tennis e vaccini
Novak il cattivo e lo scambio di colpi proibiti più bello di sempre
L’arrogante, il più forte. Che forse ha torto. Ma, in confronto all’Australia, ha molta ragione
Qual è la ragione per cui sei in Australia? “Sono un tennista professionista, e sono qui per giocare gli Australian Open”. Comincia il 6 gennaio a mezzanotte e 21 minuti e termina dopo le sei del mattino l’interrogatorio che gli agenti di frontiera hanno fatto a Novak Djokovic la notte in cui il numero uno al mondo è arrivato a Melbourne. Sei ore in cui il giocatore ha fornito agli agenti il visto concesso dal ministero dell’Interno australiano il 18 novembre scorso, il test di positività al Covid-19 del 16 dicembre e quello successivo di negatività il 22 dicembre, l’esenzione medica firmata tennis Australia del 30 dicembre, la dichiarazione, sempre firmata dal ministero, in cui si certifica che il giocatore serbo soddisfa i requisiti per poter entrare in Australia. La documentazione, però, com’è noto, non basta. A Djokovic viene cancellato il visto e il serbo, campione in carica agli Open, viene accompagnato al Park Hotel, una struttura in cui le autorità australiane portano rifugiati e richiedenti asilo e, stando a quanto ha raccontato Mehdi Ali al Guardian, gli ospiti dormono la maggior parte del tempo perché non hanno altro da fare.
Le regole sono regole, il primo ministro Scott Morrison alza il tiro dicendo che Djokovic verrà rispedito al mittente nel caso in cui non abbia rispettato le regole, e con questo si guadagna l’applauso di un popolo sfinito da Covid e lockdown. Viene però da rispondere: chi non ha rispettato le regole nel territorio australiano e sotto le leggi australiane? “Cos’altro avrebbe dovuto fare quest’uomo per entrare nel paese?”. Anthony Kelly dopo giorni di attesa, di manifestazioni e frasi sconsiderate della famiglia Djokovic, è il primo a sollevare la questione, accettando il ricorso del giocatore e dichiarando irragionevole la cancellazione del visto. Novak Djokovic l’arrogante, l’intruso, la macchina da guerra che fa il simpatico ma non lo è, l’uomo che annullando due match point a Wimbledon 2019 ha cancellato definitivamente i sogni di gloria del più amato, Federer, e la sua esperienza religiosa ritrovata.
Novak Djokovic il cattivo dentro, quello che a inizio carriera pur di non perdere si ritirava, chiamava i medical time out per prendere tempo, l’antisportivo che fa finta di esserlo, quello che tira le palline addosso ai giudici di linea, che litiga con la moglie via social, la tradisce, si fa fuorviare dai santoni, è scettico sul vaccino, anzi, è proprio No vax, non rispetta le regole, in piena pandemia organizza un torneo di tennis aperto al pubblico, con feste e assembramenti in sfregio al Covid e infatti si ammala e chiede scusa, ma quando può non si vaccina.
E soprattutto Novak Djokovic, l’uomo che ha decretato la fine di una delle più belle rivalità sportive di sempre, quella tra Federer e Nadal. Tutto vero ma non basta, Djokovic non piace ma non è un motivo sufficiente per rinchiuderlo a Prison Park. Il Djokovic privato (lo scettico, il No vax, l’insopportabile, l’irresponsabile, sempre senza mascherina agli eventi pubblici, il figlio che non viene aiutato dai genitori che lo paragonano a Gesù e decidono di interrompere una conferenza stampa in seguito a una domanda scomoda e legittima) non può avere la meglio sul Djokovic pubblico, quello dell’aeroporto di Tullamarine, quello che ha risposto alle domande, fornito ciò che gli è stato chiesto e che alla polizia ha detto: “Non so che cosa fare alle 4 del mattino, se mi permetti di accendere il telefono posso chiamare il mio agente, questa è l’unica cosa che posso fare in questo momento, non ho nient’altro da offrirti”. Il Djokovic privato, positivo e senza mascherina a un evento pubblico, merita indignazione, ma la legge è un’altra cosa.
Il ministro dell’Immigrazione ha ancora il potere di espellere Djokovic e cancellargli il visto per 3 anni. In attesa di capire che cosa deciderà l’Australia, il campione in carica appena è stato rilasciato è corso ad allenarsi. L’intenzione è quella di difendere il titolo, e di portarsi a quota 21 slam, superando una volta per tutte Federer e Nadal. Novak Djokovic l’antipatico, il numero uno al mondo fino a prova contraria. Il giocatore a cui il tennis impone di prendere una decisione, quella di vaccinarsi, se vuole continuare a essere il migliore.