La palomita di Poy, il gol più festeggiato della storia del calcio

Ogni 19 dicembre i tifosi del Rosario festeggiano, replicandola, la rete dell'attaccante argentino Aldo Pedro Poy che decise il derby tra Rosario Centrale e Newell's Old Boys valido per l'accesso alla finale del campionato 1971

Fulvio Paglialunga

Ogni anno, lo stesso giorno, Aldo Pedro Poy segna. I tifosi del Rosario Central si abbracciano, lo abbracciano. Cross dalla destra, colpo di testa in tuffo - in volo come una colomba leggera, una palomita – e l'urlo collettivo per un gol che si ripete sempre uguale, un giorno da celebrare come un rito, una ricorrenza quasi religiosa.

Nella metà di Rosario, in Argentina, che tifa Central (l'altra è per il Newell's Old Boys) il 19 dicembre è segnato di rosso da cinquant'anni esatti. Dal 19 dicembre 1971, giorno del Clásico Rosarino: non solo un derby in città, ma l'espressione di una rivalità antica e così accesa da essere disprezzo reciproco sin dagli anni Venti, quando il Newell's propose un'amichevole per raccogliere fondi per una clinica che curava i malati di lebbra e il Central rifiutò. "Canaglie", dissero a quelli del Central, "lebbrosi", urlarono agli uomini del Newell's.  Da allora canallas e leprosos divennero nomi di battaglia, e la sfida tra loro una battaglia vera.

Nel 1971 per la prima volta una delle due squadre di Rosario poteva vincere il campionato argentino. Central e Newell’s si sfidarono in semifinale, ma era come se si stessero giocando il titolo: nessuna partita poteva essere più intensa di quella, nessun avversario più pericoloso dei nemici della porta accanto. A decidere una partita che scivolava verso il nulla fu un attaccante con i baffi vistosi e i capelli svolazzanti: Aldo Pedro Poy, giocatore cresciuto nelle strade di Rosario e promessosi per sempre al Central. A costo di nascondersi, come nel 1969: Angel Tulio Zof, allenatore e leggenda di Rosario all'epoca sulla panchina del Los Andes (squadra della provincia di Buenos Aires) era andato con il presidente a casa sua, per portarlo in squadra e convincerlo a lasciare il Central. Poy voleva restare tra la sua gente e fece dire alla madre che non era in casa. Dopo lei lo raggiunse e fu schietta: "Ho mentito una volta, non lo farò più, ma sappi che torneranno a cercarti", e Aldo Pedro pensò che fosse meglio non farsi trovare. Uscì di casa, incontrò un amico pescatore e si fece portare su un'isola dove vivevano dieci persone, lì vicino. Ci restò il tempo di far fallire la trattativa, poi tornò. Sarebbe diventato un eroe, ma ancora non lo sapeva. Lo capì, appunto, il 19 dicembre del 1971. In un minuto di spavalderia, Poy si avvicinò al fotografo di “El Grafico” e disse "prepara la macchina fotografica, adesso segno". E l'azione fu da seguire davvero: cross di José Jorge González, tuffo di Poy, morbido tra i difensori, leggero come una colombella, colpo di testa e gol, immortalato nella sua eternità e diventato, da subito, la palomita de Poy.

 

Il Rosario vinse il campionato battendo tre giorni dopo il San Lorenzo in finale, ma la storia era già stata scritta nel Clásico più importante. E un'altra storia, contemporaneamente, cominciava a scriversi: tra i tifosi del Rosario Central c'erano dei medici che, anni prima, avevano creato l'Ocal (Organización Canalla Anti Leprosa), quasi una setta di professionisti infervorati per il pallone, tifosi del Central e nemici del Newell's. Decisero che quel gol, quel miracolo in volo realizzato da Poy, doveva essere rivissuto. Così si radunarono un anno dopo, chiamarono Poy, piazzarono una porta improvvisata fuori da un bar e rifecero la scena del gol: il cross (con le mani, "altrimenti passeremmo tre giorni a provarlo", dirà Poy), il tuffo dell'attaccante baffuto, il gol e l'esultanza come se fosse ancora il 19 dicembre 1971. Da allora accade ogni anno, lo stesso giorno - e con questo saranno 50 anni – si celebra il gol più festeggiato della storia. Sempre con una location comunicata all'ultimo momento, qualche centinaio di tifosi e ogni volta un modo diverso per rivivere il gol dei sogni, ma sempre la stessa scena, anche se la palomita che si fa un po' più goffa perché Poy adesso ha 76 anni. Non solo in Argentina, ma in ogni parte del mondo, a Barcellona, a Miami, in Uruguay, in Cile e anche a L'Avana, dove a fare il cross, nel 1997, è stato il figlio di Ernesto Che Guevara, un altro acceso tifoso del Rosario Central.

Quest’anno particolare è iniziato con il Rosario Central che ha stampato la palomita sulla maglia di questa stagione e sta finendo con una moneta parallela, l'Aldopeso, che sarà utilizzata nei negozi come fosse valuta reale (in realtà è un buono sconto). Ora ci sarà il rito collettivo del gol da rifare, chissà dove, e nessuno mostra preoccupazione per il futuro. Perché l'Ocal sta pensando al centenario della palomita, al 2071. Arruolando giovani: quando nasce un nuovo tifoso del Central, l'Ocal lo iscrive ai Misioneros Canallas, e al momento sono 900 i ragazzi che avranno il compito di tramandare il rito. E Poy, nel 2071? Ci sono già le maschere con il suo viso baffuto, qualcuno potrebbe travestirsi. Sempre che non vada a buon fine la missione di uno dei componenti dell'Ocal, a capo – davvero - del dipartimento delle clonazioni: se la scienza lo permetterà, insomma, sono pronti ad avere un altro Poy.

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