I nostri 100 Sport Thinkers del 2021
Cento nomi, tutti da abbracciare. L’anno trionfale dello sport italiano celebrato in 21 momenti e in nomi, volti, libri e storie
Non tutti hanno vinto, ma tutti hanno cambiato qualcosa in questo anno di sport. Per il terzo anno consecutivo Mauro Berruto e Moris Gasparri hanno redatto la classifica dei cento pensatori dello sport, una meravigliosa categoria trasversale che non tiene conto di vittorie o sconfitte, ma di quanto gli atleti sono riusciti a lasciare qualcosa di oltresportivo in tifosi e semplici appassionati.
Ecco i 100 Sport Thinkers del 2021:
1) L’abbraccio vittorioso Jacobs-Tamberi, inno all’incredulità, Italia. Perché, mai come quest’anno, lo sport azzurro ci ha insegnato (...)
2) L’abbraccio vittorioso Sabatini-Caironi-Contrafatto, inno al riscatto, Italia (...) che non basta saper far bene una cosa, ma che soprattutto (…)
3) L’abbraccio vittorioso Mancini-Vialli, inno all’amicizia, Italia (...) bisogna saperla fare quando è difficile.
4) Kjaer che allontana i fotografi durante il malore di Eriksen, atto di umanità, Danimarca. Per aver dimostrato che il primo valore di una squadra è quello di proteggere.
5) Matteo Berrettini in finale a Wimbledon, momento sportivo inedito, Italia. Perché, nel 2019, chiedeva a Federer “Quanto devo per la lezione?” e due anni dopo ha dato il via alla più indimenticabile estate dello sport italiano.
6) La sfilata di Paola Egonu con la bandiera olimpica, testimonianza, Italia. Per aver avuto l’onore di tenere fra le mani la bandiera olimpica, non solo per le sue battaglie civili, ma perché è la pallavolista più forte del mondo, alla faccia di chi non l’ha capito.
7) L’errore di Simone Biles, blackout mentale, Stati Uniti. Per averci ricordato che anche ciò che sembra indistruttibile ha una sua fragilità.
8) La rimonta di Ganna, gesto atletico, Italia. Per la prova di leadership in una disciplina in cui non vinci da solo e dove il tempo viene misurato sul terzo e non sul primo, dosando le sue risorse in modo che i suoi compagni riuscissero a stargli dietro per realizzare, insieme, il risultato.
9) Il recupero di Tortu, gesto atletico, Italia. Per aver svelato il segreto della sua rimonta, dichiarando: “Prima di addormentarmi sento ancora l’urlo di Faustino Desalu dopo avermi passato il testimone”.
10) L’isolamento di Bruno Rosetti, privazione di un sogno, Italia. Per aver visto, a poche ore dalla finale del “4 senza” di canottaggio, sfumare un sogno olimpico durato cinque anni per la positività al Covid-19, per il risarcimento del Cio che la medaglia di bronzo gliel’ha comunque consegnata e perché non sarà mai la stessa cosa.
11) Il gambaletto di Tamberi, oggetto totemico, Italia. Perché la storia del gambaletto di gesso più famoso del mondo, dal luglio 2016 al 1° agosto 2021, si trasforma nel totem di cadute e rinascite.
12) Sonny Colbrelli disteso sull’erba del velodromo di Roubaix, urlo catartico, Italia. Perché quella bicicletta sollevata riassume l’estate sportiva italiana: fatica, fango e gloria, urlando contro il cielo.
13) Il rigore di Jorginho contro la Svizzera, nemesi divina, Italia. Per averci ricordato che tutte le cose, anche quelle più belle, incredibili, indimenticabili, prima o poi finiscono.
14) L’addio di Valentino Rossi, pensionamento sportivo e assunzione eroica, Italia. Perché questo lungo addio chiude l’era del Dottore, l’uomo che insieme ad Alberto Tomba ha definitivamente cambiato il modo di comunicare lo sport (anche se il colpo di genio resta la foto da umarell davanti a un cantiere, il giorno successivo).
15) L’addio di Federica Pellegrini, pensionamento sportivo e assunzione eroica, Italia. Perché quell’ultimo tuffo nella piscina di Riccione, al fianco del Presidente del Coni in camicia, chiude una carriera straordinaria e ne apre un’altra altrettanto luminosa.
16-17) La morte di Mahjabin Hakimi e Zaki Anvari, tragedie umane, Afghanistan. Per essere stata uccisa brutalmente perché aveva giocato a pallavolo senza l’hijab, e per aver trovato la morte, dopo aver difeso i colori della nazionale di calcio U21 afghana, cadendo dal carrello di un aereo militare americano in un disperato tentativo di fuga.
18) L’arrivo in Italia delle donne sportive afghane, calciatrici, cicliste, pallavoliste, esodo sportivo e di vita, Afghanistan-Italia. Per il coraggio di aver affrontato, a rischio della propria vita, l’inferno di Abbey Gate all’aeroporto di Kabul o il superamento di confini di terra e avercela fatta, essere arrivate nel nostro Paese, finalmente libere di potersi scrollare di dosso quella “colpa”, agli occhi della follia talebana, dell’aver voluto fare sport essendo donne..
19) La denuncia di Peng Shuai, atto di coraggio e dignità, Cina. Per il coraggio della sua denuncia di aggressione sessuale da parte del vicepremier del governo cinese e perché, dopo essere sparita dalla scena pubblica per tanti giorni, quella sua richiesta di privacy lascia ancora tutti perplessi.
20) Il braccialetto del Bologna di Patrick Zaki, dichiarazione d’amore, Egitto-Italia. Perché uno esce dopo mesi e mesi di detenzione nelle carceri egiziane e la sua prima foto per il pubblico internazionale è una dichiarazione d’amore per la sua squadra di calcio (con tanti saluti a chi pensa che “sia solo sport”).
21) La ruota di Max Verstappen, finale thrilling, Olanda. Perché, che fosse una questione di ruote, si era capito fin da quella incombente sulla testa di Hamilton a Monza. Finale epico, proprio come nell’Iliade: alla fine i mille protagonisti si scansano e restano, da soli, Achille contro Ettore. All’ultimo duello, all’ultimo giro, all’ultima ruota.
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22-23) Davide Cassani e Carlo Pesenti, ex ct della nazionale maschile di ciclismo – imprenditore, Italia. Per aver capitanato la “squadra” che ha comprato all’asta la bici del Pirata al Tour de France 2000, e per averla successivamente donata al Museo Pantani di Cesenatico nel giorno del compleanno di Marco.
24) Carlotta Gilli, nuotatrice, Italia. Perché, nonostante il suo dominio nel nuoto paralimpico, si ostina a tenere insieme le gare della Federazione Italiana Nuoto con quelle della disciplina nella quale a Tokyo è diventata regina indiscussa.
25) Boris Johnson, primo ministro, Inghilterra. Perché, con il suo intervento politico a difesa del modello calcistico creato dagli antenati del popolo che rappresenta, e utilizzando sapientemente il supporto popolare, è stato il grande vincitore del primo tempo della “partita-Superlega” (a difesa della Superlega calcistica di fatto, la Premier League).
26) Tariq Panja, giornalista, Inghilterra. Per la copertura dettagliata e in tempo reale della “notte della Superlega”.
27) Anna Kiesenhofer, ciclista, Austria. Perché, con una laurea a Cambridge, un PhD in matematica e una docenza al Politecnico di Losanna. ha trovato non solo il tempo di allenarsi per partecipare alla prova in linea delle Olimpiadi, ma di vincerla.
28) Jessica Long, nuotatrice, Stati Uniti. Per lo spot che racconta la sua storia che l’ha portata a vincere 29 medaglie alle Paralimpiadi (di cui 16 d’oro), che ha stregato il pubblico del Superbowl.
29) Salvatore Sirigu, calciatore, Italia. Perché, non potendo contribuire ai successi azzurri con le parate, lo ha fatto con le parole scritte per i suoi compagni.
30-31) Andrea Galardi e Paolo Galardi, gestori alberghieri, Italia. Perché, nell’era dei big data e della match analysis, anche le grigliate estive, di cui questa famiglia a Coverciano nel mese degli Europei ha sapientemente curato la parte logistica, possono essere fondamentali nella costruzione di un grande successo sportivo.
32) Allyson Felix, velocista, Stati Uniti. Perché, con i due podi conquistati a Tokyo 2020, è diventata la donna più medagliata di sempre dell’atletica nella storia delle Olimpiadi.
33) Paola Pigni, in memoriam, mezzofondista, Italia. Perché è esistita un’epoca non troppo remota in cui le donne non potevano partecipare a gare di corsa più lunghe degli 800 metri, e lei è stata una delle pioniere a esplorare nuove frontiere per lo sport femminile.
34) Giannis Antetokounmpo, cestista, Grecia. Perché il suo anello Nba vinto da dominatore è la dimostrazione di due principi che gli avi della sua terra natale, la Grecia, hanno regalato in eredità allo sport: l’amore per la vittoria, filonikía, e l’amore per la fatica necessaria a ottenerla, filoponía.
35-36) Reece James e Mason Mount, calciatori, Inghilterra. Perché, per vincere la Champions League, lavorare e investire nei propri settori giovanili potrebbe non essere un dettaglio di poco conto.
37) Thomas Tuchel, allenatore, Germania. Per la Champions vinta alla guida del Chelsea contro ogni pronostico, va da sé, ma anche per la frase “l’apprendimento eterno è la caratteristica dello sport di alto livello”, pronunciata qualche anno fa in un dialogo assieme al filosofo con cattedra a Stanford Hans Ulrich Gumbrecht, da allora divenuto suo riferimento intellettuale.
38) Riccardo Reynor Romiti, gamer, Italia. Perché, grazie alla sua vittoria nella finale mondiale di Starcraft II agli Intel Extreme Masters, interrompendo una lunga egemonia sudcoreana, abbiamo finalmente un nostro connazionale nel gotha dell’agonismo digitale.
39-42) Yannick Carrasco, Thomas Lemar, Mario Hermoso, Marcos Llorente, calciatori dell’Atletico Madrid, Belgio, Francia, Spagna. Per essersi uniti al culto della Panda 4x4 utilizzando il mitico mezzo nel tragitto casa-allenamento (o, nel caso di Llorente, filmando da un’altra vettura l’impresa per i posteri), sfidando con successo la tempesta di neve abbattutasi lo scorso gennaio su Madrid.
43) Il vicino di casa di Yannick Carrasco, eroe anonimo, Spagna. Per il contributo decisivo fornito all’impresa di cui sopra, attraverso l’idea del prestito del prezioso gioiello.
44) Arturo Vidal, calciatore, Cile. Perché è un’altra dimostrazione di come il culto magico della Panda 4x4 regali gioia e sovrabbondante felicità ai suoi adepti, anche se milionari.
45) Erik Lamela, calciatore, Argentina. Per lo straordinario gol di rabona segnato all’Arsenal lo scorso 14 marzo con la maglia del Tottenham.
46) Marija Banusic, calciatrice, Svezia. Per la rovesciata da urlo segnata lo scorso 20 marzo in Roma-Inter di Serie A femminile.
47) Buster Juul, giocatore di pallamano, Danimarca. Perché ha segnato un rigore con un cucchiaio à la Totti divenuto ipervirale sui social… ma con la mano!
48) Shohei Othani, giocatore di baseball, Giappone. Perché, con le sue incredibili performance con la casacca dei Los Angeles Angels, sta rendendo possibile l’impossibile, ossia eccellere nel baseball sia come battitore sia come lanciatore, ruoli ritenuti incompatibili per oltre un secolo e mezzo.
49) Kevin Costner, attore, Stati Uniti. Perché, nemmeno lui, nel 1989 mentre stava girando L’uomo dei sogni, avrebbe creduto che in mezzo ai campi di mais dell’Iowa un giorno si sarebbe davvero disputata una partita ufficiale della Major League Baseball.
50) Tim Anderson, giocatore di baseball, Stati Uniti. Perché, neanche lui, avrebbe mai immaginato di realizzare un homerun decisivo per la vittoria dei suoi White Sox spedendo la palla… in mezzo a un campo di mais. E invece lo scorso 12 agosto è successo davvero.
51) Roberto Riccardi, colonnello dell’Arma e scrittore, Italia. Per il libro Un cuore da campione, che ha fatto conoscere al pubblico italiano la storia di Ludwig Guttmann, il padre fondatore dello sport paralimpico.
52-53) Yuto Horigome e Momiji Nishiya, skateboarder, Giappone. Perché, dopo gli eclatanti trionfi olimpici in questa nuova disciplina, per vedere le prossime fioriture primaverili degli alberi di ciliegio nei parchi i giapponesi si sposteranno… con lo skateboard!
54) Sian Beilock, scienziata cognitiva e psicologa, Stati Uniti. Perché, il caso Biles, è l’occasione per rileggere il suo fondamentale libro, Choke, dedicato all’analisi dei meccanismi psicologici che spiegano i fallimenti prestazionali dei grandi atleti.
55-56) Karsten Warholm e Jakob Ingebrigtsen, atleti, Norvegia. Perché, le loro imprese sportive nell’atletica leggera ai Giochi di Tokyo 2020, con un sensazionale record del mondo sui 400hs e una vittoria nei 1.500, fanno scomodare il confronto con le divinità della mitologia nordica.
57) Sandro Modeo, giornalista e scrittore, Italia. Per la sua formidabile analisi Un’Olimpiade diversa da tutte le altre (pubblicata da L’ultimo uomo), soprattutto la parte sulle divinità di cui sopra.
58) Andrea Bassani, manager, Italia. Perché, lo scorso gennaio, si è celebrato il quarantennale del viaggio che portò per la prima volta in Italia i nastri di una partita tra Boston Celtics e Los Angeles Lakers, storico avvio dell’espansione televisiva globale della lega americana… e i nastri erano nella sua valigia.
59) Marco Bogarelli, in memoriam, manager, Italia. Perché, assieme al fratello Bruno, fu la mente strategica di quel viaggio.
60) Simone Salvador, giornalista, Italia. Per il suo libro Decoder sulla storia dei diritti televisivi dello sport italiano, lettura fondamentale nell’anno della rivoluzione digitale della Serie A.
61-62) Wout van Aert e Mathieu van der Poel, ciclisti, Belgio-Olanda. Perché il loro epico duello sulla spiaggia di Ostenda ai Mondiali di ciclocross, con il mugghiante Mare del Nord a fare da sfondo, è stato una trasfigurazione pittorica e cinematografica dell’agonismo così bella da sembrare irreale.
63) Marten van de Veelde, fotografo, Belgio. Perché, a rendere ancora più unica la gara maschile dei Mondiali di ciclocross, c’è stata anche l’immagine misteriosa (e inizialmente “mostruosa”) di questo fotografo mimetizzato in muta da sub tra le onde, desideroso di fotografare da una prospettiva inedita l’epico duello di cui sopra.
64) Daniela Simonetti, giornalista, Italia. Per il coraggioso e documentato libro Impunità di gregge sugli abusi sessuali e le violenze nei confronti delle atlete nel mondo dello sport italiano.
65) @Gietitaloan, profilo Twitter, Olanda. Perché, ogni giorno, scandisce l’attesa messianica per l’Elfedenstocht, la mitica corsa di pattinaggio sui canali ghiacciati delle città della Frisia che, per ragioni climatiche, non si disputa dal 1997 (e che a febbraio sembrava sul punto di potersi nuovamente disputare, ma il Covid-19 avrebbe bloccato tutto… beffa evitata!)
66) Enrico Obletter, in memoriam, allenatore, Italia. Perché, purtroppo, non è riuscito a prendere il volo per Tokyo assieme alle sue ragazze della nazionale italiana di softball.
67-68) Federica Cesarini e Valentina Rodini, canottiere, Italia. Per la loro storica medaglia d’oro nel doppio pesi leggeri, che rappresenta per il canottaggio italiano una declinazione olimpica del concetto letterario di primavoltità (e, per essere meno aulici e più prosaici, anche per lo sfogo post-olimpico sulle mancate attenzioni da parte degli sponsor).
69) Gianmario Bonzi, giornalista, Italia. Per il suo Giochi di gloria, vera Bibbia del sapere olimpico.
70) Denis Godeas, ex calciatore, Italia. Per il ritiro dall’agonismo dopo aver segnato in tutte e dieci le categorie del calcio italiano.
71) Marcello Diomedi, in memoriam, ex calciatore, Italia. Perché, lo scorso aprile, se n’è andato un altro calciatore capace nella sua carriera di segnare in tutte le categorie.
72) Stefano Massari, mental coach, Italia. Per aver dichiarato di assistere Matteo Berrettini anche con un percorso di allenamento del suo desiderio di conoscenza, attraverso libri e letture.
73) Kimi Raikkonen, ex pilota di Formula 1, Finlandia. Perché è stato l’ultimo campione del mondo della Ferrari, e, adesso che si è ritirato, allontana ancora di più quello che è solo un ricordo.
74) Massimo Bottura, chef, Italia. Per aver ridato nuova vita al ristorante-rifugio del Drake a Maranello.
75) Gyda Westvold Hansen, saltatrice con gli sci, Norvegia. Perché, ai Mondiali di Oberstdorf, ha conquistato la prima medaglia d’oro nella disciplina olimpica che per ultima aveva mantenuto il divieto alla partecipazione femminile, la combinata nordica.
76) Joseph Deen, gamer, Stati Uniti. Perché è diventato un gamer professionista alla veneranda età di... 8 anni!
77) Oksana Chusovitina, ginnasta, Uzbekistan. Perché, gareggiando a Tokyo 2020, ha stabilito il record di otto partecipazioni olimpiche consecutive, alla veneranda età di… 46 anni!
78) Julia Hawkins, atleta della longevità, Stati Uniti. Perché è diventata una “recordwoman” dei 100 metri alla veneranda età di..105 anni!
79) Antoine Griezmann, calciatore, Francia. Perché la vittoria nella Coppa del Mondo del 2018 è nulla in confronto all’impresa “astrologica” di aver messo al mondo tre figli tutti nati, in anni diversi, l’8 aprile, l’ultimo proprio nel 2021.
80) John Murtough, direttore sportivo, Inghilterra. Perché è il primo direttore sportivo nella pluricentenaria storia del Manchester United.
81) Andrea Mari detto Brio, in memoriam, fantino, Italia. Perché, lo scorso maggio, ci ha lasciato uno degli “assassini” più amati e vincenti del Palio di Siena.
82) Antonio La Torre, dt della nazionale italiana di atletica leggera, Italia. Per il ruolo-chiave nella resurrezione dell’atletica italiana dopo quindici anni di triste declino.
83) Roberto Baglivo, allenatore, Italia. Per aver creato con la sua palestra “New Marzial” un nuovo distretto azzurro delle medaglie olimpiche, a Mesagne in provincia di Brindisi, nel taekwondo.
84) Marco Villa, ct della nazionale maschile di ciclismo su pista, Italia. Per il ruolo-chiave nei successi azzurri del ciclismo su pista (senza poter a lungo disporre di un velodromo coperto agibile).
85) Josh Cavallo, calciatore, Australia.Perché rompe un tabù che il calcio dei maschi difende in uno modo così antistorico che fa quasi tenerezza, dichiarando la propria omosessualità. Next, please?
86) Fausto Gresini, in memoriam, ex motociclista e manager, Italia. Perché, dopo una carriera da pilota vincente e da dirigente scopritore di talenti, ci ha lasciati uno dei volti più rappresentativi della Romagna terra di motori.
87-88) Ilaria Orlando e Matilde Emiliani, presidente e vicepresidente del Centro Storico Lebowski, Italia. Perché sarebbe troppo facile nominare il Lebowski per il colpo Borja Valero, e allora lo facciamo anche per gli importanti progetti di educazione polisportiva dei bambini della propria scuola-calcio, ideati per contrastare la specializzazione precoce e l’abbandono giovanile della pratica sportiva.
89) Massimo Antonelli, allenatore di basket, Italia. Per la battaglia civile condotta con la sua società Tam Tam per permettere ai ragazzi stranieri nati in Italia che vivono a Castel Volturno di giocare nel campionato di basket U17 regionale, che si è positivamente sbloccata grazie all’interessamento diretto di Mario Draghi.
90) Enes Kanter Freedom, cestista, Stati Uniti. Per il suo impegno senza sosta per i diritti umani e civili, contro Erdogan, contro Xi Jinping, contro Maduro, usando il megafono di atleta Nba con i Boston Celtics, e per aver abbandonato la condizione di apolide diventando cittadino americano con un nuovo cognome: Freedom.
91) Nico Mannion, cestista, Italia. Perché ha preferito un ruolo da possibile protagonista in Italia a uno da comprimario in Nba, e per le magie regalateci nella grande notte di Belgrado.
92-93) Alessandra De Stefano e Sara Simeoni, giornalista – campionessa, Italia. Per la magnifica e profonda leggerezza del Circolo degli Anelli.
94) Andrea Poffe, in memoriam, imprenditore, Italia. Perché, il suo sogno di esportare in altre città italiane la sua visionaria palestra milanese Zerogravity, interrotto dalla sua morte nel maggio 2020, è ora diventato realtà, con l’apertura nello scorso novembre della palestra romana.
95) Andrea Papa, commercialista, Italia. Perché, dietro all’incredibile successo planetario di Jacobs, c’è un segreto: una pista di 90 metri privata, costruita nel suo giardino dal vicino commercialista a Desenzano del Garda, sulla quale si è potuto allenare nei giorni del lockdown.
96-97) Gabriele Minì e Andrea Kimi Antonelli, piloti, Italia. Perché, nell’anno del licenziamento di Antonio Giovinazzi, l’Italia si trova senza pilota in Formula 1: niente paura, segnatevi questi due nomi, sono loro il futuro.
98) Astutillo Malgioglio, ex calciatore, Italia. Per una vita da numero 1, dedicata al calcio e a chi soffre (non solo dopo la carriera, ma anche durante) e perché essere diventato Cavaliere della Repubblica è il più bel risarcimento nei confronti di chi, quando giocava, lo prese in giro anche per il suo impegno sociale.
99) Mike Wallace, europarlamentare, Irlanda. Perché, questo europarlamentare irlandese, l’ha fatto di nuovo. Nel giorno di San Patrizio si è presentato in aula con la maglia del Toro, dicendo “gli irlandesi amano sempre chi parte sfavorito”.
100) Gian Piero Galeazzi, in memoriam, giornalista, Italia. Perché il suo “Andiamo a vincere” per celebrare il trionfo degli Abbagnale a Seul 1988 resterà per sempre nella nostra memoria, come per gli argentini il “barrilete cosmico” di Victor Hugo Morales per il gol del secolo di Maradona.
*Fuori classifica) Gianni Mura, in memoriam, giornalista, Italia. Perché, questo elenco di cento nomi, è l’umile e infedele continuazione di una sua grande idea.