Anche i tifosi aspettano il loro Babbo Natale: il calciomercato
Le festività calcistiche inizieranno per davvero il prossimo 3 gennaio con l'apertura del mercato di riparazioni. E i sogni sul prato verde sono molti
Il vescovo di Noto, Antonio Staglianò, ha suscitato scalpore nelle scorse settimane per aver predicato l’ovvio, cioè che Babbo Natale è un’invenzione. Non solo i bambini rifiutano di credergli, ma evidentemente anche i tifosi della Serie A italiana, mentre si approssimano le festività: che nel calcio vengono fatte coincidere con l’apertura del mercato di riparazione, il prossimo 3 gennaio.
Se l’anziano musher lappone non esiste, nemmeno i presidenti munifici però abbondano: famiglie storiche, editori impuri, magnati di provincia, holding cinesi, zii d’America e fondi misteriosi – chi più chi meno con la Finanza alle calcagna per via delle plusvalenze – stanno da tempo ben attenti a non sforare i propositi di bilancio, inventandosi formule creative (controriscatto, chi era costui?) per tenere a bada procuratori sempre più avidi e minacciosi. Ma come il proverbiale calabrone, i tifosi fanno finta di non saperlo e volano lo stesso, anche se solo con la fantasia: al bazar di Natale strepitano per questo o quel gioiello in vetrina, possibilmente nato nei Duemila e dalle uova d’oro. Il che spesso confligge con le reali esigenze tecnico-tattiche dei singoli allenatori, chiamati a dare equilibrio e a godere di scelte più ampie: così, l’Inter capolista, apparentemente senza notevoli falle, cerca di cogliere le opportunità in saldo gettando gli occhi sopra Lorenzo Insigne (in rotta con Napoli) e il tuttofare Nandez, che tenta di alienarsi dalla precarietà del Cagliari. Ma soprattutto deve pensare al dopo Handanovic, a ricostruire la batteria dei centrocampisti di riserva perché Sensi non dà garanzie e Vidal va a corrente alternata. In questo quadro, anche la ventilata partenza di Perišić chiamerebbe a un ulteriore sforzo.
Dall’altra curva di San Siro, i milanisti sognano soprattutto un viaggio a Lourdes che rimetta in sesto i tanti infortunati: se il derby per l’argentino Juliàn Alvarez è palliativo, ben più consistenti le richieste a Santa Claus per un sostituto di Kjaer (difficile arrivare al granata Bremer), per il rimpiazzo di Kessié (tra coppa d’Africa e bizze contrattuali) e la riserva di Theo Hernandez, dal momento che Ballo-Touré non offre garanzie.
Problemi con la massima manifestazione del calcio africano li ha anche il Napoli, che perderà i fondamentali Osimhen, Koulibaly e Anguissa: Aurelio de Laurentiis è orientato soprattutto a valutare un vice-Mario Rui (l’empolese Parisi?) e un nuovo stopper dopo l’addio di Manolas. Piacciono l’ungherese Attila Szalai e il colombiano Mina, ma non sono certo nomi che scaldano i fan.
Parlando di grandi, non è più possibile escludere l’Atalanta dal novero: da mesi ha prenotato Boga, sperando che torni quello delle scorse stagioni, e ancora non sa quando potrà contare di nuovo su Gosens. Urge quindi rimotivare Muriel e Pessina, a Bergamo preferiscono la concretezza ma la buona abitudine fa pensare che succede ora o mai più.
E la Juventus? Il pubblico di bocca buona non può essere soddisfatto dell’andazzo, e alle renne del nord chiede firme di lusso sopra i contratti milionari: Luis Alberto, Tchouaméni, per l’estate Vlahović o Icardi... ma le politiche societarie al momento si accontentano di Martial e di qualche avvicendamento tra i più logori, sperando di ricostruire almeno un’identità plausibile.
A Roma le gradinate fremono per le voci sparate dalle radio: immaginare non costa, spendere invece sì. Mourinho ha già presentato la lista ai Friedkin, ma chissà se almeno uno tra Zakaria e Grillitsch potrà arrivare: più facile ritrovare l’imprescindibile Spinazzola o chiedere Dalot al Manchester United, per le visioni mistiche ci sarà tempo a giugno. Sarri invece ha i suoi grattacapi con i portieri, l’obiettivo è Kepa ma non disdegnerebbe –e con lui la platea biancoceleste- puntelli in difesa e un vice Immobile, al posto dell’improponibile Muriqi.
Se l’ambiziosa Fiorentina ha già messo le mani sull’ala Ikoné del Lilla e pare prenotare João Pedro per il dopo Vlahović, bene farebbe Commisso a tenere d’occhio anche la difesa, pure se i grandi stopper non fanno vendere abbonamenti.
Da metà classifica in giù, altre sono le strenne, e non necessariamente di nuovo conio: a Sassuolo manca un secondo centrale difensivo per il salto di qualità, a Bologna sperano nel vice Arnautovic e nella polpa di centrocampo, Empoli analizza una punta che si accompagni a Pinamonti, mentre il Torino può liberarsi di Belotti. Spesso si tratta di recuperare gli infortunati, come a Verona, o di trattenere i migliori, vedi la Sampdoria; Udine non si pone più il problema di cercare un allenatore, promuovendo Cioffi come aveva fatto con Gotti, e lasciando crescere i giovani più bravi. Lo stesso fa il Venezia per non tremare: fiducia che pare venire meno a La Spezia, dove il gioco non basta se mancano i goal. I tifosi del Genoa sono abituati a soffrire, ma alla gestione americana chiedono solo la salvezza; un allenatore vorrebbero i cagliaritani (forse proprio Semplici), mentre di tutto –come il Bambinello di Betlemme- hanno bisogno gli ultrà della Salernitana, encomiabili per il supporto anche in trasferta nonostante il destino segnato sul campo e in tribunale, e ora pure le sospensioni da Covid. A tutte e tutti coloro che sperano, e presto dovranno fare di necessità virtù, i migliori auguri di pronta disillusione.