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Dietro la vittoria (non ancora certa) di Verstappen

Il Mondiale di Formula 1 delle carte bollate

Giorgio Burreddu

Bisognerebbe interrogarsi se questa F1 abbia davvero bisogno di tutti questi regolamenti, o se - tutelando, com’è ovvio, la sicurezza dei piloti - non si possa lasciare più margine alle decisioni dei protagonisti. Le colpe di Michael Masi e cosa non è andato quest'anno

Sfidando le tortuose vie della filosofia, Mario Balotelli ci fece una t-shirt: “Why always me?”. Perché sempre io? Non arriverà a tanto Michael Masi, direttore di gara della F1, l’uomo rimasto al centro della lotta tra Lewis Hamilton e Max Verstappen fino all’ultima curva, fino all’ultimo respiro, e anche oltre. E però la domanda sulla sua ingombrante presenza resta appiccicata a questo Mondiale delle sorprese anche dopo l’assegnazione del titolo a Mad Max, anche dopo un Gp, quello di Abu Dhabi, tra i più assurdi dell’anno.

Perché sempre tu, caro Masi?

Molti hanno voluto paragonare questa stagione di F1 a un film di Hollywood. Una lunga, debordante sceneggiatura piena di colpi di scena, ribaltamenti, cliffhanger, azioni, incidenti, sorpassi, safety car virtuali e reali, gomme consumate e comunicazioni via radio. Insomma, un bel blockbuster. C’è però la componente burocratica a rivoltare sempre tutto. Non è un fattore secondario. Bisogna interrogarsi se questa F1 abbia davvero bisogno di tutti questi regolamenti, o se - tutelando, com’è ovvio, la sicurezza dei piloti - non si possa lasciare più margine alle decisioni dei protagonisti.

Non ci voleva questo Mondiale per capirlo. Ma è stato ancora chiaro al termine del gran premio negli Emirati Arabi, quando la Mercedes si è presentata (e per ben due volte) a sporgere reclamo. Non tanto contro il successo di Verstappen (tra sportivi c’è sempre rispetto), ma più verso una gestione della gara da parte di Masi. Del direttore di gara ha stilato un ritratto autorevole e convincente il Telegraph, che ha provato a rispondere al chi e non al perché (“Chi è Michael Masi?” è il titolo del pezzo), introducendo una serie di questioni interessanti. “In questa stagione” ha scritto Uche Amako “la sua influenza è stata più importante, a causa delle comunicazioni radiofoniche tra lui e le squadre, aggiungendo spettacolo ma anche portando più controllo”. La stagione è stata costellata da decisioni discutibili, che in qualche modo hanno condizionato l’andamento di questo mondiale. Era successo a Spa, quando dopo 3 ore e mezzo di attesa Masi aveva mandato i piloti in pista per due giri dietro la safety car e dichiarare poi conclusa la corsa solo per assegnare i punti (a metà). O a Jeddah, penultimo appuntamento dell’anno, quando Masi si esibì in una clamorosa trattativa con i team per decidere una serie di posizioni. L’elenco degli esempi sarebbe troppo lungo.

 

E’ stato questo il sub-plot della grande sfida tra Hamilton e Verstappen, tra Mercedes e Red Bull: le scelte delle commissioni, le decisioni da scrivania, le regole stringenti. E che ha reso anche più teso il duello. Nei paddock, ma anche tra i dirigenti delle varie scuderie.

Ha detto bene Fernando Alonso già dopo le qualifiche di Abu Dhabi: “Abbiamo bisogno di un arbitro che ci protegga e al momento non l’abbiamo”. Questo non ha fatto altro che far bruciare l’aria attorno ai protagonisti. Sublimato nei botta e risposta tra i team principal della due case, Toto Wolff di qua, Christian Horner di là.

Tutto cominciò a Baku, quando Horner lanciò la prima accusa alla Mercedes: “Toto? Fossi in lui con quell’ala starei zitto”. Erano accuse per una presunta irregolarità dell’ala posteriore della Red Bull. La risposta di Wolff non fu da meno: “Christian è un pallone gonfiato che vuole essere ripreso dalle telecamere”. Una tensione crescente, aumentata con il passare dei gp. E che ha trovato ad Abu Dhabi, l’ultimo incredibile atto. Prima in pista, ma soprattutto dopo. Con il risultato che la Mercedes dopo il Gp ha intrapreso una battaglia legale feroce. Due proteste, tutte e due respinte, ma su una la Mercedes ha comunicato l’intenzione di appellarsi, e dunque questo campionato non può dirsi definitivamente concluso. Sarà entusiasmante per i burocrati, forse. Ma certo questa corsa a tutta velocità tra regolamenti, articoli e commi non ci lascerà con il fiato sospeso.