilton ha buttato fuori Max a Silverstone, Verstappen lo ha ripagato con la stessa moneta a Monza. A Imola, in Brasile e in Arabia Saudita si sono presi a cazzotti senza che nessuno andasse ko.
Hanno commesso i loro errori: Hamilton a Imola quando finì nella ghiaia alla Tosa e poi fu salvato dalla Safety car, in Ungheria quando si ritrovò solo sullo schieramento o a Baku quando alla ripartenza dietro Safety è andato lunghissimo alla staccata; Verstappen a Monza quando avrebbe dovuto esser più paziente, in Qatar quando avrebbe dovuto essere più attento per evitare la penalizzazione in qualifica, in Arabia Saudita quando è andato a muro all’ultima curva gettando la pole. Insomma non sono stati senza macchia, ma in un campionato lungo 23 gare era impossibile pensarlo. Sono stati due fenomeni va riconosciuto.
Max è stato platealmente più scorretto, ma più bravo nelle partenze; Lewis più furbo in certe manovre e più forte mentalmente. Ma in Formula 1 non c’è grande campione che non abbia qualche scheletro nell’armadio. Tutti in un modo o nell’altro hanno cercato di andare oltre i limiti fin dai tempi di Fangio. Solo che ai tempi non c’erano le telecamere di Netflix a sorvegliarli giorno e notte.